12 Agosto 2012, 01:45
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Parliamoci chiaro, basta con queste liste di spiagge vip, frequentate da aristocratici di tutta Europa o mete esotiche ricche di cultura e arte. Bisogna dire le cose come stanno e dedicare dieci minuti alle mete che il palermitano frequenta realmente, che tanto a parte rare eccezioni turistiche, viaggi di nozze o viaggi di lavoro, sono tutte a mezz’ora di macchina. Che non faccia niente tutto l’anno o che gestisca imperi economici, ogni palermitano prima o poi ti guarda con gli occhi a vongola e ti dice tra l’isterico ed il cane vastuniatu, “…un ma firu cchiù, a me una vacanza mi serve.” Occhei, una volta stabilito l’inizio delle ferie, giorno in cui si corre giù per le scale dell’ufficio con fantozziana agilità, si deve stabilire dove si intendono trascorrere, ‘sti meravigliosi giorni di libertà. Per ogni categoria di vacanziero c’è una location – ma anche habitat volendo, che come termine mi sembra più appropriato – che pare disegnata apposta. Eccone un paio, così, giusto per fare un po’ di concorrenza alle liste delle spiagge vip.
Il figlio di papà, il caro vecchio Bbajeccati, pigro ma ben vestito, si catapulta alle isole Eolie, anno dopo anno, dopo anno. Non avendo nessuna intenzione di allargare i propri orizzonti e anzi angosciandosi se pensa a te che vai in Turchia, lui è capace di dirti con fierezza che “con il mare che abbiamo qui perché devo pagare un sacco di soldi per andare altrove?” Certo, non fa una piega, qualora il motivo del tuo perseverare fosse realmente questo e non, invece, il fatto che come il gallo del pollaio, “fuori da Palermo ‘un sacciu unni vaio”. Il radicalchic, armato di macchina fotografica e con una sacca in stile marinaro predilige la serenità delle Egadi o il mix storia/natura di Cefalù. Tanto mare e poca movida, giusto qualche aperitivo da gustare ancora salati in una taverna cadente gestita da pescatori. Quando è accompagnato da una donna – quasi sempre – tende a snobbare gli amici, che “non lo capiscono” e si dedicano ad attività stranissime come, che so, andare al ristorante dopo una doccia, valli a capire. Del resto, per lui è fondamentale ritrovare il legame con Madre Natura e dice che il bagnoschiuma compromette la cosa.
La Parissilton de noartri, con quell’aria da ereditiera esperta di moda che tutto l’anno lavora al nord, coinvolge le sue amichette in “uichendini” qua e là per la Sicilia, che il viaggione ad agosto è cafone (costa assai). Così, tra un aereo e l’altro, che non si sa quando prende perché è sempre qua, se ne va in giro per i locali dell’Addaura, di Taormina o qualsiasi altro posto basta che la si veda, dove si fotografa da sola in monoespressione e si guarda intorno cercando qualcuno al quale regalare perle di intelligenza tipo: “L’Italia è uno stivale ed è la patria della moda! Non è assurdo?”
I nuovi ricchi, che sconoscono la crisi perché il signor B. già da anni dice che ne siamo usciti, hanno prenotato due belle settimanone al villaggio turistico, inutile precisare quale perché tanto di lì non si esce, figuriamoci, e che sia in Austria o alle Maldive la cosa è identica. Il villaggio è un’oasi felice, frequentato esclusivamente da gente di un certo tipo, senza tasci o cafoni che rovinano l’atmosfera, dove si allarga il giro di amicizie e ci si rilassa, serviti e riveriti come dei re. Quando sono a casa invece la soluzione è il gommone, che quest’anno è pure più potente “perchè ci ha due motori e non uno come i pezzenti”, e serve per andare con la musica a palla nel golfo di Mondello Beach, “a fare prendere di invidia i peones”.
A proposito di Mondello Beach, spiaggia invidiata dall’intero globo, lì si che si trova la vera fauna palermitana. A chi vi racconta della sabbia fine non date ascolto, si tratta di lattine, pannolini e vaschette di pasta al forno essiccati e poi polverizzati. Non credete alle fotografie panoramiche prese da monte Pellegrino che ritraggono acqua cristallina e vele di windsurf, si tratta di un impasto di creme solari, spray abbronzanti e sudore di adolescenti sovrappeso il cui colore verde è presumibilmente dato da una mostruosa quantità di alghe. Lì si possono sentire odori vintage come quello della ciambella fritta rimasta sotto il sole per due, tre ore. Si possono ascoltare, in un dialetto very interesting, massime eterne tipo “Fatti à fimmina” – traduco: visto che sei una donna non è gradita la tua opinione. – Dove le turiste chiedono al bagnino se il topless sia vietato, perché le guardano tutti e la risposta arriva da un donnone vestito di nero: “Ciettu che è vietatu, i mia! Ca ci pozzu cummattiri cchiù cu mè maritu? Cummugghiattivi!”
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12 Agosto 2012, 01:45