24 Maggio 2024, 06:50
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PALERMO – Vito Discrede, dieci anni dopo, quali sentimenti restano intorno alla morte “senza giustizia”, come ha ripetuto spesso, di suo fratello Daniele?
“Il tempo è un panno caldo e consola. Ma, nel nostro caso, rimane forte il rammarico di non conoscere la verità. Sì, Dani è una vittima senza giustizia”.
Daniele Discrede aveva quarantadue anni, il 24 maggio del 2014. Usciva dal suo negozio, di sera, e venne affrontato da alcuni uomini. Era accompagnato da sua figlia, ancora bambina. Seguì un parapiglia, con alcuni colpi di pistola. Daniele morì in ospedale. Fu, secondo la dinamica e le indagini, una rapina sfociata in tragedia. Il caso è stato archiviato nel 2020.
Stasera, la famiglia Discrede si riunisce, con tanti amici, per un tributo alla memoria. L’evento ‘Dieci anni di Dani’ (inizio alle 20.45 al Teatro Sant’Eugenio) sarà presentato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Roberto Gueli, e animato dall’attore palermitano Salvo Piparo.
Sarà anche una occasione per ricordare la Signora Angelina, mamma coraggiosa, spirata due anni fa, proprio nello stesso giorno del figlio.
Vito, è stato ricordato, pure adesso, che dell’omicidio di suo fratello non conosciamo tutta la verità…
“Il sottofondo è di amarezza. Si è stabilita una dinamica: è stata una rapina. Altre risposte, quella più importante sarebbe l’identità dei responsabili, sono rimaste ignote. Ci sono assassini che hanno ucciso Dani e l’hanno fatta franca”.
Questo vi ha portato a un atteggiamento di sfiducia nei confronti della giustizia?
“No, mai. Crediamo nelle istituzioni. Le indagini sono state fatte, gli inquirenti hanno lavorato. All’inizio, avvertivamo la soluzione vicina. Poi…”.
Poi?
“Dopo otto-nove mesi, qualcosa si è inceppato. Almeno questa è stata la sensazione. Come se mancasse una tessera decisiva del mosaico. Ci siamo opposti alla prima richiesta di archiviazione. Infine, la pratica è stata archiviata ed è stato, per noi, un naufragio. Non saprei come dirlo altrimenti”.
All’inizio, come è ovvio, tutte le piste erano aperte.
“Sì, immagino che, per il contesto, sia stato normale pensare alla mafia. Che, però, non c’entra. Parliamo di una rapina. Chissà…”.
Chissà?
“Magari in un alveo diverso, se fosse un delitto di mafia, ci sarebbe stata qualche risorsa in più. Ma anche questa è appena una sensazione che esprimo, lo ribadisco, con il massimo rispetto per le istituzioni”.
Da allora, con il vostro comitato, andate in giro per le scuole. Come reagiscono i ragazzi?
“Strabuzzano gli occhi, ma davvero – chiedono – si può morire così? Purtroppo – rispondo – è possibile”.
Vostra madre è morta il 24 maggio di due anni fa, nello stesso giorno di suo figlio Daniele.
“Ero sicuro che mamma Angelina se ne sarebbe andata pochi giorni dopo la morte di Daniele. Era già malata…”.
Invece?
“Invece ha resistito ed è rimasta con noi. E’ stata la nostra forza, ci ha protetti e ha chiuso gli occhi serenamente”.
Un desiderio?
“Vorrei rivederli, quando sarà il momento. Mi basta un minuto, non pretendo l’eternità”.
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24 Maggio 2024, 06:50