Faraone: "Quadro nuovo in Sicilia, serve il modello Draghi" - Live Sicilia

Faraone: “Quadro nuovo in Sicilia, serve il modello Draghi”

Parla il presidente dei senatori Iv: "Orlando? Lascia disastri, non ha mai fatto autocritica"
L'INTERVISTA
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PALERMO – La guerra dichiarata a Leoluca Orlando (“non ha mai fatto autocritica”) rispetto al quale “servirà una nettissima discontinuità”, la corsa alla successione al ‘Professore’ (“Sono in campo per costruire”) e sullo sfondo le elezioni amministrative del capoluogo e le Regionali, con la possibilità concreta di una coalizione Draghi che metta insieme uno schieramento che va dalla Lega ai Cinquestelle: “Credo che quel modello possa essere replicato a Palermo e in Sicilia, ne abbiamo parlato per primi, vediamo chi si chiamerà fuori dalle responsabilità”. La partita doppia di Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia viva e uomo forte di Renzi in Sicilia, si gioca tra quelle poche centinaia di metri che separano Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo, da Palazzo d’Orleans, ‘casa’ del governo regionale. A Palermo l’esperienza Orlando si conclude, alla Regione Nello Musumeci punta alla ricandidatura

Faraone, partiamo dalla fine: il piano di riequilibrio è davvero una iattura o la vostra contrarietà è (legittima) avversione politica a Orlando?
“Orlando ha il ‘carbone bagnato’ e continua a porre una domanda che depista: ‘Cosa preferivate il piano di riequilibrio o il dissesto? Rispondere a questa domanda è come chiedere a qualcuno: ‘Preferisci buttarti dal palazzo viola di via Resuttana o da Monte Pellegrino?’. Risponda semmai lui a queste domande semplici semplici: ‘Come hai potuto portarci a questo punto? Come hai potuto bruciare così le risorse dei palermitani?’. Non c’è mai una spiegazione nelle sue parole, un’autocritica, nulla.
Non è il destino cinico e baro che ha affossato le casse del comune ma errori madornali che gli sono tutti stati evidenziati nel tempo. Ha avuto 10 anni, non 10 giorni a disposizione”.

Scontato chiederle un giudizio sul sindaco uscente
“Servirà una nettissima discontinuità con la sua amministrazione. Orlando ci lascia una città piena di buche, sporca, con 1.000 bare in deposito anziché degnamente sepolte e con il tappo ‘ponte Corleone’ come emblema dell’incapacità di realizzare le opere pubbliche. In più vuole firmare con lo Stato un accordo che prevede Tari, Irpef e tariffe alle stelle a fronte di servizi pessimi. Noi a Roma siamo stati attentissimi a non aumentare le tasse e poi arriva lui e toglie dalle tasche delle famiglie palermitane 1.400 euro in un anno? Come se fossero bruscolini. E se la riscossione sarà inferiore a quanto stimato (75%), molto probabile visto che si parte dal 47%, quelli che pagano già le tasse se le vedranno ulteriormente aumentate fino a compensare il mancato introito. Immorale. Non sono così convinto che il governo potrà avallare una proposta così incostituzionale che penalizza i cittadini palermitani rispetto a quelli delle altre città. Così come immorale è stato non trasferire ai commercianti ed agli imprenditori vittime della pandemia le risorse che noi da Roma avevamo destinato loro”.

Avete annunciato un’intesa con altre forze politiche in Consiglio per bocciare le delibere attuative del Piano, ma l’alternativa all’accordo con Roma esiste? O siete, come dice Orlando, solo il ‘partito del dissesto’?
“Serve un’intesa diversa con Roma, questa approvata in legge di bilancio era pensata per altre città, Napoli prevalentemente, con caratteristiche diverse dalla nostra. E noi ci siamo imbucati in malo modo. Il sindaco di Napoli ha fatto una bella operazione: la città prenderà 1 miliardo e 300 milioni a fondo perduto e nel 2022 non aumenterà di un euro le tasse. Punterà esclusivamente sulla riscossione che come a Palermo è carente. E poi sulla valorizzazione degli asset e del patrimonio immobiliare. Noi invece prenderemo briciole, 187 mln di euro, massacreremo i palermitani con aumenti delle tasse e delle tariffe spropositati e svenderemo il nostro patrimonio. Pensate all’elemosina richiesta per le azioni Gesap 22.9 mln, una miseria. Dopo che per anni, quando era veramente vantaggioso ed il valore era sette volte superiore, non hanno mai voluto vendere. Ricordo ancora Vito Riggio e Graziano Delrio che pregavano Orlando per valorizzare il nostro aeroporto e lui sordo, adesso svende tutto. Oppure questa follia dell’addizionale comunale portuale: il presidente Monti sta facendo un grande lavoro per spostare il traffico su Palermo e noi facciamo scappare tutti alzandogli le tasse? Ma siamo impazziti? Il problema è che il sindaco di Napoli ha avuto la forza per trattare, Orlando non ce l’ha, doveva fare come gli avevamo chiesto, un’operazione Draghi per la conclusione del suo mandato a Palermo, ci ha insultati dicendo che volevamo inciuciare con la Lega, poi lo abbiamo visto supplicare i voti o qualche uscita compiacente dall’aula all’opposizione. Oggi serve un altro sindaco ed una maggioranza seria e qualificata che riaprano una discussione con Draghi. Occorre una nuova normativa che tenga conto delle specificità di Palermo che sono molto diverse da quelle dì Napoli”.

Lei è stato il primo a lanciare la sua candidatura a Palermo ma ora Orlando la definisce ‘sfascista’ scommettendo sulla sua mancata candidatura. Lei è ancora in campo per Palazzo delle Aquile?
“A Palermo servirà una larghissima maggioranza in consiglio comunale, che abbia riferimenti nei gruppi parlamentari romani e le migliori espressioni delle professioni e della società civile, con le migliori donne e uomini alla guida, quelli che hanno costruito a Roma e a Bruxelles le migliori relazioni. Serviranno una squadra e un sindaco che non abbiano paura di avere assessori da cui imparare, evitando i signorsì. Abituati a trattare con gli attuali ministri, con il presidente del consiglio, che conoscono i dirigenti ministeriali, che sanno subito a che porte bussare. Non ci servono avventure, ma solidità, non ci serve un stupido ‘nuovismo’, primarie terno al lotto, magari con risultati disconosciuti un minuto dopo, ma competenza. E poi bisognerà tirar fuori ricchezza dal nostro patrimonio, le aziende, i loro dipendenti, i dipendenti della macchina comunale, tutti piegati e mortificati. Occorrerà una grande alleanza con le forze sociali, renderle partecipi del nuovo modello di sviluppo. Servirà lo stesso spirito repubblicano che ha contraddistinto la nascita del governo Draghi e l’elezione del presidente della Repubblica. Serve una grande pacificazione che metta avanti a tutto Palermo. Io ho dato la mia disponibilità e sono in campo per tutto questo, per costruire”.

La rielezione di Mattarella sembra stia cambiando il quadro anche in Sicilia. Voci insistenti parlando di grandi manovre romane per trovare una soluzione analoga alla maggioranza Draghi in Sicilia. È davvero così? Si va verso un rimescolamento degli schieramenti in vista delle Regionali?
“Io credo che ci siano forze politiche che hanno dimostrato un grandissimo senso di responsabilità, prima nel sostenere il governo Draghi e poi nel votare tutte insieme Sergio Mattarella presidente della Repubblica, non avendo timore, per senso di responsabilità e per il solo interesse del Paese, di mettere in discussione loro stesse e vecchie alleanze. Penso che l’evoluzione del quadro politico in questa direzione non possa che far bene all’Italia e può beneficiarne sicuramente anche la Sicilia che vive un periodo di grandissima difficoltà. Il rimescolamento non solo è in atto ma va agevolato”.

Considera possibile un modello Draghi in Sicilia che metta insieme Pd, Forza Italia, Iv, centristi, M5s e persino la Lega?
“Credo che il modello Draghi possa essere replicato a Palermo ed in Sicilia, ne abbiamo parlato per primi, vediamo chi si chiamerà fuori dalle responsabilità”.

E si ritorna a Palermo, la scadenza elettorale più immediata. Orlando stoppa ogni ipotesi di allargamento a chi non ha votato il Piano di riequilibrio, ma sembra difficile slegare la partita per Palazzo delle Aquile da quella per Palazzo d’Orleans.
“Chi vuole dividere, chi vuole ideologizzare le elezioni amministrative per interessi di parte è meglio che stia in panchina e salti un giro, fa solo danni. Serve un ‘campo largo’, non recinti e veti. Chi ha portato la città a questo punto eviti almeno di fare il maestrino, non se lo può permettere”.

In conferenza stampa Iv, Oso, Più Europa e Azione hanno annunciato che si muoveranno insieme nei prossimi giorni. È questa la base sulla quale costruire una candidatura? E se sì, con chi?
“Sono i nostri naturali primi interlocutori, dialoghiamo anche con il Partito democratico, con Forza Italia e con le forze liberali e moderate. Non voglio tirare per la giacca nessuno e sono assolutamente rispettoso delle scelte che ogni partito vorrà compiere. Io posso soltanto lanciare un appello a lavorare insieme”.

A proposito, Cuffaro l’ha più sentito? Tutti sono pronti a scommettere che l’ex governatore punterà su di lei.
“Certo che lo sento. Una delle prime volte che l’ho incontrato è stato quando ha messo a disposizione dei ragazzi autistici, delle loro famiglie, degli operatori, la sua tenuta nell’ennese. C’era anche mia figlia Sara, abbiamo passato una bella giornata. Prima della politica ci sono i rapporti umani, che per me sono tutto. Cuffaro è stato in carcere, ha pagato, io credo nella pena come strumento che rieduca e riabilita, non come stigma perenne. Questo dice la nostra Costituzione, così la pensa uno stato civile e democratico”.
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