30 Giugno 2020, 16:53
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PALERMO – Il caso è chiuso. Sei anni dopo l’omicidio di Daniele Discrede non c’è un colpevole. Il giudice per le indagini preliminari Simone Alecci ha archiviato l’inchiesta. Bisogna aggrapparsi alla speranza che un giorno arrivi nuova “linfa investigativa”. Che qualcuno che sa si decida a parlare, magari un collaboratore di giustizia.
Era il 24 maggio 2014 quando Discrede veniva ucciso al culmine di una rapina davanti al deposito di bibite che gestiva in via Roccazzo. Aveva 42 anni ed era un padre di famiglia, un instancabile lavoratore. La Procura l’anno scorso ha chiesto archiviazione, i familiari si opposero e attraverso l’avvocato Antonino Gattuso indicarono nuove piste investigative. Nell’ultimo anno sono state battute senza produrre risultati.
In particolare, il supplemento di indagini ordinato dal gip si è concentrato su una batteria di rapinatori dello Zen. Nel corso dell’inchiesta era saltata fuori una nota informativa contenuta in un altro fascicolo processuale. Due poliziotti, una decina di giorni dopo la tragica rapina, raccolsero una voce confidenziale: qualcuno allo Zen sapeva il nome di un componente del commando che assaltò il deposito di bibite di via Roccazzo e fece fuoco contro Discrede.
La fonte confidenziale svelava l’identità di un rapinatore dal passato turbolento che il giorno del delitto si trovava agli arresti domiciliari, condizione che non gli avrebbe impedito di partecipare al colpo. Il rapinatore – si tratta di Raimondo Gagliano, poi divenuto collaboratore di giustizia – è deceduto per una grave malattia.
Il gip sottolinea il lavoro attento della Procura. Sono stati “esclusi rapporti e contatti telefonici fra i soggetti menzionati dalla fonte confidenziale nei giorni immediatamente antecedenti nonché susseguenti a quello in cui ha preso forma la brutale nonché mortale aggressione ai danni di Daniele Discrede”. Non potevano esserci stati contatti visto che uno era detenuti al Pagliarelli, due ai domiciliari, mentre Gagliano era stato ricoverato all’ospedale Villa Sofia dal 23 maggio al 7 giugno. Aveva una grave patologia ortopedica. Si dovrebbe supporre che si fosse rimesso in piedi e allontanato dall’ospedale per partecipare all’omicidio.
Dei rapinatori e assassini ci sono le immagini delle telecamere del supermercato, ma purtroppo, e il giudice lo sottolinea, “per un infelice angolo visuale nonché dell’oscurità e dei fanali abbaglianti accesi non è stato possibile decifrate la targa della Citroen C4 né tanto meno le sembianze fisionomiche degli autori dell’omicidio”.
Rapinatori, killer e pure fortunati. Oppure talmente esperti da avere studiato ogni particolare. Poche ore dopo l’omicidio a Torretta, uno dei primi paesi della provincia di Palermo, fu ritrovata una Citroen C4 distrutta dalle fiamme. La macchina era stata rubata otto mesi prima a Terrasini.
I poliziotti avevano scoperto che la Citroen alle 21:53 della sera del delitto era transitata sotto il ponte di viale Michelangelo-Viale Lazio in direzione Trapani, e due minuti dopo in via Belgio. Le tracce si perdevano all’imbocco dell’autostrada per Mazara del Vallo. Tommaso Natale, Zen o Sferracavallo sono le possibile direzioni di fuga. Da qui verso Torretta, dove la macchina fu bruciata. Nel corso delle nuove indagini è emersa la possibilità che la Citroen fosse stata utilizzata anche in un’altra rapina. Sono state acquisite le immagini di una telecamera che, però, non hanno inquadrato né la targa, né la persone che vi erano a bordo. Si tratta di un colpo per il quale i responsabili sono rimasti ignoti.
Sui quattro rapinatori si è indagato parecchio. Il gip scrive che “si rivela del tutto impercorribile in prospettiva procedimentale l’integrazione di un’indagine che esibisca connotati fortemente esplorativi”. Insomma l’orizzonte indiziario non traccia ulteriori strade. Si tratta di uno dei pochi passaggi sui quali la difesa dei familiari di Discrede esprime rammarico. Il loro pensiero è che, trattandosi di un omicidio, ogni strada andrebbe battuta.
Resta un grande punto interrogativo: come faceva la fonte confidenziale a conoscere i particolari della dinamica della rapina prima ancora che venisse diffuso il video? Lo stesso giudice parla di “termini sorprendentemente vividi e gravidi di particolari descrittivi”. Delle due l’una: o diceva la verità sul ruolo di Gagliano oppure qualcuno gli aveva descritto la rapina. Perché avrebbero dovuto informarlo?
Il delitto resta senza colpevoli. Si conosce la dinamica, ma non gli autori. Il 24 maggio di sei anni fa quando i poliziotti arrivano in via Roccazzo Daniele Discrede è per terra in una pozza di sangue. Ha la forza di dire che “erano tre, tutti e tre con tre pistole, avevano una Citroen, di colore grigio, si sono portati il borsello con l’incasso… 4.500 euro… mi hanno sparato”. Discrede morirà 43 minuti dopo all’ospedale Civico. I rapinatori erano arrivati pochi secondi prima delle 21:45. La macchina entrò nel piazzale, mentre la figlia di Discrede aspettava il padre che stava prendendo la moto. Quando il titolare del supermercato vide uno dei rapinatori tenere in ostaggio la bimba gli si lanciò contro con la motocicletta. Fu colpito una prima volta. Cade per terra. Nel frattempo arrivò il terzo rapinatore che era rimasto fuori dal cancello. Anche lui era armato e fece ancora fuoco Daniele Discrede che alzò il braccio nel disperato tentativo di schermare i colpi. Gli spararono altre volte e gli portarono via il borsello con i soldi. È una storia di morte, di orfani e vedove, di famiglia distrutte dal dolore. Ed è purtroppo una storia senza colpevoli.
L’OMICIDIO DISCREDE, VIDEO E FOTO
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30 Giugno 2020, 16:53