04 Aprile 2020, 13:21
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ROMA- “Il diritto alla salute di tutti i cittadini, anche quelli detenuti in carcere, è importante. Ma non possiamo tollerare quello che sta accadendo con le scarcerazioni in corso: un indulto mascherato”.
Così Nino Di Matteo, magistrato antimafia e membro del Csm, in un’intervista al Fatto Quotidiano. “La scarcerazione non è l’unica soluzione. Prima si potrebbero percorre altre strade. Mi risulta per esempio che esistano strutture penitenziarie e padiglioni oggi inutilizzati, che potrebbero essere impiegati come luoghi di isolamento per i detenuti eventualmente contagiati dal virus. Poi ci sono molte caserme dismesse che potrebbero essere rapidamente riconvertite, prima d’imboccare la strada delle scarcerazioni anche di detenuti di elevata pericolosità sociale”, dichiara Di Matteo.
Il decreto del 17 marzo che permette lo snellimento delle carceri “rende possibile la scarcerazione di migliaia di detenuti senza permettere al magistrato di sorveglianza una adeguata istruttoria su chi viene scarcerato, senza che possa valutare se esiste il pericolo di fuga e di reiterazione del reato”, sottolinea Di Matteo. “È stato creato un automatismo analogo a quello dell’indulto.
Anzi questo è peggio. Perché almeno l’indulto è una decisione dei politici che se ne assumono la responsabilità”, prosegue Di Matteo, secondo cui il fatto che le scarcerazioni siano state precedute da proteste e rivolte nelle carceri “è gravissimo: un provvedimento preso a pochi giorni dalle rivolte anche violente e sincronizzate in decine di istituti in tutta Italia rischia di apparire come un cedimento dello Stato a un ricatto violento e organizzato”.
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04 Aprile 2020, 13:21