02 Agosto 2021, 12:37
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MAZARA DEL VALLO – I depistaggi, le fughe di notizie, la disattivazione di telecamere e microspie, per la Procura di Marsala non fanno parte delle indagini sulla scomparsa da Mazara del Vallo, risalente all’1 settembre 2004, della piccola Denise Pipitone. Almeno tutto questo in relazione alle dichiarazioni rese dall’ex pm Maria Angioni, che fu titolare dell’inchiesta nella sua prima, travagliata, fase.
Con la citazione diretta a giudizio del magistrato, oggi in servizio a Sassari come giudice del locale Tribunale, è possibile conoscere le dichiarazioni consegnate dalla Angioni ai magistrati marsalesi, che, sulla scia di interventi televisivi recenti della collega, qualche mese addietro hanno riaperto il caso, raccogliendo come primo atto i suoi racconti nella qualità di persona informata dei fatti. Da testimone però l’ex pm Angioni adesso si trova indagata per false dichiarazioni al pubblico ministero .
La parte clamorosa di questo sviluppo investigativo, coordinato dal procuratore Vincenzo Pantaleo e dal sostituto Roberto Piscitello, è costituita dal fatto che alcune circostanze indicate dalla Angioni come dubbie, in effetti sono risultate conseguenza di suoi atti.
La Angioni andò in tv a dire che c’era la possibilità di dare una svolta alle indagini delle quali lei, da pm a Marsala, si era anche occupata. Nei salotti televisivi era un fiume in piena, ma davanti ai pubblici ministeri ha talvolta opposto il silenzio.
L’ex pm Angioni in particolare attirò l’attenzione dei suoi colleghi della Procura di Marsala per tutta una serie di racconti, fatti sempre in tv, su possibili depistaggi e fughe di notizie delle quali disse di avere avuto contezza durante il periodo in cui era lei a condurre l’indagine sulla sparizione di Denise. Circostanze che a suo dire coprirono volutamente il raggiungimento della verità sul caso di Denise. Ma gli approfondimenti investigativi condotti dai magistrati marsalesi sono risultati di opposto tenore.
A cominciare dal racconto di una telecamera che per la Angioni fu disattivata un giorno prima di un incontro tra alcuni soggetti, ritenuto fondamentale per l’inchiesta. Circostanza che l’ex pm ha attribuito a un’azione condotta da personale del commissariato di polizia di Mazara del Vallo. La scoperta fatta dai magistrati di Marsala è stata tutt’altra: quella telecamera che la Angioni disse essere stata disattivata “a sua insaputa”, in realtà fu attivata proprio con suo provvedimento, in data successiva a quella fatidica del 24 novembre 2004; il decreto di intercettazione si basava proprio su una informativa del commissariato di Mazara del Vallo.
Altro tema è la sfiducia che il pm Angioni ha detto di aver subito nutrito per il personale del commissariato “ …ci eravamo resi conto – disse davanti ai pm di Marsala – che alcuni intercettati erano consapevoli dell’attività tecnica che li riguardava…”. Circostanza che la portò a togliere le intercettazioni che i poliziotti gestivano in via esclusiva: “Questo anche per dare illusione e dare a pensare che non c’erano più intercettazioni in atto e che quindi si sarebbe potuto parlare liberamente…”.
E’ stato invece accertato che la revoca dei decreti a favore della polizia avvenne nel febbraio 2005 e cioè cinque mesi dopo essere diventata titolare dell’indagine, e comunque con tre successivi decreti, uno di aprile e due di maggio 2005, fu lei stessa a restituire al commissariato di Mazara del Vallo il controllo delle intercettazioni.
Ultima contestazione riguarda il vice dirigente di quel commissariato, il dottore Antonino Sfamemim, oggi alla Mobile di Messina. Il nome del funzionario non risulta mai essere stato fatto in tv, ma genericamente si parlò di lui come il principale artefice di una fuga di notizie.
Ai magistrati di Marsala l’ex pm Angioni ha detto di non avere certezza del fatto che Sfamemi fosse finito iscritto nel registro degli indagati, dicendosi invece certa che il vice dirigente del commissariato fu sentito “a sommarie informazioni”. Anche in questo gli accertamenti hanno appurato altro: nessuna iscrizione di Sfamemi nel registro degli indagati, nessuna deposizione a sommarie informazioni.
Insomma se la svolta nelle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone dovevano venire dai racconti dell’ex pm Angioni, che puntavano il dito su “coperture istituzionali” garantiti ai sospettati del sequestro della bambina, le nuove attività investigative hanno definito infondate le indicazioni fornite dall’ex pm della Procura di Marsala.
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02 Agosto 2021, 12:37