18 Giugno 2014, 20:02
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CATANIA – Un vizio di notifica ha provocato il rinvio del processo in appello Dionisio. Si dovrà attendere l’8 ottobre per poter assistere all’apertura del dibattimento davanti alla terza sezione penale della Corte d’Appello. Un procedimento che vede nel banco degli imputati il boss mafioso Nitto Santapaola e altri vertici di cosa nostra catanese. Un processo, quello d’appello, da rifare dopo la decisione della sesta sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Giovanni De Roberto, che lo scorso 13 novembre 2012 rinviò alla Corte d’Appello etnea la sentenza che era stata emessa il 9 giugno 2011.
L’operazione “Dionisio” su mafia e appalti, scattò il 7 luglio del 2005, sotto il coordinamento dei Pm Amedeo Bertone, Giuseppe Gennaro e Agata Santonocito. Oltre al capomafia Nitto Santapaola, sono imputati Eugenio Galea, ritenuto il vice-rappresentante di Cosa nostra etnea negli anni ’80, Santo Giammona, Michele Sciuto, Venerando Cristaldi, e i fratelli Aldo, Mario e Vincenzo Ercolano e l’imprenditore di Castel di Judica Vincenzo Basilotta. Per l’imprenditore di Castel di Judica il reato era stato derubricato in Appello da associazione a delinquere di stampo mafioso a concorso esterno.
A sostenere l’accusa è il Pg Gaetano Siscaro e il sostituto procuratore Agata Santonocito, profonda conoscitrice delle dinamiche interne alla famiglia catanese di Cosa Nostra. In questo nuovo dibattimento potrebbero entrare nuovi elementi di prova: come i verbali dei nuovi collaboratori di giustizia Santo La Causa e Giuseppe Mirabile.
Quando la Cassazione rinviò alla Corte d’Appello il legale di Nitto Santapaola, l’avvocato Carmelo Calì commentò a LiveSiciliCatania: “Come si può sostenere che, fino al 2004, Benedetto Santapaola abbia diretto l’organizzazione denominata Cosa Nostra etnea, quando il mio assistito si trova in carcere dal 18 maggio 1993?”. La risposta è contenuta, secondo gli inquirenti, in 20 anni di intercettazioni e atti giudiziari.
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18 Giugno 2014, 20:02