16 Novembre 2013, 12:31
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CATANIA – Il gip del Tribunale di Catania Giuliana Sammartino ha convalidato l’arresto del 53enne incensurato, finito in manette in flagranza di reato sabato scorso a Mascali con l’accusa di lesioni e maltrattamenti aggravati ai danni della moglie. Era stata quest’ultima, chiusasi in cucina per sfuggire alle violenze del coniuge ubriaco, a chiedere l’intervento dei carabinieri della locale stazione. La donna ha raccontato ai militari di subire ormai da un decennio percosse e insulti dal marito, per futili motivi e davanti ai figli minorenni. Violenze che non si erano fermate neanche durante le due gravidanze. In un’occasione la vittima aveva dovuto fare ricorso anche alle cure sanitarie in ospedale. La donna però, fino a sabato scorso, non aveva mai trovato la forza di denunciare il coniuge.Durante l’ultima colluttazione, per difendersi, era stata persino costretta a colpire sul viso il marito con una lampada, causandogli piccole ferite ed escoriazioni.
Martedì nel corso dell’udienza, celebrata nel carcere di Piazza Lanza a Catania, alla presenza del difensore di fiducia Michele Pansera, in sostituzione del legale Francesco Samperi, la Procura di Catania ha chiesto oltre alla convalida dell’arresto anche la custodia cautelare in carcere. Considerati la gravità e la reiterazione dei fatti, lo stato di ubriachezza abituale dell’uomo e la disponibilità di un’arma, anche se legalmente detenuta, il giudice ha definito concreto il pericolo di recidiva. L’uomo è stato quindi sottoposto agli arresti domiciliari nell’abitazione del fratello, in un comune distante da Mascali. Il gip ha anche disposto il divieto assoluto di comunicazione dell’indagato con la moglie.
Il legale Michele Pansera ha espresso soddisfazione per la decisione del gip. “Sarà in altra sede che si terranno le opportune valutazioni sul merito della vicenda – ha detto l’avvocato Pansera – Apprendo però con soddisfazione che, superata la fase emotiva che accompagna ogni procedimento che riguarda questi particolari reati, il gip abbia accolto la tesi difensiva del possibile contenimento delle esigenze cautelari anche attraverso una misura meno afflittiva del carcere. Oltre a tutelare la presunta vittima – ha concluso il legale – in questo modo si limita la mortificazione della libertà personale del mio assistito. Per questo motivo non adiremo al Tribunale del Riesame”.
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16 Novembre 2013, 12:31