21 Aprile 2015, 08:34
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CATANIA – La Direzione Investigativa Antimafia di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, ha confiscato i beni nella disponibilità di Daniele Amato Musarra. Nel 2013 il 44enne è stato tratto in arresto, unitamente ad altri 9 soggetti, nell’ambito dell’“Operazione Tuppi” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania diretta dal procuratore Giovanni Salvi. L’inchiesta aveva consentito di mettere in luce l’esistenza di un’articolata associazione dedita all’importazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti a Catania. In primo grado Musarra è stato condannato.
Nell’indagine emergeva la figura di Daniele Musarra che, oltre a gestire in proprio attività illecite legate al traffico di sostanze stupefacenti aveva il compito di reperire e rivendere la droga per conto del clan mafioso “Nicotra”, con a capo Gaetano Nicotra, operante nella zona di Misterbianco, subentrato al fratello Mario detto “u Tuppu”, anch’egli elemento di vertice in seno alla cosca, ucciso nel 1989 in pieno centro a Misterbianco nel corso della faida con il clan rivale dei Malpassoti.
Il clan mafioso denominati dei “Tuppi” era egemone nella cittadina di Misterbianco a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 per il traffico degli stupefacenti, che si interruppe per una faida ingaggiata con i rivali appartenenti al clan dei Malpassoti, ma riprese a pieno ritmo ad opera dei superstiti al loro rientro dalla Toscana ed Emilia Romagna. Il clan dei Nicotra era in affari col gruppo calabrese di Marina di Gioiosa Jonica dei Bevilacqua, che con cadenza mensile riforniva di cocaina la consorteria che la immetteva poi sul mercato.
Con il medesimo decreto il Tribunale ha, inoltre, inflitto a Musarra la misura della sorveglianza speciale per la durata di tre anni, ravvisandone il forte collegamento del proposto all’organizzazione criminale sopra delineata e la conseguenziale pericolosità sociale.
Con il provvedimento adottato a carico di Musarra è stata disposta la confisca del patrimonio riconducibile allo stesso, stimato in circa 200.000 euro, tra cui figurano, in particolare, una aziende operante nel settore della commercializzazione di autoveicoli, un immobile e disponibilità bancarie.
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21 Aprile 2015, 08:34