06 Febbraio 2013, 13:28
2 min di lettura
PALERMO – L’Ente Acquedotti Sicilia prosegue nella crisi nera, che ne contraddistingue l’operato degli ultimi mesi. Nel mirino ci sono le proteste degli utenti e le denunce dei sindaci, che però hanno una radice più profonda. A pesare come un macigno sono i debiti contratti dall’ente, che ammontano a circa 500 milioni di euro, nonostante questo sia in liquidazione da quasi dieci anni.
“Il nostro buco è diventato una voragine – spiega Domenico Inga della Cisl – nel momento in cui la Regione ha permesso che i debiti dei comuni nei nostri confronti venissero conciliati al 50 per cento. Da quel momento abbiamo iniziato a perdere sempre più”. La giunta presieduta da Rosario Crocetta ha già ribadito la propria contrarietà ad una liquidazione che porti verso la privatizzazione delle acque. In calendario c’è quindi una nuova organizzazione di tutto il sistema idrico, con l’obiettivo di farlo tornare nel bacino pubblico.
L’aumento delle difficoltà economiche dell’Eas è stato sottolineato negli giorni precedenti dal commissario liquidatore Dario Bonanno, che ha scritto alle autorità competenti per porre l’accento sulla mancanza dei mezzi, sia di liquidità che di locomozione, che non consente si svolgere il servizio. La quasi totalità delle sigle sindacali, ovvero Cgil, Cisl, Uil, Cobas e Sadirs, ha proclamato lo stato di agitazione. Fino a venerdì ogni mattina terranno delle assemblee pubbliche davanti la sede dell’assessorato all’Economia in via Notarbartolo.
“La circostanza paradossale è quella – scrive Bonanno – che alcuni dipendenti direttamente impegnati nella distribuzione sono stati querelati per interruzione di un servizio di pubblica utilità”. Sì perché diversi fontanieri per svolgere un servizio di pubblica utilità adoperano le proprie autovetture, dal momento che il parco auto dell’ente è soggetto a pignoramenti. “Non è possibile una circostanza simile – sostiene Inca –, ed i lavoratori non possono più garantire un servizio con i propri mezzi”. La situazione più critica è quella in provincia di Trapani, come sottolinea il capo reparto Roberto D’Asaro: “Ci sono 14mila utenze senza fontanieri nella provincia di Trapani da quindici giorni. Ed inoltre le scorte di cloro stanno finendo”. La richiesta dei sindacati è quella del “passaggio delle competenze e del personale al dipartimento Energia”, dice Inga. Lo stesso rappresentante della Cisl aggiunge: “Questo ci permetterebbe di lavorare in modo più sereno senza stare sotto la scure dei pignoramenti”. L’incontro fra l’assessore Luca Bianchi ed il commissario liquidatore ha però confermato una strada differente. “L’assessore ha mostrato grande attenzioni alle sorti dell’Eas – afferma Bonanno -, ritenuto un nodo prioritario dell’amministrazione regionale. Il mio auspicio è quello di potermi occupare il prima possibile solo della liquidazione e non della gestione quotidiana”. La soluzione allo studio della Regione non sarebbe quella chiesta dai sindacati, bensì il trasferimento ai Comuni delle competenze in merito di comparto idrico.
Pubblicato il
06 Febbraio 2013, 13:28