Dario Lo Bosco è stato assolto: “Ho sempre creduto nella giustizia”

Dario Lo Bosco è stato assolto | “Sempre creduto nella giustizia”

L'accusa era di aver ricevuto una mazzetta, ma in Appello è arrivata la sentenza: il fatto non sussiste.
L'INTERVISTA
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PALERMO – “La giustizia funziona, ci sono magistrati all’altezza del ruolo”. È il primo commento, rilasciato a LiveSicilia, del manager Dario Lo Bosco, ex presidente di Rfi, assolto “perché il fatto non sussiste” dopo la condanna in primo grado in un processo per presunte tangenti.

La sentenza

La Corte d’Appello di Palermo, prima sezione penale, ha assolto Dario Lo Bosco e due ex dirigenti del Corpo forestale della Regione siciliana, Salvatore Marranca e Giuseppe Quattrocchi, coinvolti in un’inchiesta su tangenti e favori. In primo grado, col rito abbreviato, erano stati condannati per concussione e induzione indebita a promettere utilità. A Lo Bosco erano stati inflitti 4 anni e 2 mesi e agli altri due indagati 4 anni e 6 mesi ciascuno.

L’accusa

Nell’ottobre 2015, secondo l’accusa, Quattrocchi e Marranca avrebbero incassato tangenti rispettivamente per 149 mila e 90 mila euro. Mentre sarebbe ammontato a poco più di 58 mila euro il prezzo della presunta corruzione di Lo Bosco. L’inchiesta della Squadra mobile di Palermo era partita da un appalto da 26 milioni di euro aggiudicato per ammodernare la comunicazione della Forestale: la cosiddetta “Dorsale digitale”. I giudici della Corte d’appello, oltre ad avere riformato la sentenza del Gup, hanno anche revocato le pene accessorie nonché le confische disposte nei confronti degli imputati.

Strategia difensiva

Quattrocchi era difeso da Vincenzo Lo Re e Marranca da Maria Teresa Nascè. A difendere Dario Lo Bosco è stato l’avvocato Gioacchino Bacchi e Nino Gazziano. “Nel famoso libro mastro – spiega l’avvocato Lo Re – eranno annotati, a favore del Quattrocchi, addirittura pagamenti in date antecedenti alla nomina a direttore di esecuzione dell’appalto e pertanto, su 18 presunte dazioni, siamo riusciti a dimostrare che, ben 16 volte, quattrocchi era in luoghi diversi da quelli annotati negli appunti di Campione”.

L’intervista

Oggi Lo Bosco non festeggia, si dice “sereno”, il peso che ha dovuto sopportare è stato troppo grande.

Come si sente?

“Sono stato accusato da uno che ha fatto otto pagine di confessione scritta scusandosi, perché tutto quello che aveva detto erano emerite falsità”.

Come l’ha presa?

“Serenamente perché chi è in pace con la propria coscienza ed è servitore dello Stato deve esserlo, ho confidato nel lavoro della magistratura”.

Cosa ha fatto durante il processo?

“È durato 5 anni, mi sono dedicato alla ricerca, ho fatto un nuovo corso di laurea e ho scritto libri. La passione per la ricerca mi ha fatto superare questi momenti difficili, nel convincimento di aver fatto sempre fino in fondo il mio dovere”.

Del sistema giustizia cosa pensa?

“Che funziona, ha i suoi tempi e ci sono magistrati all’altezza del ruolo che guardano gli atti processuali per ricostruire la verità, bisogna avere fiducia e difendersi nei processi serenamente cosa che io ho fatto, per fare valere la verità processuale. Abbiamo dei magistrati seri, efficienti e che guardano gli atti con assoluta terzietà”.

Quale è stato il momento più brutto?

“Quando mi hanno contestato un reato che non avevo mai commesso e non sapevo di cosa si trattasse. La sentenza perché il fatto non sussiste esplicita tutto”.

Qual è la cosa che le fa più rabbia?

“Ho solo ulteriore serenità interiore, sono contento perché ho creduto fino in fondo nella giustizia, ci sono 8 pagine di confessione scritta che mi scagionano completamente”.

Come ha reagito, in questi anni, il mondo attorno a lei?

“Nel mondo delle ferrovie c’era la piena consapevolezza del fatto che io non c’entrassi nulla, perché il primo a cui mi sarei dovuto rivolgere per accelerare l’iter sarebbe dovuto essere l’amministratore delegato, cosa che non avvenne. Al di là di tutto sono convinto che fare il manager non guardando in faccia nessuno sia una garanzia per lo Stato di diritto e per fare crescere il paese con professionalità ed efficienza”.

Adesso cosa farà?

“Ho continuato a fare il decano dell’ateneo di Reggio Calabria, ho creato con alcuni colleghi, un dottorato di ricerca, ho istituito un corso in ingegneria delle infrastrutture e dei trasporti, ho creato i presupposti perché i giovani ricercatori possano continuare a lavorare in Italia e non andare all’estero. Questo mi interessa, continuare ad occuparmi di ricerca e innovazione e guardare al futuro con serenità”.


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