07 Marzo 2014, 19:28
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PALERMO – “È come condannare un giudice perché detiene il codice”, taglia corto l’avvocato Marco Clementi. Di avviso opposto, però, è stato il Tribunale che ha inflitto un anno e due mesi di carcere, pena sospesa, a Ferdinando Rinaldo imputato per detenzione illegale di munizioni.
Rinaldo è uno dei tre finanzieri arrestati a dicembre scorso per un presunto giro di minacce e tangenti. Secondo l’accusa, assieme a Tobia Imparato e Felice Monterosso, si sarebbe presentato da alcuni imprenditori. Facendo riferimento all’esistenza di alcune indagini in corso avrebbero chiesto loro mazzette per mettere le cose a posto. Nel mirino sarebbero finiti un veterinario, il titolare di un “compro oro”, ma anche un distributore di benzina, un pescatore di Isola delle Femmine, il gestore di un impianto per smaltire i rifiuti e il titolare di un’azienda dolciaria. Due di loro hanno deciso di denunciare tutto e sono scattati gli arresti.
Il giorno del blitz, a Rinaldo vennero concessi i domiciliari, gli investigatori perquisirono l’armadietto del finanziere e vi trovarono un caricatore di proiettili calibro 9 per 21. Munizioni che l’imputato avrebbe dovuto restituire in armeria, perché inesplose, al termine di un’esercitazione al poligono di tiro della caserma. Rinaldo è istruttore.
In attesa di conoscere l’esito processuale della vicenda principale, la detenzione delle munizioni è costata al finanziere un processo per direttissima e una condanna. “Si tratta di una sentenza paradossale – spiega l’avvocato Clementi – che riconosce la responsabilità penale di un rappresentante delle forze dell’ordine per un reato che di per sé esclude tra i suoi autori proprio le forze dell’ordine. Insomma – ripete il legale – è come se un giudice venisse condannato perché detiene un codice”.
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07 Marzo 2014, 19:28