22 Settembre 2015, 20:47
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PALERMO – Dalle poste ai posti di comando. Quella di Mariella Lo Bello è una storia di grandi e vorticosi spostamenti. Soprattutto negli ultimi tre anni. Da quando, cioè, ha voluto mettere il proprio “timbro” sul foglio ormai logoro e scarabocchiato della rivoluzione di Rosario Crocetta.
Agrigentina, ex dipendente delle poste italiane, non sono in tanti a ricordarla dietro lo sportello. Lei, infatti, ha sempre preferito il sindacato. La Cgil, per l’esattezza. Un’esperienza sbandierata puntualmente, di fronte a questa o quella “vertenza” da affrontare. “Io sono una sindacalista, anche quando faccio l’assessore”.
A dire il vero, insieme al sindacato, la fedelissima del governatore, ha sempre amato la politica. Ma i risultati non è che l’abbiano premiata. È il maggio del 2012, infatti, quando decide di “spendersi” per la propria città. Per spazzare via, dirà in un’intervista, “l’inverno gelido” che aveva avvolto Agrigento. Per sciogliere il ghiaccio giurgintano, la pasionaria Mariella punterà su una coalizione della quale, oltre al Pd, farà parte anche l’Api di Rutelli, Futuro e libertà di Fini, e addirittura l’Mpa di Raffaele Lombardo. Non basterà. Perché Mariella Lo Bello in quell’occasione straperderà le elezioni, non riuscendo nemmeno ad approdare al ballottaggio. Poco male. Un paio di mesi ed ecco che Mariella “scarica” il partito di Lombardo (e anche gli altri) e si accorge che è il momento di sposare la rivoluzione “anti-Lombardo”. Fulminata sulla statale 115 dalla rivoluzione crocettiana.
E lì, la ex “postina-sindacalista” che fallì la corsa a prima cittadina, si ritrova, quasi per magia, assessore al Territorio e ambiente. Un assessorato niente male, a pensarci, visto che è quello in cui ad esempio si concedono le autorizzazioni utili ad alzare un muretto come ad aprire una discarica. Ed è proprio lì che Mariella darà il suo meglio, assumendo i toni allo stesso tempo accigliati e istrionici del suo mentore Crocetta, e puntando il dito contro gli scandali: da un presunto viaggio in Canada del presidente del Parco delle Madonie Angelo Pizzuto, a quello del funzionario Gianfranco Cannova che avrebbe favorito, grazie alle mazzette, il rilascio di alcune autorizzazioni.
Dura, durissima Mariella. Nonostante l’aspetto rassicurante da massaia, da zia dispensatrice di buoni consigli. Da “tata”, quasi, per il disordinato, vulcanico governatore. In quei giorni, l’assessore “acqua e sapone” si trova circondata da artistoni e scienzati, o da giovani assessore su cui presto verranno puntati riflettori e obiettivi. Alla fine, però, Battiato e Zichichi, ma anche Scilabra e Vancheri lasceranno il governo. Lei, invece, è ancora lì. In un modo o nell’altro.
Perché se c’è una cosa che si deve riconoscere a Mariella Lo Bello è la costanza, la tenacia, la capacità di far passare la piena, fingendosi giunco, a differenza di chi, credendosi fusto, ha finito per essere trascinato via. Ci provarono già nei primi mesi della legislatura. L’allora segretario del Pd Giuseppe Lupo chiese agli assessori democratici di “uscire dal governo”, durante una direzione regionale molto tesa. E se davi un’occhiata in giro, quegli assessori un po’ scossi erano. A cominciare da Nelli Scilabra, che in quei minuti cercava consiglio in Beppe Lumia. Mariella Lo Bello a un certo punto disse: “Parlo io”. E salì. Il “succo” del discorso: “Io sono più Pd di voi”. Della serie, se voglio andarmene dalla giunta, me ne vado da me. E infatti rimase, insieme agli altri. E nel frattempo persino quel Giuseppe Lupo ha finito per portare al suo fianco in giunta i suoi assessori. Lei, che è ancora lì. Nonostante tutto. Nonostante un rimpasto che la buttò fuori dalla giunta all’ultimo momento. Un colpo di penna “salvò” Mariarita Sgarlata e sacrificò lei. Pare per ragioni di “geopolitica” che affondavano nel Siracusano.
Poco male. Mariella decide per qualche mese di dedicarsi alla famiglia. Quella “politica”, ovviamente. Perché le stanze dei bottoni non le lascerà mai, concentrandosi sul ruolo di “governante del governatore”. Diventerà infatti la segretaria particolare di Crocetta, in quegli uffici di gabinetto del presidente che hanno visto passare più gente di quella transitata da Punta Raisi. La pazienza, di Mariella. La furbizia di chi ha fatto la gavetta, di chi ha perso e si è risollevata, l’ha spinta ad attendere.
E il premio arriverà. Nuovo rimpasto, nuova corsa ovviamente. Via Nelli Scilabra, la “favorita” del governatore. E Crocetta che fa? “Alla Formazione decido io chi piazzare”. E voilà, ecco Mariella. Che nel frattempo, a differenza di Nelli, è stata più abile a mantenere rapporti quantomeno sopportabili con le vere signore della burocrazia e della Formazione siciliana: Patrizia Monterosso e Anna Rosa Corsello. Rieccola, Mariella, l’alter ego del governatore che la sceglie come vice. Che la sceglie per tutto. Per colmare qualsiasi falla nella giunta. Eccola, la postina sindacalista che si occupò di ambiente, Formazione e dell’agenda di Crocetta, buona anche per l’interim alle attività produttive. Quattro incarichi diversi in meno di tre anni. Mariella c’è e dice signorsì. Mariella non tradisce, come la pizza preparata in casa, che vuoi o non vuoi, un po’ riporta alla mente. Sì, lei è la certezza del governatore. Ed è pronta a farsi in quattro. Anche a passare da un ufficio all’altro. Manco fosse un pacco postale.
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22 Settembre 2015, 20:47