19 Febbraio 2014, 17:55
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CATANIA – Pace fatta tra il comitato San Berillo e l’amministrazione comunale. Le incomprensioni dei mesi scorsi circa la mancata convocazione di un tavolo tecnico sul futuro del quartiere sembrano ormai lontane. L’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo ha effettuato oggi un sopralluogo nel cuore dello storico rione catanese accompagnato dagli stessi attivisti del comitato. Il clima è quello di “una passeggiata amichevole”, per dirla con le stesse parole dell’esponente della giunta Bianco. Anzi intimo. L’idea di attraversare le vie del quartiere è nata venerdì scorso a margine del primo incontro tra le parti. Roberto Ferlito, uno degli animatori del comitato, racconta: “Ho notato che durante la discussione era emerso che non si aveva un’ idea precisa di cosa fosse la vita a San Berillo. Si è parlato di criminalità organizzata, spaccio, sfruttamento della prostituzione. Un’immagine in parte falsata. Ho chiesto quindi all’assessore di venire tra noi.”
Di vero c’è sicuramente che San Berillo è un quartiere complesso, dove al suo interno esistono due o più rioni. Da un lato c’è il degrado, le case diroccate e una discarica di eternit a cielo aperto. Ci sono poi le prostitute, che sono proprietarie però degli stessi appartamenti in cui lavorano. “Ho saputo che ci volete cacciare. Non lo fate assolutamente”. L’alt arriva da Rosalba, napoletana che opera nel quartiere da oltre trent’anni. “Non ne abbiamo intenzione”, risponde l’assessore. Ad una signora colombiana terrorizzata dalle voci che vorrebbero il quartiere vittima di una presunta speculazione edilizia, Di Salvo fa sapere: “Il quartiere è vostro, abbiatene cura”.
San Berillo è culla poi di un piccolo miracolo. Le stanze che fino a qualche tempo addietro fungevano da bottega di due travestiti, oggi sono state riconvertite a cappella e a luogo di riunioni del comitato. Se ne prende cura Francesco Grasso, autore del libro-testimonianza “Davanti alla porta”.
C’è poi un’altra San Berillo, quella prossima a via Stramondo. Il clima è profondamente diverso. Ci sono i senegalesi che lavorano. Il volto del quartiere è rassicurante. Tra le botteghe c’e l’esperimento della ciclofficina, una realtà che in meno di anno ha ampliato i propri orizzonti economici acquisendo pure un secondo negozio. Incastonato tra gli edifici c’è pure una palazzina destinata a studenti e restaurata di recente ma mai attivata. “Un singolo intervento non basta – riferisce a LiveSicilia Dino Costantino, proprietario dello stabile – il Comune deve prevedere un piano di recupero complessivo. Le istituzioni si devono occupare in primo luogo della sicurezza nel quartiere, ciò favorirebbe lo sviluppo”.
“È davvero triste che in piano centro città ci sia un quartiere con delle strutture edilizie assolutamente fatiscenti”, dichiara a fine del sopralluogo Salvo Di Salvo. “Gli abitanti che ho avuto modo d’incontrare – continua – hanno mostrato con orgoglio un certo attaccamento al quartiere. San Berillo può diventare davvero un grande polo d’attrazione”. Una cosa per Di Salvo è certa: “Il controllo del territorio ci deve essere e chiederemo una maggiore presenza dei vigili urbani come anche di operatori ecologici per la pulizia e la bonifica di alcune aree”. L’assessore all’urbanistica non si sbilancia tuttavia sul timing degli interventi: “Su questo non mi esprimo. Quella di oggi è stata solo una prima tappa di un percorso da compiere con il comitato. Alcune delle tradizioni della nostra città sono custodite proprio qui a San Berillo e andrebbero restituite a tutta Catania”.
Si dice soddisfatto della passeggiata di stamane Roberto Ferlito: “Per noi è come una pietra posata durante l’inaugurazione di un cantiere. Credo che Di Salvo abbia compreso qual è lo status della zona. Tra le proposte c’è quella che l’amministrazione possa intervenire con degli sgravi. Bisogna riportare la gente a lavorare e vivere qui dentro. Questa è la migliore bonifica immaginabile. Dove il quartiere è vivo, lo si è visto, il degrado è assente”. Mentre per Andrea D’Urso, autore del saggio Urban Cultural Maps e ispiratore del comitato, il rilancio del quartiere “dovrà passare dal rispetto del vissuto del rione e della sua storia. Nel nostro libro – spiega ancora – non indichiamo affatto delle ricette precise, ma una traccia da seguire ed è appunto questa”.
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19 Febbraio 2014, 17:55