22 Dicembre 2022, 11:52
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Il documento protocollato al numero 4692 dello scorso 16 dicembre è solo l’ultimo atto del processo di liquidazione delle società partecipate dalla Regione siciliana che dura da oltre 20 anni. Fuori dalle carte bollate si tratta dell’annuale ricognizione da parte dell’amministrazione regionale sull’avanzamento di questo processo. Una premessa per comprendere quanto è lunga questa storia: la relazione avrebbe dovuto essere consegnata il 30 giugno scorso è stata presentata con sei mesi di ritardo. Il perché è spiegato tra le pagine dello stesso documento: “l’attività dell’Ufficio è stata ostacolata dalla carenza del personale”. L’ufficio speciale per le liquidazioni, nato da una legge del 2016, adesso è guidato da Aurelio Scavone che si è insediato ad aprile dopo il trasferimento della precedente dirigente all’assessorato alla famiglia. Dal 2019 l’ufficio chiede una migliore articolazione, ma finora nulla si è visto. E questo ritarda la chiusura dei processi di liquidazione di società e partecipate. Un processo “senza fine”.
Potrebbe sembrare di scorrere il catalogo di Don Giovanni di Mozart, ma invece sono solo le società in liquidazione. Alcune sconosciute alle cronache, altre dimenticate. Ma coprono tutti i settori produttivi: dai servizi finanziari, passando al risparmio gestito fino alle miniere. Non si è fatta mancare nulla la Regione imprenditrice nel corso di questi anni. Queste le società trattate nel documento: Biosphera S.p.a. in liquidazione (53,12% delle azioni in mano alla Regione); Inforac in liquidazione (100%); Terme di Acireale e Terme di Sciacca entrambe in liquidazione e partecipate al 100% dalla Regione; Sicilia Patrimonio immobiliare, in liquidazione (73%); Mediterranea Holding di Navigazione (30,33% esercitato diritto di recesso nel 2015 ma ancora da stabilire quanto ammonta la quota azionaria); Stretto di Messina Spa in liquidazione (2,58%); Cape Regione siciliana Sgr in liquidazione (49%) e cancellata dal registro delle imprese il 10 settembre 2021. Ed ancora le aziende autonome delle Terme di Sciacca e Acireale; l’agenzia regionale per le erogazioni in Agricoltura (Arsea); Ente sviluppo e promozione industriale (Espi); Ente Minerario Siciliano (Ems) Consorzi Asi delle provincie di Catania, Enna, Siracusa, Ragusa, Calatino di Caltagirone, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Gela; Consorzi di popolamento ittico in liquidazione; Aziende autonome di soggiorno e turismo di Acireale, Agrigento, Caltagirone, Capo D’Orlando, Catania e Acicastello, Cefalù, Enna, Erice, Gela, Giardini Naxos, Isole Eolie, Messina, Milazzo, Nicolosi, Palermo e Monreale, Patti e Tindari, Piazza Armerina, Sciacca, Siracusa, Taormina; Ente Acquedotti siciliani. Ed inoltre ulteriori competenze in capo all’ufficio riguardano anche la gestione liquidatoria degli Ato rifiuti e Multiservizi Spa.
Tra bilanci non approvati e società in perdita, come nel caso delle terme di Acireale che riporta una perdita d’esercizio pari a 303 mila euro che aggiunta a quelle sofferte negli esercizi precedenti e agli ulteriori adeguamenti dei valori dei conti porta ad un patrimonio netto negativo per 2,7 milioni di euro e contenziosi infiniti che non permettono ai liquidatori “di formulare ipotesi di liquidazione” (sempre Acireale), a leggere le 38 pagine della relazione c’è da perdersi. Ci sono le Terme di Sciacca che vogliono vendere alla Regione due immobili privi, però, di impianto fognario “per cui non sembra sia percorribile l’ipotesi di acquisto da parte della Regione a meno di diverso avviso da parte dei Dipartimenti competenti”, scrive Scavone nella relazione. Insomma, si cerca di rifilare “un pacco” alla amministrazione. A Sciacca poi, “preoccupazione particolare desta lo stato dei beni del complesso termale a seguito della prolungata inattività”. Su Patrimonio Immobiliare ballano 10 milioni di euro. Dopo una prima trattativa per chiudere la società in bonis rinunciando ad un contenzioso della Regione a favore del socio privato, stoppata da alcuni pareri dell’avvocatura distrettuale dello Stato, il liquidatore ha proposto di cedere alla Regione il 75% del potenziale credito derivante dal contenzioso (stimato in circa 10 milioni) e al socio privato PSP il restante 25% ( effettuando così una cessione proporzionale al valore della partecipazione di ogni socio). E’ stato richiesto un parere all’avvocatura dello Stato e, in attesa di questo, l’assemblea convocata per dicembre è stata rinviata a data da destinarsi. Sulla Stretto di Messina “la chiusura della procedura di liquidazione è condizionata dalla durata e dall’esito del complesso ed articolato contenzioso (con Eurolink per la mancata realizzazione del Ponte ndr), ad oggi non prevedibile”.
Sono i contenziosi, a volte singole cause di lavoro, che non permettono la definizioni delle liquidazione di altri enti come l’Arsea, dove l’ex direttore chiede il pagamento di 2,2 milioni di euro per il lavoro svolto ma la Regione stessa ammette il contratto di lavoro “non era stato regolarmente vistato e registrato dalla coesistente Ragioneria”. La soluzione si attende tra sezioni del lavoro delle corti di Appello dei tribunali siciliani. Anche la liquidazione di Espi è appesa ad un contenzioso il cui giudizio è stato rinviato a Febbraio 2023. Per liquidare le Asi della Sicilia occidentale e orientale serve approvare ancora 77 bilanci (tra il 2015 e il 2020) ma la Regione fatica a trovare i commissari straordinari per il collegio dei revisori dei conti con 22 professionisti (su 33 nominati dall’assessorato all’economia) che si sono dimessi.
Insomma, per chiudere ancora in musica: “Senza fine, tu trascini la nostra vita”.
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22 Dicembre 2022, 11:52