Speziale querela la vedova Raciti |La replica: “Delusa e amareggiata”

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10 Maggio 2014, 13:26

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CATANIA- Roberto Speziale, padre dell’ultrà del Catania Antonino condannato a 8 anni per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo Filippo Raciti, ha querelato per diffamazione a mezzo stampa la vedova del poliziotto, Marisa Grasso. L’esposto è stato depositato alla Procura di Milano dall’avvocato Giuseppe Lipera, del foro etneo. Nella denuncia è riportata una dichiarazione della vedova che, a diversi siti on line, avrebbe detto: “Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga. E’ un mercante di morte. Questo si pubblicizza”.

“Ribadendo l’innocenza di Antonino che ha subito una condanna ingiusta, frutto esclusivo di un clamoroso caso di errore giudiziario – scrive nella querela Roberto Speziale – trovo, da padre, anche se mio figlio è stato condannato in via definitiva, che le espressioni utilizzate dalla vedova del poliziotto, quali ‘assassino’ e ‘mercante di morte’, siano altamente infamanti ed enormemente lesive del mio onore e del mio decoro, nella mia qualità di educatore: oltre che lesiva nei confronti di mio figlio”. Il padre dell’ultrà del Catania detenuto nel carcere di Agrigento, sostiene che “la dicitura ‘Speziale libero’ sulla maglietta del tifoso napoletano” è la “semplice esternazione di un pensiero, condiviso da milioni di italiani: Antonino è innocente”.

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AGGIORNAMENTO 11/05. Attraverso una lettera a “Il Tempo”, arriva la replica di Marisa Raciti, vedova dell’ispettore di polizia:  “Stavo rientrando a casa dopo aver partecipato alla festa della polizia a Catania quando ho saputo di essere stata querelata dal padre di colui che ha ucciso mio marito – scrive la donna -. Sono rimasta delusa e amareggiata. Dopo 6 anni di calvario, in attesa di una sentenza giusta e basata sulla verita’, pensavo di poter trovare pace per me e per i miei figli. Mi ero illusa. Non so quali siano i motivi che hanno spinto quell’uomo a denunciarmi per aver definito suo figlio ‘assassino’ quando quel ragazzo e’ stato condannato (con sentenza definitiva) a 8 anni per omicidio. Finora non avevo neanche chiesto il risarcimento economico previsto dalla condanna per la morte di Filippo. Un risarcimento che peserebbe sulle spalle del padre. Ma a questo punto seguiro’ le vie legali per ottenerlo, per i miei figli, per la polizia e la giustizia – prosegue Marisa Raciti -. Perche’ non vedo un barlume di pentimento sul volto di Antonino Speziale e nelle parole del padre. Di fronte alla morte di un servitore dello Stato si deve chiedere perdono. Perdono che queste persone non hanno mai chiesto ne’ a me ne’ a i miei figli. L’unica cosa che vedo e’ una maglietta inneggiante a un assassino, che offende la memoria di mio marito e tutte le famiglie degli uomini in divisa con le quali divido una profonda amarezza. Ho cercato solo giustizia e verita’ per i miei figli”.

 

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10 Maggio 2014, 13:26

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