Il pentito Di Carlo: “Io, Berlusconi|e quei delitti ancora irrisolti”

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20 Aprile 2011, 13:08

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Dal Grand Hotel Ucciardone i boss continuavano a dare ordini. E commissionavano omicidi. Più che un luogo di detenzione era una zona franca per i padrini che mantenevano intatto il loro potere. Ma era pure il luogo dove maturavano delitti rimasti irrisolti per decenni. “S” vi ha raccontato la storia di Calogero Di Bona, maresciallo delle guardie penitenziarie scomparso nel nulla trentadue anni fa. Abbiamo ricostruito la pista investigativa che porta fino a Salvatore Lo Piccolo. L’ipotesi al vaglio degli investigatori è che potrebbe essere stato l’allora giovanissimo mafioso di San Lorenzo ad eliminare Di Bona. Continuando a scavare nel passato salta fuori che anche un altro agente penitenziario sarebbe stato ucciso per volere dei boss.

Attilio Bonincontro, freddato il 30 novembre del 1979, avrebbe pagato con la vita uno sgarro alla moglie di un mafioso detenuto. A rivelarlo in esclusiva sulle pagine di “S”, da venerdì in tutte le edicole siciliane, è il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo: “Mi raccontano che Bonincontro aveva spinto la donna di un boss, durante un colloquio e lo hanno ammazzato sotto casa. È stato Saro Riccobono ad organizzare la sua scomparsa”. I ricordi dell’ex mafioso di Altofonte partono dall’Ucciardone e arrivano fino alla Milano di un imprenditore rampante, Silvio Berlusconi, dove sarebbero finiti i soldi di Cosa nostra, grazie all’intermediazione di Marcello Dell’Utri: “Circa venti miliardi. Sapevamo che c’erano società con Dell’Utri e sapevamo pure che Dell’Utri era Berlusconi”.

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Di Carlo guarda anche al presente. Le scorribande, o presunte tali, del premier, in compagnia di belle ragazze lo hanno colpito. Di Berlusconi dice: “Gli uomini d’onore oggi non siederebbero mai al tavolo con lui per la vicenda delle donne”.

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20 Aprile 2011, 13:08

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