Politica

De Luca lancia la sfida e corteggia Dino Giarrusso

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09 Aprile 2022, 16:26

4 min di lettura

CATANIA – “Terra d’amuri, l’esercitu di liberazione è prontu a partiri”. Le parole dell’inno di Sicilia Vera cadenzate dal suono siculissimo del marranzano accompagnano i momenti salienti della kermesse di Cateno De Luca.

La kermesse

La sfida a Nello Musumeci parte dalle Ciminiere di Catania dove si è tenuta l’ultima covention del presidente. La sala è affollata ma il pienone dei musumeciani non viene bissato (“ma la manifestazione non era di respiro regionale”, sottolinea De Luca) . Però l’ex sindaco di Sicilia si prende la scena e tra gli applausi scroscianti dei suoi (con tanto di standing ovation) si impone sul palco con l’inseparabile lanterna. I momenti che precedono lo show sono scanditi da selfie (la Iena La Verdera è il più richiesto dal popolo di Sicilia Vera che vuole immortalare la prima di Cateno). Gli stand sono colmi di gadget, dal cd di De Luca alle spillette passando dalle tshirt, e in sala campeggia l’immagine stilizzata della Sicilia: la cornice ideale per lanciare il progetto di un movimento meridionalista per le politiche del 2023 è servito.  

I candidati

Ma a questo De Luca arriverà soltanto alla fine della lunga mattinata catanese. Allora riavvolgiamo il nastro e torniamo alla kermesse che si apre con la presentazione dei primi undici candidati alle regionali (“chiuderemo la lista entro luglio e comunicheremo anche i nomi della squadra di governo”, dice) che correranno tra le fila di Sicilia Vera (presenti sul palco e presentati da una clip dal sapore televisivo). Nel collegio di Catania De Luca schiera il medico Claudio Collura, l’ex consigliere provinciale dell’Udc ed ex vicesindaco di Valverde Antonio Danubio e l’ex consigliere provinciale dell’Udc Santo Primavera. Nel messinese De Luca punta sul suo delfino Danilo Lo Giudice (deputato regionale e sindaco di Santa Teresa di Riva), Alessandro De Leo, Marco Vicari e l’ex sindaco di Scaletta Zanglea Mario Briguglio. A Siracusa sarà della partita Romina Miano, a Caltanissetta il mussomelese Gaetano Nola e a Enna Franceschina Alberghina. Last but not least: Ragusa. Paolo Monaca, l’ex assessore allontanato dalla giunta guidata da Leontini per via della sua adesione al movimento di de Luca correrà sotto ilo vessillo di Sicilia Vera. E non solo. Sarà lo stesso De Luca ad annunciare che il 25 aprile le sue truppe andranno a festeggiare il 25 aprile proprio in quel Ispica per rilanciare la sfida al primo cittadino. Chiuso il capitolo candidature, sul palco arriva Ismaele La Verdera, portavoce e candidato del Movimento. L’ex Iena tesse le lodi dell’ex sindaco di Messina e si lancia in una serie di attacchi frontali “alla banda bassotti” e alla vecchia politica. “Dicono che la Sicilia è un laboratorio, vuol dire solo che ci hanno usati e trattati come sudditi”, ruggisce. Un campionario vasto, quello della lotta alle magagne della politica, che è un po’ il mantra di tutta la mattinata.

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“Giarrusso vieni con noi”

De Luca strizza l’occhio all’elettorato deluso dei Cinquestelle e va fino in fondo una volta sul palco con un annuncio destinato a fare rumore. Invita l’ex iena La Verdera a farsi ambasciatore e chiedere all’ex collega. L’ eurodeputato Dino Giarrusso di aderire a Sicilia Vera. Un colpo di scena che nasce dai malumori esternati dall’eurodeputato nei confronti del vertice siciliano del partito, malesseri acuiti dall’imminente nomina di Nuccio Di Paola come referente regionale. De Luca sul palco è un fiume in piena. Il lunghissimo monologo dell’ex sindaco è intervallato da battute di spirito, attacchi frontali a Musumeci “che si sta ricandidando dopo aver detto che non l’avrebbe fatto dopo i 5 anni di mandato”, Cuffaro e Miccichè (“due mammut della politica”). Lo spunto sull’ex governatore nasce dall’incontro con l’attuale presidente della Regione che De Luca, adirato chiama in causa. “Scendi in campo, uomo dalla doppia morale. Queste sono le mani che romperanno la politica. Fate schifo, siete indegni”, urla.

Gli attacchi agli avversari e il programma autonomista

Non manca nemmeno un passaggio su Matteo Salvini accusato di criticare il governo regionale su temi cruciali come acqua e rifiuti ma senza uscire dalla giunta. L’ex sindaco si difende da chi lo ritrae come un buffone attraverso le ormai note fotografie in déshabillé (ricostruendo gli antefatti e le battaglie politiche che lo portarono a tali esuberanze). Tre i bersagli prediletti: “la mafia della politica, la mafia della burocrazia e della giustizia”. Svariati i passaggi sul suo calvario giudiziario ma anche le bordate (spesso scomposte) all’indirizzo di Nello Musumeci (appellato come “fascista”). “Centrodestra e centrosinistra busseranno da noi. Con il premio di maggioranza avremo un governatore che avrà massimo trenta deputati. Io punto a vincere ma se questo non si verificherà chi vince dovrà sedersi al tavolo con noi e accettare il nostro programma”, dice rivendicando il ruolo di ago della bilancia. Poi lancia i punti programmatici che ispireranno la sua campagna elettorale nell’immediato e la creazione di un movimento meridionalista alle politiche. Un programma “autonomista” in piena regola che va dalla piena applicazione dello statuto alla risoluzione degli svantaggi legati all’insularità. Sulle note di “terra d’amuri” saluta il pubblico. E siamo appena all’inizio. 

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09 Aprile 2022, 16:26

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