Danilo che parla con gli occhi

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04 Luglio 2014, 17:07

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PALERMO- Laureato in Scienze dell’educazione a Catania, è giornalista e attore. Una figura eclettica, poliedrica, nonostante la malattia che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle da 29 anni. Per Danilo Ferrari il fulcro della sua vita è il viso. Quel viso da cui traspare la sua essenza. Già, proprio perché è affetto da tetraparesi spastico-distonica che impedisce qualsiasi tipo di movimento e comunicazione. Come comunicare allora se non con gli occhi? Un viso sorridente che mette allegria a tutti coloro che incrociano il suo sguardo. Per Danilo la malattia passa in secondo piano. E’ un uomo coraggioso che va oltre gli ostacoli sociali. “Per me, ad esempio, è difficile innaffiare una pianta perché quello che dico alle mie mani di fare sono solo parole buttate al vento. Eppure guardando la mia città, vedo pochissimi balconi fioriti e allora penso che il numero dei disabili sia altissimo”: Si legge ne ‘Il coraggio è una cosa’, prima opera di Danilo che narra degli aspetti non sempre facili della sua vita, dalla malattia al rapporto con gli altri.

“Quando una di queste teste pensanti mi guarda, pensa a me come un poverino che da solo non può fare niente. A chi la pensasse così vorrei suggerire di riflettere su quanto potrebbe fare solo se riuscisse a pensare davvero”. “Il libro nasce da uno spettacolo teatrale – spiega Piero Stagno, presidente e direttore artistico dell’associazione culturale Néon – Successivamente, andando a visionare tutti gli scritti, abbiamo visto un’attinenza, una cosa molto intima che legava lo spettacolo alla vicenda della scrittura di Danilo. Abbiamo riassemblato questi testi in ‘Il coraggio è una cosa’ e lo abbiamo editato come libro”.

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Insieme a Monica Felloni, Piero ha grande importanza nella vita di Danilo, entrambi gli hanno insegnato il linguaggio del corpo.E durante la presentazione del libro che si è tenuta ieri al Kalhesa, Danilo dedica agli altri attori della compagnia un pensiero molto emozionante, “il rapporto con i compagni di Néon è davvero stupendo. Parlare di loro è difficile perché ci vorrebbe tanto tempo. Hanno un pensiero aperto, non hanno limiti, ma hanno le ali. Abbattono muri, li superano”. Una comunicazione davvero difficile per chi si approccia con Danilo per la prima volta. Ma a tradurre simultaneamente è Maria Stella Accolla, sua insegnante dal 1999. Si inizia da un verbo all’infinito, per trovare la giusta espressione per rendere possibile il pensiero di Danilo. “Parlando attraverso le parole si ha il modo diretto per poter comunicare, mentre con le mani, si stringe un rapporto più intimo con l’altro”, è uno dei concetti espressi da Danilo. “Così, su due piedi, anzi su quattro ruote, mi riesce difficile presentarmi. La lingua che parlo è rara, fatta di segni trasmessi con gli occhi”, e ne sa qualcosa chi da quindici anni sta al suo fianco, Maria Stella Accolla. “Comunicare con Danilo era difficile anche per me – racconta l’insegnate-.  L’ho conosciuto nel 1999 al liceo, ero sua docente. Mamma Adele disse al preside della scuola che suo figlio parlava con gli occhi. E noi non capimmo subito, pensammo fosse una sua speranza. Poi, iniziammo a vedere che lui apprendeva e cercava di comunicare con gli occhi. D’altronde la sua è come se fosse una lingua straniera, ha bisogno di essere tradotta. E piano piano abbiamo imparato!”.

Si parte da alcune semplici sfumature come lo strizzare gli occhi, a quelle più complesse. Ciò che è immenso, ampio, viene indicato da Danilo con un movimento che da una spalla raggiunge l’altra. Ed alla domanda, “Danilo, cos’è per te il coraggio?”, con i suoi occhi e la voce di Maria Stella risponde: “Credo di essere coraggioso  da prima che nascessi”.

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04 Luglio 2014, 17:07

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