24 Agosto 2018, 15:32
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Ma i più sensibili tra i grillini che dalla Sicilia transitarono a Roma, nulla hanno da dire sulla tragedia della nave ‘Diciotti’ e sulla solidarietà che è diventata un disvalore, nel tempo delle prove muscolari che scelgono come palestra la pelle dei disgraziati? Eppure, sono – consta per conoscenza diretta o indiretta – persone dotate di ricca umanità, che fanno politica per un’idea e che, per un ideale di cambiamento più o meno condivisibile – questo non importa – discesero nell’arena del dibattito pubblico. Dunque, perché non parlano?
Niente ha da dire Giorgio Trizzino, dottore amatissimo a Palermo, amico dei più deboli, fondatore della Samot: uno che il dolore lo conosce per averlo curato e alleviato? Niente ha da dire Valentina D’Orso, ragazza straordinaria, coraggiosamente impegnata nel suo quartiere, nella sua città, a vantaggio della dignità dei più sfortunati?
Niente hanno da dire Steni Di Piazza, Aldo Penna, le cui prese di posizione si possono discutere, senza venire meno all’eco di stima che li accompagna?
E il riferimento è, come mero esempio, ai palermitani, per vicinanza, per averli incrociati e stimati, per averli riconosciuti quali figure attente e generose; però, ci sarebbero pure gli altri. Perché, davvero, non abbiamo letto nulla sul tema, o ci è sfuggito qualcosa: volentieri concediamo il beneficio del dubbio, pronti all’eventuale ammenda. Eppure, se ci fosse sfuggito un dettaglio, forse la responsabilità sarebbe di un tono troppo flebile.
Niente hanno da dire coloro che hanno beneficiato, per meriti e, magari, un pizzico di fortuna, dell’onda pentastellata nell’Isola? Avranno pure un’opinione. E allora? Non dicono perché non la ritengono rilevante? Non dicono perché un implicito ordine di scuderia invita al silenzio? Non dicono perché, sotto sotto, sono d’accordo con Matteo Salvini? E, se anche fosse, perché non dirlo?
Così, uno dei pochi che dice – citando Marco Travaglio sul suo profilo Facebook – è Ugo Forello, consigliere comunale M5s di Palermo: “Lo stallo vergognoso attorno alla nave Diciotti della Guardia Costiera, prima tenuta fuori dalle acque italiane come se fosse un vascello pirata, o fantasma, e non un pezzo di Italia, e poi autorizzata ad attraccare nel porto di Catania ma non a sbarcare i suoi 177 passeggeri per lo più eritrei, dura ormai da una settimana. E deve finire subito nel modo più ragionevole”.
Dice qualcosa pure Giancarlo Cancelleri, grillino, vicepresidente dell’Ars, in risposta a Micciché: che si condivida oppure non, almeno Giancarlo dice, non svicola, dando spazio al senso d’umanità: “Il mio pensiero non può che essere rivolto a queste persone che hanno già sofferto le pene di un lungo viaggio, la pena della fuga dai loro paesi, e spero che presto possano trovare la migliore accoglienza, ma sappiamo tutti molto bene che se l’Europa non farà la sua parte, l’Italia non potrà farcela da sola”. Poche voci nella vastità del deserto. Il resto è un imbarazzato silenzio.
Aggiornamento. Dopo la pubblicazione del nostro corsivo, è stato pubblicato su facebook un post del deputato M5, Giorgio Trizzino. Eccolo.
“Sempre più la questione della nave Diciotti, ancorata da giorni nel porto di Catania, diventa oggetto di aspre polemiche indirizzate nei confronti del Governo M5S-Lega, dagli organi d’informazione e dai partiti di opposizione. Alcuni parlamentari hanno ritenuto opportuno visitare i migranti a bordo della nave e dare spazio successivamente a chiacchiere inconcludenti. Altri invece si sono limitati a inondare le proprie pagine fb o rilasciare interviste compiacenti a chi usa l’informazione come un volgare mezzo di propaganda scandalistica. È un dato di fatto che il fenomeno migratorio che interessa le nostre coste è un fenomeno che bisogna affrontare con fermezza, se si vuole trovare in tempo una via di uscita. Diventa quindi di estrema attualità la proposta del governo che indica nel diretto coinvolgimento dell’Europa la soluzione all’attuale crisi dell’approdo dei migranti sulle coste siciliane. La ridefinizione degli accordi di Dublino è l’unica strada da percorrere e in fretta. Ma cosa spetta fare all’Italia in questo momento? Dimostrarsi unita e, cosa che a noi italiani riesce sempre bene, essere solidali nei momenti di grande difficoltà. Solidali si, certo, con i 150 migranti della nave Diciotti, ma uniti con i nostri ministri che in queste ore stanno tentando una mediazione molto difficile in Europa. Il rischio che oggi corriamo non è tanto di fare sbarcare qualche centinaio di poveri disperati in più nei nostri porti ma quello di continuare a mantenere improduttiva la Comunità Europea, che ormai i cittadini vedono come un luogo di chiacchiere inconcludenti.
Forse la grande prova di forza che stanno conducendo il Presidente Conte ed il ministro Salvini è l’unico modo per persuadere i nostri partner europei che la retorica dei palazzi di Bruxelles non ha più spazio davanti alla crisi epocale dell’emigrazione dal continente africano. C’è stato un tempo in cui abbiamo accolto tutti. Oggi è il tempo di vincolare gli altri paesi europei a fare la propria parte. Chi oggi si riempie la bocca con questi temi non ha idea di cosa significhi veramente il dramma di chi, strappato dalla propria terra e dalla propria famiglia, ha dovuto affrontare il dramma del ‘viaggio verso la vita’. Mi sono occupato di tanti piccoli giunti a Palermo all’Ospedale dei Bambini, soli e senza i genitori. In certi casi li avevano visti annegare in mare accanto a loro. Non sono riuscito a contenere il dolore e confesso di avere più volte chiesto a Dio perché permetteva tutto questo. Li ho aiutati per come ho potuto e non ho risparmiato nulla davanti a quelle tragedie. Certo avrei anche una speranza: che tanti cittadini italiani (compresi i politici ed i giornalisti) si adoperino per aiutare concretamente queste persone rilasciando meno commenti e interviste ed usando il proprio tempo in modo più utile e solidale”.
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24 Agosto 2018, 15:32