Detenuti per droga e sequestro | Niente permesso di andare a messa

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18 Aprile 2019, 17:13

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PALERMO – “Anche il più inguaribile dei peccatori si può convertire”, dice l’avvocato Salvatore Pennica. È per questo che il legale aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari di Palermo di accordare il permesso a cinque detenuti agli arresti domiciliari per partecipare alla messa pasquale di domenica prossima nella cattedrale di Agrigento.

Dal Gip Walter Turturici, ascoltato il parere negativo del pubblico ministero Claudio Camilleri, è arrivato un secco no, “ritenuto che non ricorrono indispensabili esigenze di vita, le quali devono essere interpretate secondo criteri di particolare rigore”.

A chiedere il permesso speciale erano stati Fabio Contino, Sergio Cusumano, Gabriele Micciché, Francesco Luparello e Valentino Messina. Sono stati tutti coinvolti nel blitz “Kerkent” dello scorso marzo, quando gli agenti della Dia colpirono con trentuno arresti il clan mafioso guidato da Antonio Massimino, considerato il nuovo capomafia agrigentino.

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I cinque detenuti ai domiciliari sono accusati, a vario titolo, di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, e detenzione abusiva di armi. Miccichè risponde, in concorso con il capomafia, del sequestro di una donna, condotta in un magazzino e costretta, dietro la minaccia di una pistola, a subire la violenza sessuale di Massimino sotto gli occhi del marito.

Reati gravi che farebbero di loro, il condizionale è d’obbligo alla luce del principio di non colpevolezza, non solo dei criminali per la legge ma anche dei peccatori davanti agli occhi di Dio. In quanto peccatori, secondo il legale, potevano trovare la via delle redenzione in occasione della santa Pasqua. “È il momento più altro delle fede cristiana – si legge nell’istanza – e la Costituzione tutela la manifestazione del culto”.

Il permesso avrebbe consentito che tutti e cinque si ritrovassero, nello steso giorno, allo stesso orario e nella stessa chiesa, la cattedrale di San Gerlando, seppure accompagnati dagli agenti. Il troppo storpia, anche di fronte alle esigenze dell’anima. Le esigenze cautelari vanno garantite.

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18 Aprile 2019, 17:13

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