02 Gennaio 2022, 16:23
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PALERMO – È su Anna Corona che si sono addensati i sospetti più pesanti nell’inchiesta sul rapimento di Denise Pipitone. Sospetti che sono stati azzerati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Marsala, Sara Quittino, che nei giorni scorsi ha archiviato l’inchiesta.
Anna Corona è l’ex moglie di Piero Pulizzi, padre biologico di Denise, ed è la madre di Jessica, l’unica persona finita sotto processo in questi anni e assolta con sentenza definitiva. Anna Corona era stata iscritta già una volta nel registro degli indagati e la sua posizione era stata archiviata.
L’indagine a suo carico è ripartita lo scorso aprile quando l’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, mamma di Denise, ha consegnato in Procura la testimonianza di un uomo, il quale riferiva che nel 2005, durante una visita nella casa di via Pirandello, a Mazara del Vallo, dove Anna Corona viveva con le figlie, si era accorto di un rattoppo nella parete del garage. Come se fosse stata chiusa un’apertura.
La Procura di Marsala ha inviato sul posto vigili del fuoco e sommozzatori che hanno ispezionato ogni centimetro quadrato del garage e di un pozzo. Non sono state trovate tracce. I telefonini di Anna Corona, della madre Antonietta Lo Cicero e delle figlie sono comunque finiti sotto intercettazione. Nei nastri magnetici sono rimaste impresse tantissime conversazioni.
Le donne seguivano i programmi televisivi dedicati alla scomparsa di Denise e commentavano. “Nessuna di tali conversazioni appare poter assurgere al rango di indizio sufficientemente grave – scrive il gip – né tantomeno di prova circa la responsabilità dell’indagata Corona”.
Una conversazione in particolare ha destato maggiore interesse. Nel maggio scorso Anna Corona diceva ad una delle figlie: “… u vo sapiri cu fu tannu? Io cu Giuseppe” (Vuoi sapere chi è stato quella volta? Io e Giuseppe). Ad accorgersi che la donna pronunciava il nome Giuseppe è stata la difesa di Piera Maggio. Si sentivano anche dei rumori come se Corona avesse voluto coprire il cellulare.
Si trattava di una confessione? Il giudice ha confermato la tesi dell’avvocato Frazzitta, anche lei ha sentito pronunciare il nome Giuseppe. Ritiene, però, che ci sia una spiegazione alternativa per quelle parole che potrennero fare pensare ad una partecipazione della donna e di Giuseppe Della Chiave (altro indagato per cui è stata disposta l’archiviazione e a cui dedicheremo un successivo approfondimento) al sequestro.
Leggendo l’intero contenuto della conversazione, secondo il gip, il riferimento sarebbe al fatto che il “circo equestre”, e cioè il tam tam mediatico, avesse portato alla riapertura delle indagini nei suoi confronti e di Giuseppe Della Chiave. C’era anche un passaggio ad un dialogo fra la figlia e un avvocato. Nulla di anomalo. “La conversazione intercettata dunque – conclude il giudice – non riveste quella rilevanza indiziaria o addirittura probatoria che gli opponenti vorrebbero attribuirle”.
Così come non meritano approfondimenti (in alcuni casi ulteriori rispetto alle indagini già eseguite) le figure rimaste nell’ombra: tale “Luigi” (“Alivoti penso ca Luigi sa purtao”) e “il vecchio” (“Lo devono lasciare in pace a lui innominabile deve essere lui)”. Secondo il gip non c’è alcun elemento per dire che il vecchio potrebbe essere a conoscenza di informazioni riguardo a rapimento di Denise. Si tratta di frasi che calate nel contesto generale hanno un significato che non riposta al rapimento di Denise.
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02 Gennaio 2022, 16:23