"Depistaggi per coprire il boss": funzionari indagati alla Forestale

“Depistaggi per coprire il boss”| Forestale, funzionari indagati

Il blitz antimafia dello scorso gennaio a Belmonte Mezzagno. L'inchiesta si allarga

PALERMO – Pubblici ministeri e carabinieri hanno continuato a indagare dopo il blitz e sono certi di avere puntellato con nuove prove l’ipotesi che Salvatore Francesco Tumminia, considerato il nuovo capomafia di Belmonte Mezzagno, avesse gestito assunzioni e turni di lavoro dei forestali stagionali del Dipartimento sviluppo rurale della Regione.

Ne è venuto fuori uno scenario torbido di presunte relazioni pericolose e possibili depistaggi per intralciare il lavoro degli investigatori. Sotto inchiesta sono così finiti Giuseppe Cuccia, Giovanni Migliore e Francesco Corso.

Il funzionario regionale Cuccia è indagato per favoreggiamento aggravato. Si tratta del capo operaio forestale del distretto che comprende Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela. I pubblici ministeri Bruno Brucoli e Gaspare Spedale gli contestano il fatto di avere ostacolato le indagini su Tumminia, negando di avere subito minacce dal presunto capomafia e dando disposizioni di fare sparire i turni di lavoro degli operai.

Migliore è il capo squadra dei forestali impiegati a Santa Cristina Gela mentre Corso, pure lui funzionario, lo è di quelli che operano a Belmonte Mezzagno.

Salvatore Francesco Tumminia avrebbe atteso il suo turno fino a diventare il nuovo capomafia. Sarebbe succeduto a Salvatore Sciarabba e Filippo Bisconti, entrambi arrestati nel dicembre 2018. All’indomani del blitz dello scorso 15 gennaio i carabinieri hanno acquisito della documentazione negli uffici del Corpo forestalle, fra cui i fogli di presenza degli operai del servizio antincendio in servizio a Belmonte Mezzagno e nei comuni vicini.

Il 16 gennaio i carabinieri convocano Cuccia. Ha fatto la trafila, da stagionale ad assunto a tempo indeterminato nel 2019. Favori a persone segnalate da Tumminia? Mai, dice agli investigatori. Quindi tocca a Migliore, anche lui ormai inquadrato a tempo indeterminato e anche lui nega di avere richieste di favori.

Viene sentito anche un altro funzionario, il quale spiega che circola la voce che Corso sia stato minacciato o addirittura picchiato. Corso smentisce: “Non ho avuto mai problemi degni di nota con gli operai, certo è che bisogna muoversi con cautela prima di parlare bisogna pesare le parole”.

Nel frattempo le microspie registrano altre conversazioni. Poche ore dopo l’arresto di Tumminia e del suo presunto braccio destro Benigno c’è fibrillazione fra gli operai. Fanno i nomi di colleghi “sponsorizzati” da Tumminia che “formava le squadre come diceva lui no come diceva la gente che ne era incaricata, hai capito?”.

Le cimici intercettano anche le parole del figlio di Tumminia, Giuseppe, il quali si mostra certo che non vi fossero testimoni fra gli operai della forestale. Anzi hanno negato: “Non è niente vero”. E mentre lo dice Giuseppe Tumminia ride. Bisogna attendere però le fasi successive di un eventuale processo: “… e lì dobbiamo ridere, chi si presenta e chi non si presenta”.

Il 17 gennaio un operaio confida di avere ricevuto disposizione da parte di Cuccia di fare sparire gli elenchi delle presenze: “… quello vedi che mi venne a dire di levare il libro… provvisorio… gli dico che l’ho perso lo hai perso lo hai posato e non sai dove l’hai buttato… lui me l’ha mandato a dire hai capito poi (ride)”.

Perché i fogli di presenza dovevano sparire? Secondo l’accusa, per nascondere le ingerenze di Tumminia che avrebbe fatto assumere personale e organizzato a suo piacimento i turni di lavoro.


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