25 Marzo 2015, 18:58
2 min di lettura
PALERMO – Assolto perché il fatto non sussiste. La sua vicenda fece parecchio discutere. Ora in appello cade l’accusa di abuso d’ufficio per il dirigente comunale Giuseppe Spata. Nel 2012 nonostante la condanna ad un anno in primo grado rimediata un anno prima, Spata aveva deciso di non fare un passo indietro, candidandosi lo stesso alle regionale per l’Udc.
Il processo ruotava attorno all’assegnazione di diciassette sepolture storiche nei cimiteri della città. Così recitava il capo di imputazione ora caduto in appello: “Perché, nella qualità e nello svolgimento delle funzioni di dirigente del Servizio gestione impianti cimiteriali, con plurime azioni tutte dirette al medesimo fine, con violazione del vigente regolamento dei servizi cimiteriali nonché dei principi di trasparenza e imparzialità dell’Amministrazione pubblica, adottava 17 determinazioni dirigenziali con le quali, intenzionalmente procurando ai singoli beneficiari un ingiusto vantaggio patrimoniale, riaffidava in concessione ai predetti beneficiari richiedenti cappelle funerarie il cui relativo titolo concessorio era stato dichiarato decaduto e senza attingimento dalla già esistente graduatoria”.
In pratica, secondo l’accusa che non ha retto al vaglio dei giudici di secondo grado, per assegnare le cappelle avrebbe dovuto stilare una graduatoria. Le concessione – 13 delle quali a Santa Maria dei Rotoli, due ai Cappuccini e due a Santa Maria di Gesù – erano decadute “per stato d’abbandono” tra l’ottobre 2004 e l’agosto 2006. Le sepolture cadevano a pezzi e per frenare l’incuria dovevano essere affidate, a titolo oneroso, ad altri privati. Così avvenne solo che Spata decise di non stilare una graduatoria come previsto dal regolamento di Palazzo delle Aquile. Tra coloro che ottennero la concessione c’erano pure magistrati e politici.
Spata, difeso dall’avvocato Debora Speciale. ha sempre respinto l’ipotesi della Procura. “Tutto scaturisce dalla non osservanza di una norma del regolamento comunale disse a Livesicilia -. La graduatoria, prevista dall’articolo 80, a mio parere, andava fatta se la richiesta fosse stata maggiore della domanda. C’erano 17 richieste a fronte di 130-140 disponibilità di sepolture. Non c’era motivo di fare la graduatoria, non c’erano mille richieste e cento offerte”. Spata puntualizzava che si trattava di “concessioni per opere storiche pagate dagli interessati con prezzi molto alti. Ce ne sono almeno 120 disponibili per le quali il Comune non si è mai attivato”.
Il tempo gli ha dato ragione ed è arrivata l’assoluzione con formula piena per il dirigente che oggi si occupa di servizi demografici.
Pubblicato il
25 Marzo 2015, 18:58