Daniele, il traffico, la città normale | L'odissea per un parcheggio - Live Sicilia

Daniele, il traffico, la città normale | L’odissea per un parcheggio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Daniele, un lettore di Livesicilia, che ha affidato a queste righe il suo sfogo personale, ma condivisibile da tanti palermitani, dopo il peregrinare per oltre due ore sotto casa, a caccia di un parcheggio "in regola".

Palermo, la lettera
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PALERMO – Lo diceva anche Jhonny Stecchino che una delle piaghe di Palermo è il “ciaffico”. Senza distinzioni tra centro o periferia, il capoluogo siciliano spicca tra mille altre negatività, per la difficoltà di muoversi in auto. E, di conseguenza, anche trovare parcheggio diventa un’impresa per chi deve rincasare a casa. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Daniele, un lettore di Livesicilia, che ha affidato a queste righe il suo sfogo personale, ma condivisibile da tanti palermitani, dopo il peregrinare sotto casa a caccia di un parcheggio “legale”.

Cara Redazione di Live Sicilia,

vi scrivo perché, molto francamente, sono un cittadino che si è rotto le balle, e spero mi concederete il termine, di vedere la sua città ridotta in questo modo. Ho 26 anni, e vedo quante centinaia di cose non vanno: per carità, fare l’elenco servirebbe poco e niente, ma il motivo per cui sto scrivendo questa mail, nella speranza di avere, almeno da voi, voce, riguarda un problema decisamente sottostimato in città, o al massimo “snobbato” da chi non ha questo tipo di problematiche. Parliamo dei posti auto disponibili per i cittadini che non hanno la fortuna di abitare in residence mega lussuosi.

In particolare mi riferisco alla mia zona di residenza, Villa Tasca, Quarta Circoscrizione: sono una persona che “lavora duro” tutta la settimana, e che, almeno nel weekend, vorrebbe avere il diritto ad uscire e stare fuori per rinfrancare la mente dalle migliaia di problemi e preoccupazioni. Ogni settimana, però, si ripete sempre la stessa piaga: sosta selvaggia in ogni angolo del quartiere, in ogni dove, in ogni millimetro quadrato a disposizione. Prendiamo l’esempio di una domenica sera: alle ore 23:25 non si trovava un posto libero per poter posteggiare. Niente, nemmeno nei vicoli o nelle stradine: ho visto auto posteggiate a dieci centimetri dai cassonetti, altre davanti i passi carrabili, altre ancora, i cui proprietari sono fautori del “parcheggio creativo” abbandonate quasi letteralmente sopra ad altri mezzi in sosta. E la rabbia sale sempre di più. Passa mezz’ora, e ancora, dopo una giornata, non mi è concesso il diritto di tornare a casa: d’altronde, non è che posso tirare il freno a mano e piantare l’auto in mezzo alla strada. Continuo a girare. E’ ormai mezzanotte e mezzo, ed è passata più di un’ora da quando sono tornato: continuo il mio giro, spingendomi fin quasi a Piazza Indipendenza (e, per farvi capire, sono partito da Corso Calatafimi, all’altezza del punto vendita Oviesse), e ancora non si trova nulla. Mi accorgo di essermi spinto troppo oltre: non posso lasciare la macchina a quaranta minuti a piedi da casa. Continuo a girare e ancora nulla cambia: vedo che qualche “strafottente”, se ne frega altamente e, nelle stesse situazioni, mette la macchina in doppia fila, tira il freno a mano, la chiude e se ne va.

A volte, invidio coloro che hanno “gli attributi” (se di attributi si tratta) di fregarsene di tutto e di tutti. Ma io proprio non riesco a comportarmi così: magari, mentre io ancora sto “santiàndo”, come si dice a Palermo, in tutte le lingue, per cercare di trovare un posteggio, la persona che ha lasciato la macchina in doppia fila sta dormendo da chissà quanto tempo, tra due guanciali. Siamo giunti all’una di notte, e ancora non si vede una briciola di posteggio (quando ho inziato la mia ricerca erano le 23:25), e capisco che la situazione si fa sempre più complicata. Mi sento spacciato, d’altronde, chi è che esce dal posteggio all’una di notte di domenica? Forse qualcuno che ha un lavoro notturno. Non resta che mettersi in un cantuccio, tirare il freno a mano ed attendere che qualcosa si muova. Finalmente, attorno alle due meno cinque, sento il rombo di un motore che riaccende le mie speranze. E’ il tanto agognato posteggio “legale”.

Se vi sembrano le cronache di un pazzo, vi auguro fortemente di non passarci: d’altronde, come si dice da noi, “‘u saziu un crìri o riùnu”. Quando, l’indomani mattina, ho raccontato quanto accaduto ad un collega, mi sono sentito ridere in faccia e sentirmi dire “ma che sei esagerato. Fossi stato in te, avrei lasciato la macchina in un posto qualsiasi, avrei tirato il freno a mano e buonanotte a tutti”. Ma io non sono fatto così. Capisco che tra crolli, disoccupazione e crisi economica Palermo, come il resto del Paese, ha problemi ben più gravi da risolvere. Ma penso che la legalità stia anche nelle piccole cose. Non potremo mai dire di vivere in una città “normale” fino a quando una persona che cerca di rientrare a casa parcheggiando “legalmente” dovrà sobbarcarsi a oltre due ore di caccia al tesoro.

Viviamo in una città dove nessuno vuole sentire ragioni: siamo già privati delle più basilari regole di diritto umano, molti giovani non hanno un lavoro e non hanno un futuro, e tantissima gente è disoccupata per le aziende che chiudono. Mi domando: anziché sfilare e farsi belli vantando le proprie “doti politiche” o i propri “impegni in agenda” che “verranno tutti rispettati”, non potrebbero, i nostri politici e governanti, partendo dalle Circoscrizioni fino alle cariche più alte, concentrarsi per fare qualcosa che, concretamente, migliori le condizioni di vita quotidiana della gente? Sono soltanto una voce che si perde nel “mare magnum” dell’indifferenza. Ma con questa lettera, almeno, posso dire di aver fatto un piccolo gesto per porre l’attenzione su un problema della nostra amata città.


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