20 Giugno 2023, 05:01
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CATANIA. Al termine di undici anni di storia infinita, tra polemiche e diatribe giudiziarie di ogni tipo, la Camera di Commercio del Sud Est potrebbe essere arrivata a un definitivo capolinea. E’ quanto emerge dal D.A. n. 840 del 25 maggio 2023. Il Decreto è stato firmato dall’assessore alle Attività Produttive della Regione Siciliana, Edmondo Tamajo, e non si occupa solo del Sud Est ma stabilisce in che modo la Regione Siciliana – quella a cui spetta l’ultima parola – abbia deciso che in Sicilia le Camere di Commercio sono quattro: ha confermato quella di Messina, che continuerà a camminare da sola; l’accorpamento di Palermo con Enna e quello tra Catania, Siracusa e Ragusa – il famoso Sud Est, quindi – che, tra l’altro era già in essere da settembre 2017. E ha stabilito che la quarta è quella di Agrigento, Caltanissetta e Trapani.
E’ questa la parte finale del provvedimento, quella con cui si decreta, al netto di tutti i visto, i considerato, i preso atto e i ritenuto, che spesso vengono saltati a piè pari e che, invece, rappresentano la storia (anche) legislativa e le motivazioni di una decisione presa sulla base di quanto disposto dalla legge 14 del 24.02.2023: “La Regione Siciliana, in considerazione delle competenze e dell’autonomia ad essa attribuite, può provvedere, entro il 31 dicembre 2023, a riorganizzare il proprio sistema camerale, anche revocando gli accorpamenti già effettuati o in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto (…)”.
Decisione che non ha mancato, anche stavolta, di suscitare polemiche da chi vorrebbe, adesso, che la Camera di Commercio di Catania ricominciasse a camminare da sola – forte del suo essere area metropolitana – o, magari, accorpandola a Enna che, a sua volta, è già accorpata a Palermo. I detrattori non si esprimono sul futuro delle CamCom di Siracusa e Ragusa, anche se i territori della Sicilia sudoccidentale fanno notare, per iscritto, che l’accorpamento a 5 proposto nell’emendamento del Decreto Sostegni Bis forse (ma è un forse ironico) non è proprio l’optimum.
Perché metterebbe insieme territori troppo diversi tra loro per logistica, tipologia e cultura. Senza considerare il tempo necessario per attraversare la Sicilia per chi da Trapani o da Ragusa dovesse spostarsi nella parte opposta per qualunque motivo, ovviamente camerale.
Un’altra delle idee lanciate da chi non vuol più vedere la Camera del Sud Est è quella di modificare la Legge Madia, la 124/2015, proponendo magari un emendamento che consenta di sforare il numero massimo di 60 Camere di Commercio in tutta Italia. L’idea è davvero al vaglio delle associazioni datoriali che hanno partecipato alla riunione convocata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy che si è svolta a fine maggio ma cinque giorni dopo la firma del decreto regionale. Creando anche qualche incidente dal punto di vista diplomatico.
Ci si è chiesti se ci sia la volontà di modificare la Madia. In altre parole, se sia modificabile per risolvere un problema siciliano lo si potrebbe – o dovrebbe – fare anche per andare incontro alle esigenze di altre regioni.
In fondo neanche la bomba che era stata lanciata a luglio 2021 con l’emendamento inserito (e poi approvato) nel Decreto Sostegni-Bis aveva modificato la legge Madia, ma solo imposto, o proposto, una nuova composizione camerale – quella a 5 appunto – che metteva insieme tre Camere occidentali con due orientali lasciando inalterato il numero finale. A patto però che questa nuova realtà non provocasse nuovi esborsi per nessuno.
LiveSicilia ha seguito tutte queste vicende in modo capillare e ogni volta il motivo sembrava celarsi sotto il controllo dell’aeroporto di Catania di cui la Camera del Sud Est è il socio di maggioranza.
Ora la domanda è se sia possibile riportare indietro le lancette a settembre 2017 azzerando non solo l’accorpamento del Sud Est ma rimettendo al loro posto beni, fondi, proprietà, dipendenti, pensioni e tutto quanto ciascuna Camera ha portato in dote per quel matrimonio, senza che tutto questo preveda l’esborso di un solo euro. Alla lettera “di nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Ma c’è anche uno studio giuridico, economico e finanziario realizzato da professionisti incaricati da UnionCamere Sicilia che conferma l’opportunità di mantenere il sistema camerale siciliano nella situazione antecedente il decreto del 30 marzo 2022, cioè una divisione a 4 nella quale il Sud Est rimane così com’è. E il bello è che “il così com’è” è esattamente l’accorpamento che hanno voluto, e firmato, le associazioni che componevano le Camere di Catania, Ragusa e Siracusa poco meno di dieci anni fa. Lo stesso per il quale i due gruppi di maggioranza che facevano capo a Confindustria e Confcommercio si sono battuti e del quale ciascun gruppo avrebbe voluto lo scettro.
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20 Giugno 2023, 05:01