“Non ci fu danno erariale”| Assolti ex vertici azienda sanitaria

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17 Aprile 2015, 20:29

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PALERMO – Nessuna irregolarità e nessun danno erariale. Dopo l’archiviazione dell’inchiesta penale arriva anche l’assoluzione della Corte dei conti. Non ci fu sperpero di denaro pubblico nei lavori per la residenza sanitaria assistita di Piana degli Albanesi. Non dovranno rimborsare neppure un centesimo l’ex direttore generale dell’Asp di Palermo, Salvatore Iacolino, ed altri sette ex dirigenti dell’azienda sanitaria: Francesco Giosuè, Vincenzo Barone, Placido Bellavista, Francesco Paolo Leone, Giovan Battista Mineo, Antonino Lucca e Vincenzo Lo Medico.

L’anno scorso, su stessa richiesta della Procura della Repubblica, il fascicolo per abuso d’ufficio era stato chiuso. Restava aperto quella davanti ai giudici contabili. Secondo l’accusa, gli imputati nel 2008 avevano provocato un danno erariale per circa 230 mila euro. L’ipotesi iniziale era molto più pesante e superava il milione e 200 mila euro. In particolare a Iacolino e agli altri imputati venivano contestati due presunti profili di irregolarità. Nel primo veniva ipotizzato che avessero frazionato i lavori pur di evitare la gara. Sul punto il collegio presieduto da Luciana Savagnone scrive che “non è stata provata una condotta dolosa finalizzata al frazionamento dei lavori con lo scopo preciso di evitare il ricorso a procedure concorsuali per la scelta del contraente”. In ogni caso “i lavori contestati sono stati comunque eseguiti, con evidenti vantaggi per l’amministrazione”.

La seconda ipotesi di danno erariale partiva dal presupposto che Iacolino avesse accelerato una serie di interventi – dall’acquisto degli arredi per le stanze della Residenza sanitaria alla sistemazione del verde all’esterno della struttura – “con la sola finalità di consentire la prematura inaugurazione della residenza, cioè senza la prospettiva di un’effettiva entrata in funzione della stessa, non essendo avvenuto, a quel tempo, il collaudo dell’opera”. Come dire, Iacolino aveva spinto sul pedale solo perché “approssimandosi la fine del suo incarico avrebbe deciso, comunque, di non rinunciare al momento di gloria, se così si può dire, costituito dalla cerimonia inaugurale”, nonostante la struttura non era pronta per l’apertura.

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Ecco, la mancata inaugurazione, avvenuta nel 2011, scrive il collegio dipende dal “cambio nella Direzione generale dell’Asp che ha determinato una diversa politica gestionale della Rsa con conseguente messa a regime della struttura soltanto nel 2011. Le attività in questione sono state, evidentemente, vanificate proprio da quel diverso orientamento aziendale, con la conseguenza che la relativa spesa è stata, così, colpita, da inutilità sopravvenuta. Conseguentemente, la relativa responsabilità non può essere ascritta a carico dei convenuti”.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati Alberto Raffadale, Carmelo Santo Zanghì, Girolamo Rubino, Lucia Alfieri, Arnaldo Faro, Cristiano Dolce, Antonino Scianna, Angelo Coppolino, Francesco Stallone Maria Stefania Pipia.

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17 Aprile 2015, 20:29

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