08 Novembre 2019, 12:25
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CALTANISSETTA – “A Firenze ebbi un alterco con Vincenzo Scarantino perché aveva picchiato brutalmente la moglie”. A raccontare l’accaduto, rispondendo come teste, è il poliziotto Domenico Militello, in passato membro del gruppo investigativo Falcone Borsellino che indagava sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il teste ha deposta stamane a Caltanissetta, al processo sul depistaggio della strage di Via D’Amelio costata la vita al giudice Borsellino e alla scorta. Sul banco degli imputati tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo Falcone-Borsellino. Sono accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. I tre avrebbero manipolato il falso collaboratore di giustizia, Vincenzo Scarantino per indurlo a dichiarare ai magistrati una falsa verità sulla strage depistando le indagini. “Un giorno mentre eravamo a Firenze – ha continuato Militello – sono andato a prendere la cena per Scarantino. Sono venuti a chiamarci in mensa perché sentivano urla dentro l’abitazione. Una volta dentro trovai Scarantino che aveva dato schiaffi alla moglie perché aveva parlato con un funzionario il quale si era limitato a chiedere se la sistemazione era idonea. Lui, impazzito di gelosia, l’aveva schiaffeggiata. I bambini piangevano e la donna aveva il labbro spaccato. Dopo Scarantino non l’ho più visto”. Militello si è soffermato poi, rispondendo alle domande del legale di Bo, su un sopralluogo eseguito dagli inquirenti all’aeroporto di Boccadifalco. “Sono andato direttamente in macchina con Scarantino ammanettato, pioveva, e non ho ricordo del dottore Bo. Non era lì”, ha detto.
(ANSA).
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08 Novembre 2019, 12:25