12 Settembre 2013, 11:49
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CATANIA La Guardia di Finanza, su provvedimento emesso d’urgenza dalla Procura Distrettuale, ha sequestrato un’imbarcazione di 30 metri utilizzata come “nave madre” impiegata nel traffico di clandestini. Un provvedimento che si inserisce nelle attività di indagine relative al tragico sbarco dello scorso 10 agosto, che portò alla morte di sei migranti. Le complesse attività investigative, coordinate dalla Procura, sono state effettuate dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, oltre che dalla Guardia di Finanza. Anche la Guardia Costiera ha fornito un rilevante contributo. Si tratta del primo sequestro effettuato in acque internazionali anche in applicazione delle Convenzioni internazionali in materia di diritto di Alto Mare e sul crimine transnazionale. Sono stati utilizzati elementi di prova relativi all’impiego della nave quale mezzo per il trasferimento dei migranti clandestini, nel contesto di un’associazione operante in Italia e in Egitto. L’operazione è iniziata nel pomeriggio di ieri a 107 miglia sud di Capo Passero (SR) quando il pattugliatore rumeno impiegato nel dispositivo internazionale coordinato dall’Agenzia Europea “Frontex” ha avvistato l’imbarcazione “madre” carica di persone e con al traino un’unità “figlia” più piccola. Sono immediatamente usciti i mezzi aeronavali di FRONTEX che, dopo aver assistito a distanza al trasbordo dei clandestini sull’imbarcazione a rimorchio, sono intervenuti per soccorrere i 199 migranti e catturare la nave madre che, nel frattempo, aveva invertito la rotta per darsi alla fuga.
Le unità Rumene e della Guardia di Finanza, operanti sotto l’egida del FRONTEX, avvalendosi di unità di supporto aeree, hanno proceduto all’abbordaggio in acque internazionali della nave priva di bandiera, eseguendo il decreto di sequestro preventivo. Un’unità della Guardia di Finanza, con a rimorchio quella sottoposta a sequestro, si sta dirigendo verso il porto di Catania. I migranti, 199 persone, di cui 85 uomini, 50 donne e 64 minori di dichiarata nazionalità siriana, sono stati trasbordati su un altro guardacoste della Guardia di Finanza e su un’unità della Capitaneria di Porto, nel frattempo attivata per concorrere ai soccorsi. Le unità navali si sono dirette verso il Porto di Siracusa ove sono giunte alle 22,30 di ieri sera. Le indagini proseguono in collaborazione con la Procura della Repubblica di Siracusa. Il “modus operandi” adottato per eludere i controlli ed impedire azioni di contrasto, nelle ultime settimane aveva consentito alle organizzazioni transnazionali operanti sia in Egitto che in Italia di porre in essere più condotte di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La D.D.A. ha dato applicazione alle predette Convenzioni internazionali considerando che il reato, alla luce delle risultanze investigative, è commesso anche nel territorio dello Stato poiché in esso era programmato l’ingresso e la facilitazione della condotta incriminata e perché all’interno del nostro territorio opera l’organizzazione transnazionale. Si tratta di un’operazione di contrasto all’immigrazione clandestina – condotta da unità interforze e quindi con il determinante apporto delle investigazioni della Polizia di Stato – efficacemente portata a termine dalla Guardia di Finanza grazie al suo comparto aeronavale, che permette di coniugare attività di presidio del mare con quelle di polizia giudiziaria e di soccorso. Fermati i 15 componenti dell’equipaggio.
LA CONFERENZA STAMPA. “Questo è il risultato finale del grande lavoro svolto dalla finanza e in particolare della sezione navale delle fiamme gialle – ha affermato il procuratore di Catania Giovanni Salvi – ma va anche ricordato che si tratta di un operazione interforze dove hanno operato in sinergia finanza, polizia e anche carabinieri. Noi abbiamo potuto fare questo sequestro in alto mare della nave madre perchè il provvedimento è basato su elementi relativi all’esistenza e all’operatività in Italia di una organizzazione transnazionale finalizzata al favoreggiamento del traffico di immigrati. Questo è l’elemento significativo – aggiunge Salvi – di queste indagini di cui non possiamo dare dettagli e particolari in quanto si tratta di inchieste ancora in corso. Indagini significative che hanno consentito di ritenere che questa nave facesse una singola importazione e che una parte dell’organizzazione fosse anche in Italia, e quindi una parte della condotta del reato associativo fosse stato perpetrato in Italia e questo ci consente di poter operare anche in acque extraterritoriali sulla base della normativa internazionale. Quindi io credo che questo provvedimento, sia un provvedimento solido e si basi su un notevole lavoro investigativo”.
Salvi sottolinea inoltre l’importanza di questo lavoro anche nel ricordo della tragedia delle sei morti di San Lorenzo. “Un’ultima cosa che voglio sottolineare – dichiara il Procuratore – è che questo lavoro investigativo è molto importante per la Procura di Catania, perchè quando ad Agosto ci fu quel tragico evento dei sei migranti morti alla Playa a pochi metri dalla salvezza noi prendemmo un impegno con noi stessi affinchè riuscissimo a colpire questa organizzazione che lucra sui disastri internazionali e sulla povera gente che cerca una vita migliore. Noi eravamo già in campo in questo tipo di lavoro e lo abbiamo strutturato in una maniera più incisiva per raggiungere questo risultato per noi molto importante. Se mi chiedete se questa è la stessa nave madre di quel tragico sbarco – continua Salvi – al momento non possiamo rispondervi, lo potremo fare dopo aver terminato tutti gli accertamenti di tipo tecnico – scientifico sulla nave. Ciò che possiamo dire – conclude il magistrato – è che si tratta della stessa organizzazione che gestisce questo flusso di migrazione”.
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12 Settembre 2013, 11:49