Politica

De Luca lancia la sfida, i partiti aspettano un cenno da Roma

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15 Febbraio 2022, 05:33

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PALERMO – “Tutti mi cercano e tutti mi vogliono, sia destra sia a sinistra”. Il biglietto da visita che Cateno De Luca presenterà questa mattina all’Ars è praticamente già tutto un programma.

“Una giornata particolare”

L’ormai ex sindaco di Messina fa sul serio e si prende la scena palermitana per lanciare un messaggio all’attuale inquilino di Palazzo D’Orleans e ai partiti che siedono a sala d’Ercole. De Luca, in compagnia dell’inseparabile delfino Danilo Lo Giudice, non si limiterà a ribadire l’intenzione di correre per diventare “sindaco di Sicilia”, ma presenterà una mozione di sfiducia al Presidente Musumeci. Un modo per capire chi è realmente intenzionato a staccare la spina al governo e giocare in contropiede. Il non detto è che le faide in aula (che oggi realisticamente si riproporranno) e la lenta agonia servono a ben poco. 

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De Luca “il più corteggiato” dai partiti

Basterà l’offerta di vice presidente della Regione (di una coalizione non più a trazione musumeciana) che qualche politico navigato del centrodestra isolano gli avrebbe offerto per convincerlo a deporre le armi? Chi lo conosce bene sostiene di no. Complice il fatto che l’ex sindaco di Messina è uno dei pochi battitori liberi che può considerare certo il superamento della soglia di sbarramento, vantaggio competitivo che lo porterebbe a giocare nel futuro scacchiere dell’Ars un ruolo di ago della bilancia. Eppure, paventare la corsa senza se e senza ma potrebbe anche leggersi come un modo per alzare il prezzo. De Luca dopo quattro anni di guerra con il governo di centrodestra si ritaglia un ruolo fuori dagli schemi e dai perimetri ben definiti. E ha già il suo asso nella manica: il refrain dell’uomo che non attende diktat da Roma.

I partiti siciliani aspettano la linea da Roma

Più complessa in tal senso la partita delle altre formazioni politiche, costrette a un ragionamento che non può eludere alleanze e schemi romani. Tre i fronti da tenere d’occhio nei prossimi giorni. Il primo riguarda la direzione nazionale di Fratelli D’Italia che Giorgia Meloni ha convocato per venerdì. Il fuoco della sfida a distanza con Matteo Salvini cova più vivo che mai sotto la cenere e c’è da scommettere che la sorella d’Italia si giocherà fino in fondo la carta siciliana (la presidenza) all’interno dei tavoli di coalizione. Un modo per approfittare delle spaccature non ancora rimarginate all’interno di Forza Italia dopo l’ordigno piazzato dal gruppo che ha indicato Gianfranco Miccichè candidato alla presidenza in quota azzurra (incontrando però le resistenze di Renato Schifani, dei firmatari dell’appello della scorsa settimana e dei dioscuri musumeciani Gaetano Armao e Marco Falcone). E qui c’è il secondo fronte da non perdere di vista: l’avvicinamento tra Forza Italia e la Lega. L’incontro tra Miccichè e Salvini previsto per i prossimi giorni potrebbe, in tal senso, fare da cartina di tornasole. Insomma, qualcosa si muove e la linea di demarcazione classica tra gli schieramenti inizia a scricchiolare. Stesso ritornello nel Partito Democratico. Nel marasma dei mal di pancia intestini nel partito siciliano con un fronte ostile al campo largo e un altro pezzo guidato dal segretario Anthony Barbagallo che sta già sondando il terreno per l’allargamento della coalizione si cercherà di fare il punto. Venerdì si terrà la direzione nazionale del partito, realisticamente Enrico Letta e company saranno ancora più chiari nel sottolineare che la linea del campo largo non è mera invenzione isolana. Una linea che dovrebbe essere ribadita lunedì pomeriggio in occasione della direzione regionale per gettare acqua sul fuoco delle polemiche degli ultimi giorni.  

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15 Febbraio 2022, 05:33

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