10 Ottobre 2024, 13:00
2 min di lettura
PALERMO – Sul ddl Enti locali “si respira un’aria complicata”, che potrebbe portare “all’affossamento” del disegno di legge “o, peggio, all’approvazione di norme pasticciate”. Per questo “serve un confronto al più presto con tutte le forze politiche”, perché “una riforma, se tale deve essere, va condivisa da tutta l’Aula, o almeno da gran parte di essa”. Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Ars, mette in guardia i suoi colleghi a Sala d’Ercole che martedì affronteranno l’esame del disegno di legge.
Tante incognite su un ddl variegato, c’è il rischio di una Caporetto?
“Parto da una premessa: si tratta di un ddl di iniziativa parlamentare, e in particolare della prima Commissione. Nessuna responsabilità politica può essere addebitata al governo”.
Messa così sembra che esista un problema.
“Si respira un’aria complicata, è giusto dirlo”.
Ma ieri il presidente della Commissione, il vostro Ignazio Abbate, ha parlato in termini ottimistici.
“Ignazio ha fatto un grandissimo lavoro ma, fatti salvi i suoi lodevoli tentativi di trovare la quadra sulla norma relativa alla presenza di genere nelle giunte comunali, non sembra che sulla parte restante del ddl ci sia convergenza, né nel campo della maggioranza né in quello dell’opposizione. Ci si sta dividendo anche all’interno dei singoli gruppi. Ripeto, il merito di questo ddl è di Abbate e della Commissione ma è onesto dire che la quadratura è ancora lontana”.
L’aula rischia di trasformarsi in un Vietnam?
“Con questo scenario sì. Ci sono norme come quelle sul terzo mandato dei sindaci, sull’assessore aggiuntivo e sul consigliere supplente che stanno dividendo il Parlamento. In questo modo non si fa altro che lasciare spazio al voto segreto. Si rischia il ko alla prima votazione o, peggio, l’approvazione di norme pasticciate che non rappresentano il bene di tutti ma soltanto singoli interessi”.
La soluzione?
“Incontriamoci per tempo, tutte le forze presenti in Parlamento. Troviamo una quadra sulle cose importanti e che mettono d’accordo almeno la maggior parte dell’Aula. Una riforma non può essere fatta a colpi di maggioranza o, peggio, con maggioranze trasversali. Un riforma deve essere condivisa perché serve a tutti i siciliani”.
Pubblicato il
10 Ottobre 2024, 13:00