Delitto Giarrusso, video ai raggi x | “Nelle immagini cerco la verità”

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15 Febbraio 2019, 05:44

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PALERMO – Non si è mai arresa. Ha sempre cercato di dare un nome e cognome a chi ha chi ha ucciso sua zia, trovata in un lago di sangue nel retrobottega del negozio di parrucche in via Dante. Era il 30 aprile del 2012 e da allora, l’assassino di Antonietta Giarrusso non è mai stato individuato. Quasi sette anni di indagini, sette anni senza verità con un assassino a piede libero.

Ma da qualche giorno la speranza si è riaccesa per Daniela Carlino, la nipote della vittima che da quel giorno indaga in prima persona su uno dei delitti più efferati avvenuti a Palermo: la parruccaia fu uccisa con 27 coltellate e un paio di forbici conficcate in gola. “Io non mi darò pace fino a quando non scoprirò chi ha agito con questa ferocia, chi mi ha privato della mia amata zia”, dice la nipote che in questi giorni, d’accordo con la Procura, sta visionando i video delle telecamere vicine al negozio.

E’ stata lei stessa a chiedere che venissero nuovamente presi in considerazione, per vedere con i propri occhi cosa ha immortalato l’occhio elettronico. Si tratta di lunghissime registrazioni, almeno quindici ore di immagini, che partono dalle 7 del mattino di quel 30 aprile e si concludono con il calare della sera. I cd sono stati acquisiti dalla parte civile difesa dall’avvocato Stefano Santoro, mentre il sostituto procuratore Renza Cescon sta vagliando le varie ipotesi per proseguire con l’inchiesta.

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“La verità è in quei filmati. Spero emerga qualcosa che attiri la mia attenzione dalle immagini – spiega Daniela Carlino – è necessaria un’analisi minuziosa. Di certo c’è che quel giorno le telecamere hanno immortalato decine di persone. Via Dante è una strada centralissima ed era pieno giorno quando mia zia è stata uccisa. Ci sono operai, passanti, un viavai che potrebbe aver aiutato il killer a dileguarsi senza farsi notare. Ma le telecamere potrebbero avere registrato le sue mosse, quei video possono dirci molte cose”. E’ quindi una caccia al dettaglio, a qualche movimento sospetto o ad un volto particolarmente ambiguo. Un’operazione che richiede tempo e attenzione, insomma, ma che potrebbe fornire elementi importantissimi alle indagini, già chiuse nel 2014, ma poi riaperte proprio grazie all’impegno della nipote di “Ninni”.

La parruccaia veniva chiamata da tutti così, nella zona dello storico negozio la conoscevano tutti, la sua morte e le modalità dell’omicidio sconvolsero l’intera città. Poi il calvario e le indagini cadute nel vuoto nonostante fosse stato isolato il dna dell’assassino. Fu confrontato con ventotto campioni diversi, ma si arrivò ad un nulla di fatto. Una quindicina di sospettati, poi le analisi dei rapporti bancari e le ipotesi che fino ad oggi non si sono concretizzate. “Cerco la verità – prosegue Daniela – e se si trova in quei video potrò finalmente dare giustizia a mia zia. Sono alla ricerca di uno spiraglio, di una possibilità, perché chi è entrato nel negozio per ammazzare mia zia e ne è uscito poi indisturbato, potrebbe essere individuato anche grazie ad eventuali dettagli in precedenza non considerati”.

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15 Febbraio 2019, 05:44

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