Dall'Eas all'Arsea: | caccia agli enti inutili - Live Sicilia

Dall’Eas all’Arsea: | caccia agli enti inutili

La voragine. Nella legge di stabilità il governo ha previsto un piano di riordino dei tanti enti regionali. Entro l'autunno bisognerà decidere quali chiudere. Intanto, continuano a costare milioni di euro per il personale, gli affitti e i compensi di liquidatori, amministratori e sovrintendenti.

Finanziaria e tagli
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PALERMO – Una voragine da almeno cento milioni di euro l’anno. Creata da enti in qualche caso sconosciuti alla maggior parte dei siciliani. Nascosti, quasi, tra le pieghe di una amministrazione enorme, infinita. Tra gli “enti regionali vigilati”, oltre ad alcuni “giganti” come l’Eas o i teatri dell’Isola, ecco spuntare anche enti meno “noti” come la Stazioni consorziale sperimentale di granicoltura o quelli per il “ripopolamento ittico dei Peloritani ionici”. Molti di questi, presto, non ci saranno più.

Almeno nelle intenzioni del governo, che ha deciso di dare una bella “sforbiciata” a questo elenco lungo e variegato. Ma lo farà con calma. Nella finanziaria che è appena approdata a Sala d’Ercole, infatti, il presidente Crocetta e l’assessore all’Economia Baccei hanno previsto un “piano di riordino” degli enti regionali. Che non fissa, però, già adesso, quali enti dovranno essere chiusi.

Stando alla legge di stabilità regionale, dall’entrata in vigore della manovra, infatti, ciascun assessore avrà 90 giorni di tempo per individuare quali enti regionali andranno sciolti, mantenuti o accorpati. Entro 120 giorni dovrà arrivare anche l’ok del presidente della Regione. Quattro mesi, entro i quali bisognerà capire come e quanto risparmiare. E i margini, in effetti, ci sono tutti. Anche se i tagli rischiano di essere in qualche caso dolorosi.

Di certo c’è che quell’insieme di enti, oggi, costa ai siciliani una cifra che oscilla attorno ai 100 milioni di euro l’anno. Tra spese per il personale, affitti, costi di gestione e gettoni destinati a liquidatori, amministratori e sovrintendenti. Numeri non ancora “ufficiali”, ma verosimili. Che troveranno posto nelle relazioni tecniche che ciascun assessore dovrà stilare, per fornire una stima sui possibili risparmi in bilancio. Ma quali sono questi enti?

Come detto, ecco alcuni giganti. L’Eas, ad esempio, è in liquidazione ormai dal 2004. Al liquidatore Dario Bonanno è assicurato un compenso annuo lordo da 40 mila euro, mentre gli amministratori costano altri 37 mila euro annui. Briciole, ovviamente, rispetto alla spesa complessiva per tenere in piedi l’ente “liquidato”: tra i 12 e i 18 milioni annui. L’Eas, da quando è stato messo in liquidazione è costato ai siciliani più di 150 milioni di euro. Altre liquidazioni infinite quelle che riguardano gli enti economici regionali Azasi, Espi e Ems. Dopo sedici anni, le società sono ancora lì. Insieme al liquidatore Rosalba Alessi. E al suo compenso lordo da oltre trentamila euro l’anno ai quali si aggiungono i circa 16 mila euro degli organi interni. Solo la liquidazione di questi tre enti è costata finora almeno mezzo milione di euro. Nell’ultima Finanziaria il governo ha previsto uno stanziamento di quasi 8 milioni di euro.

Il “carrozzone” dell’Esa invece anche stavolta rimarrà miracolosamente in piedi. Anzi, l’ente di sviluppo agricola finirà per inglobare, stando all’ultimo testo della Finanziaria, anche l’istituto di incremento ippico di Catania e l’istituto zootecnico. L’ente è guidato dal commissario Francesco Calanna al quale il governatore rinnova di mese in mese il contratto. L’amministratore in passato è stato anche un militante del Megafono, il movimento fondato da Rosario Crocetta. L’Esa oggi costa ai siciliani circa 14 milioni, mentre gli altri due enti più piccoli sfiorano i 4 milioni di euro.

Al Ciapi di Priolo, diventato l’ente centrale del mondo della Formazione, il governo ha persino aumentato lo stanziamento in questa Finanziaria di tagli. Sfiorerà i due milioni e mezzo. Solo una piccola parte (32 mila euro annui) andranno al presidente del Cda Egidio Ortisi. Altro capitolo “pesante” è rappresentato dai Teatri siciliani. Alcuni di loro sono enti pubblici, altri privati. Comunque sotto la vigilanza della Regione. Un “peso” complessivo sul bilancio regionale di circa 37 milioni di euro. In parte utile a garantire prestigiosi stipendi ai Soprintendenti, come i cento mila euro annui assicurati fino all’ottobre scorso all’ex sovrintendente del “Bellini” di Catania, Rita Cinquegrana. La metà di quanto viene garantito tutt’ora, stando anche al sito ufficiale della Regione siciliana, al direttore generale dell’Arpa: a Francesco Licata di Baucina va un compenso lordo superiore ai 200 mila euro. All’Agenzia per la protezione ambientale, invece, uno stanziamento annuo di circa 11 milioni di euro. E a proposito di natura, ecco anche gli enti parco siciliani, per i quali il governo ha stanziato complessivamente 14 milioni di euro. Dovrebbe finalmente scomparire, invece, l’Arsea. Un ente certamente inutile, visto che dal 2006 è servito solo per stanziare indennità ai direttori generali, pagare affitti in edifici vuoti. Per l’ultimo amministratore, Claudio Raciti, in passato assai vicino a Lombardo, un compenso lordo di quasi cento mila euro annui.

Ma non finisce qui. La famiglia degli enti nutriti da Mamma Regione è davvero infinita. Tra questi, ad esempio, ecco spuntare gli Istituti autonomi case popolari* che il governo avrebbe voluto già accorpare in un unica Agenzia: ma l’articolo è stato stralciato dall’Ars. Solo per i compensi dei commissari, la Regione spende circa mezzo milione di euro l’anno. Mentre 120 mila euro vanno via per il cda del Consorzio autostrade siciliano, recentemente investito da scandali giudiziari. Ma questi enti sono davvero ovunque. Gli enti per il ripopolamento ittico (una dozzina) si occupano di garantire la pescosità dei nostri mari, dal Golfo di Castellamare alle Eolie: altri 225 mila euro per garantire solo il commissariamento. Il doppio di quanto costa la “Stazione consortile sperimentale di granicoltura”: 130 mila euro anche quest’anno. Entro l’autunno la Regione dovrà decidere se, tra gli enti da “mietere” ci sarà anche quello del grano.

* Riceviamo e pubblichiamo la precisazione di Maurizio Campisi, direttore dello Iacp di Enna:

In riferimento all’articolo Live Sicilia del 15 c.m.”Dall’Eas all’Arsea….”nella qualità di Direttore dell’I.A.C.P. di Enna, le chiedo con cortese urgenza volere rettificare quanto scritto in merito agli II.AA.CC.PP. in particolare correggendo e chiarendo che gli IACP non “sono enti nutriti da Mamma Regione” in quanto dalla stessa non ricevono alcun finanziamento né per il personale né per gli Amministratori (Commissario e ben cinque Sindaci Revisori) che nonostante siano nominati (questo sì) dalla Regione vengono pagati dagli stessi iacp che si sostengono esclusivamente con la gestione autonoma. Si precisa, altresì, che ai dipendenti di tali Enti non si applica il contratto di lavoro dei regionali ma quello dei dipendenti Enti locali (comuni e Provincie).Si rimane a completa disposizione per fornire eventuali dati a conferma di quanto asseriti o/ed eventuale incontro.

Cordiali saluti.
Dr. Maurizio Campisi
direttore Iacp Enna


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