05 Febbraio 2019, 18:02
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La lettera di un precario del Comune di Palermo al ministro per lo Sviluppo economico, Luigi Di Maio, sul reddito di cittadinanza.
Caro Ministro Di Maio,
La invito a riflettere sulle parole scritte da un cittadino che, onestamente attraverso un lavoro precario, con enormi sacrifici riesce a mandare avanti la propria famiglia.
Mi chiamo Andrea Scarpisi ho quasi 42 anni e un sono un padre di famiglia, ho moglie e tre bellissimi figli, uno di 14, uno di 11 e la piccolina di appena 6 anni. Siamo una famiglia monoreddito, io lavoro al comune di Palermo a part-time da più di 20 anni con poche prospettive di miglioramento della mia posizione lavorativa. Non possediamo case, né terreni, né barche o auto di lusso, in banca abbiamo accreditato lo stipendio, che, dopo aver tolto affitto, bollette, spesa per alimenti e vestiario, non ci resta praticamente nulla. Scusi se mi sono dilungato, ma andiamo ai ringraziamenti.
Volevo ringraziarla per il reddito di cittadinanza alla quale la mia famiglia non potrà accedere, perché nonostante mia moglie disoccupata abbia tutti i requisiti, il mio reddito ammonta a poco più di 12500 euro annui, superando la soglia di reddito.
Volevo ringraziala perché con il reddito di cittadinanza, molti troveranno lavoro e per le ditte, per le società e le per fabbriche sarà molto conveniente assumere chi è beneficiario di reddito di cittadinanza… per mia moglie che non potrà portare questa dote sarà ancora più difficile trovare lavoro.
Volevo ringraziarla perché con il redditto di cittadinanza verranno messi in circolo molti soldi, questo porterà ad un amento dei prezzi ed io farò ancora più fatica ad arrivare a fine mese.
Volevo ringraziala per l’abolizione della Rei, attualmente mi vengono accreditati circa 70 euro mensili, poca cosa, ma per la mia famiglia è un aiuto.
Volevo ringraziarla perché ormai mi ero abituato a questa situazione difficile e Lei è riuscito a renderla ancora più difficile.
Ma il ringraziamento più grande volevo farglielo per essere riuscito a far piangere mia moglie, era convinta che entrando in questo circuito del reddito di cittadinanza, sarebbe finalmente riuscita a trovare lavoro per garantire alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, così come recita l’articolo 36 della nostra Costituzione.
“Lo sfogo di Andrea Scarpisi – scrive il parlamentare regionale dell’Udc Vincenzo Figuccia, leader del movimento CambiAmo la Sicilia, che ha diffuso la lettera – rappresenta il sentire comune di migliaia di precari, delusi da un provvedimento come il reddito di cittadinanza. Il lavoratore riesce a fare emergere i paradossi di uno strumento illusorio, non adatto a risolvere le problematiche quotidiane di migliaia di famiglie italiane monoreddito, la cui crisi ha ridotto quasi sotto la soglia di povertà”. “La lettera – prosegue – rappresenta un monito affinché le scelte politiche adottate siano riviste, per dare maggiori tutele al ceto medio impoverito, messo a dura prova da anni di crisi. Inoltre, si evince che, vengono agevolati nuclei familiari composti da adulti, penalizzando oltre modo quelli di cui fanno parte minorenni. Quale politica può essere considerata lungimirante se omette il sostegno alla prima cellula della società, ovvero la famiglia?” “L’auspicio – conclude il parlamentare – è quello che sia una maggiore attenzione nei confronti del welfare familiare, motore indispensabile per lo sviluppo sano della comunità. Bisogna restituire dignità alla persona, creando le condizioni di crescita sia umana che professionale attraverso lo sviluppo della società, svincolato dallo schema di un reddito rivolto ad una minoranza”.
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05 Febbraio 2019, 18:02