04 Luglio 2018, 06:15
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PALERMO – “Palermo non ha nulla da invidiare alle città metropolitane del Nord Italia, i cittadini vanno coinvolti in modo adeguato e messi nelle condizioni di poter fare la differenziata. I lavoratori? Vanno valorizzati, ma in passato ho già licenziato chi rubava o non faceva il proprio dovere”. Non ha ancora firmato, ma ormai Peppe Norata si è calato a pieno nel suo nuovo ruolo: sarà lui, infatti, il prossimo presidente della Rap, la società del comune di Palermo che si occupa dei rifiuti. Un tecnico del settore che all’Università si occupa della raccolta differenziata e dei rifiuti speciali, ma che da 12 anni è anche a capo dell’Ato Palermo 5, Ecologia e Ambiente, dove ha ottenuto ottimi risultati.
La Rap è una società che versa in condizioni molti difficili. La prima domanda è la più scontata… chi glielo ha fatto fare?
“La politica è mettersi a servizio della comunità, in base alle proprie competenze. Mi torna in mente la Parabola dei talenti, che dice che ognuno mette a frutto quello che ha, o il parroco del mio paese di origine, Castelbuono, che a noi ragazzi diceva che ciascuno, almeno una volta, deve occuparsi della cosa pubblica. Non a vita, ma almeno una volta nella vita. Io lo faccio da tempo perché la mia professione mi impone questo dovere morale: non sono un santo o un missionario, ma davanti alle oggettive difficoltà della Rap e di Palermo mi è sembrato doveroso mettermi a disposizione”.
La sua nomina ha però suscitato qualche polemica interna al Pd…
“Il mio è un incarico di natura politica, ma il Pd ha sempre proposto le migliori professionalità nell’interesse della città. Se sono del Pd? Sono un democratico che si è ritrovato molto nel progetto di Matteo Renzi”.
Come è nata la sua nomina?
“Già qualche mese fa sulla stampa erano apparsi alcuni nomi per la presidenza della Rap, tra cui il mio, anche se ne ero all’oscuro. Ho incontrato alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale per capire la situazione, ma non si è arrivati a nulla perché la Rap doveva rientrare in una riorganizzazione complessiva della macchina comunale. Nel tempo la situazione di Rap è diventata insostenibile: per nove mesi la società è stata amministrata in regime straordinario da parte del presidente del collegio dei revisori, cosa che può essere fatta per un tempo molto limitato perché poi l’assemblea deve ricostituire gli organi. L’accelerazione c’è stata domenica scorsa, quando ho ricevuto una chiamata dal sindaco che ha evidenziato le difficoltà note di Rap e mi ha chiesto questa disponibilità”.
E lei cosa ha risposto?
“L’ho data subito, seppure con qualche ‘però’. Ho un brutto carattere che a volte cozza con le esigenze politiche o mediatiche, che magari guardano più al contingente, e se mi convinco della bontà di una mia idea sono un caterpillar. Ho chiesto piena fiducia e copertura politica, oltre a una condivisione sulla scelta dei consiglieri di amministrazione: il sindaco ha deciso di nominarmi amministratore unico, anche per darmi più autonomia decisionale, però ritengo che la Rap abbia bisogno di una guida collegiale. Non si è parlato di nomi, ho solo letto alcune ipotesi sulla stampa che si possono smentire tranquillamente”.
Passiamo ai problemi della città. Iniziamo dalla differenziata…
“Per essere soddisfatti dovremmo essere al 50%, ma siamo ancora lontani. Prima ancora di parlare di raccolta differenziata, però, dobbiamo parlare delle infrastrutture necessarie, ossia le isole ecologiche e i mezzi che sono fondamentali. A Caccamo siamo arrivati al 75% di differenziata, a Trabia al 50% in due mesi: ci siamo riusciti grazie alla collaborazione con la Polizia municipale e ad alcuni accorgimenti, come l’operatore che a una certa ora si fa trovare in un punto in cui il cittadino può conferire i rifiuti. Però bisogna partire dalle infrastrutture e dare anche dei segnali alle utenze domestiche e commerciali. Per esempio, sulle utenze commerciali, bisogna distinguere chi ha superfici superiori a 400 metri quadrati e chi no. I grandi magazzini o i centri commerciali devono essere autonomi, ma inseriti nel sistema con una certificazione del corretto svolgimento della raccolta. L’utente domestico andrebbe invece agevolato rivedendo il sistema e chiedendogli di dividere solo il secco e l’umido, proprio grazie al Tmb di Bellolampo e agli impianti di valorizzazione e selezione dei materiali: così avrebbe soltanto due bidoni. Questo però può essere fatto in prospettiva, visto che abbiamo in atto il progetto del porta a porta che è stato pensato e finanziato in un modo diverso e a quello ci atterremo”.
Quanto ci vorrà per raggiungere quei livelli di differenziata?
“Ci vorrà qualche anno, che potremmo accorciare con una sinergia con la Polizia municipale per i controlli. Però se intanto mettessimo a regime le utenze commerciali come bar, ristoranti e piccoli negozi, con un sistema organico di servizi e per certi versi autonomo rispetto al domestico, faremmo un grande passo in avanti anche in termini di qualità. La differenziata stradale non funziona, c’è sempre qualcosa di impuro e bloccare chi sbaglia è difficile. L’obiettivo deve essere il porta a porta e soprattutto far sparire i cassonetti”.
Perché le isole ecologiche sono così importanti?
“Per due ragioni: perché consentono al cittadino di non tenere il rifiuto a casa potendolo conferire subito, e penso anche agli ingombranti e ai rifiuti elettronici, e perché così si agevola il sistema di raccolta nel quartiere di riferimento. A volte il mezzo per il vetro, anziché il sabato, passa il lunedì: con l’isola ecologica sarebbe più facile anche il conferimento. Il professore Pasquale Culotta aveva redatto un piano per le isole ecologiche Palermo che andrebbe recuperato, ma penso che ne servano non meno di otto. L’isola deve essere pulita, gradevole alla vista, un luogo in cui le frazioni che possono emanare cattivi odori vanno smaltite subito. La legge prevede autorizzazioni veloci, bisogna solo capire dove collocarle e in 15 giorni possono essere pronte: vanno recintate e vanno predisposte le piazzole per gli scarrabili. Inoltre nelle isole potremo impiegare quei dipendenti che hanno limitazioni certificate dal medico competente, sarà un modo per valorizzare questi lavoratori. Il vicesindaco Marino mi ha detto che per tre o quattro già è stata individuata l’area e quindi siamo pronti a partire”.
Il regolamento Tari prevede anche un’agevolazione per chi porta i rifiuti all’isola ecologica: più ricicli, più risparmi sulla tassa…
“Se in auto non mettiamo la cintura veniamo multati, ma se ce la mettiamo non ci danno un premio. Il codice ambientale del 2006 ci dice che, prima di tutto, dobbiamo parlare di interessi ambientali e soltanto dopo di quelli economici. La raccolta differenziata è inoltre un obbligo per tutti, ma deve essere anzitutto un piacere: lo facciamo per mantenere l’ambiente pulito, per noi e per i nostri figli. Personalmente non sono favorevole all’incentivo, ma questo compete all’amministrazione comunale visto che incide sulla Tari”.
Chiederà una revisione del contratto di servizio?
“Dovremo discuterne, il contratto va aggiornato ma va rivista anche la manutenzione stradale che è un problema non da poco. A questo sarà collegata la Tari”.
Passiamo a Bellolampo…
“Bellolampo deve diventare un polo tecnologico, ma il tema delle discariche va affrontato in modo laico e senza ideologismi. Non sono contrario alla valorizzazione termica dei rifiuti, e non parlo dei termovalorizzatori ma di sistemi che sono sicuri. A chi parla ancora di discariche, faccio presente che a Cefalù c’è una discarica chiusa da vent’anni che però inquina ancora oggi e molto di più di un termovalorizzatore di vecchia generazione. Le discariche messe in sicurezza si possono gestire in settori: ci sono rifiuti che possono essere messi a dimora senza problemi per le future generazioni, mentre altri si possono mettere temporaneamente a dimora in attesa di essere valorizzati in modo diverso. A Bellolampo ci sono delle criticità che vanno superate, penso al Tmb che è utilizzato in modo parziale e anche improprio: una parte andrebbe usata come impianto di compostaggio e invece oggi serve per stabilizzare l’umido dell’indifferenziato”.
Uno dei problemi che i cittadini lamentano maggiormente è la scarsa efficienza dei servizi e dei lavoratori. Cosa farà su questo fronte?
“Per me il personale è una risorsa, qualcosa che è necessario e va valorizzato. Nella mia esperienza a Termini Imerese ho instaurato un rapporto franco e costruttivo con le organizzazioni sindacali che penso di poter ripetere anche a Palermo. Mi conoscono, sanno come mi pongo e come agisco, ma ai sindacati chiedo di evitare di difendere l’indifendibile. Mi è capitato di licenziare chi non voleva lavorare o chi rubava: ad amministrare c’è un padre di famiglia che è anche capace di acchiappare il figlio per l’orecchio quando sbaglia. Nessuno ci incatena a un posto di lavoro, se non ci piace possiamo sempre dimetterci. Ma se voglio lo stipendio, devo rendere”.
E sullo spazzamento?
“Ho chiesto impegni precisi al Comune e su questo siamo in assoluta sintonia: servono gli ispettori ambientali che possano vigilare sui dipendenti della Rap, ma anche sui cittadini e sulle attività commerciali che conferiscono rifiuti. Ci avvarremo dei lavoratori di Palermo Ambiente”.
Palermo ha anche un problema di ingombranti e discariche abusive…
“Se attiviamo le isole ecologiche, le discariche abusive non hanno più ragione di esistere. Il servizio ingombranti era fiore all’occhiello di Amia e di Rap, oggi c’è una carenza perché mancano le isole ecologiche”.
Cosa vuole dire ai palermitani?
“Palermo non ha nulla da invidiare alle altre città metropolitane del Nord Italia e i palermitani sono caparbi: vogliono essere coinvolti, come azienda dobbiamo avere questa capacità. Se il cittadino viene coinvolto, sarà capace di fare bene la differenziata. Nell’anno della capitale della cultura, il cambio culturale verso l’ambiente è fondamentale”.
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