“Dirigenti infedeli alla Regione? | Crocetta faccia i nomi o smentisca”

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13 Marzo 2017, 17:56

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PALERMO – Non si placano le polemiche per le dichiarazioni del Presidente della Regione Rosario Crocetta all’Arena, il programma di Rai 1 condotto da Massimo Giletti. A non digerire le parole di Crocetta questa volta sono i dirigenti regionali dell’associazione Dirsi. “I burocrati che tardano il rilascio delle pratiche non perché legittimisti, ma perché chiedono le tangenti”, questa la frase pronunciata dal Presidente durante la trasmissione dello scorso 5 marzo e che ha scatenato l’ira dei dirigenti che hanno deciso di scrivere una lunga lettera dai toni accesi.

Chiedono chiarezza i burocrati siciliani, e sollecitano Crocetta a spiegare le sue affermazioni, denunciando i dirigenti che operano illegalmente. “La scrivente organizzazione sindacale – si legge nella missiva firmata dalla presidentessa Silvana Balletta – ha infatti necessità di conoscere i nominativi del personale, ove ve ne sia, resosi responsabile dei reati da lei ipotizzati, per tutelare l’immagine della categoria dirigenziale, sicuramente lesa da siffatti comportamenti, valutando anche la costituzione in giudizio in qualità di parte civile”.

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Insomma, Crocetta faccia i nomi di questi burocrati o le conseguenze non tarderebbero ad arrivare: “Qualora invece lei non fornisca alcun nominativo, senza nel contempo procedere a smentire pubblicamente, sia a L’Arena di Massimo Giletti che attraverso la stampa – attacca Balletta – le sue grossolane e improvvide esternazioni, questo sindacato valuterà quali azioni intraprendere, nei suoi confronti, a tutela dell’immagine della categoria dirigenziale, così impropriamente denigrata in trasmissione pubblica”.

Non hanno parole tenere i dirigenti regionali nei confronti di Rosario Crocetta e non mancano, nella lettera di fuoco, accuse precise: “Purtroppo, egregio Presidente, ciò che appare agli occhi di tutto il suo vituperato apparato burocratico – prosegue la nota – è soltanto una sgradevole demagogia, atteso che i quattro anni di suo governo non sono riusciti a eliminare i veri privilegi, a migliorare l’economia, il lavoro e dunque l’esistenza stessa del popolo siciliano, per cui lei non ha trovato niente di meglio che individuare come facile capro espiatorio, l’apparato burocratico regionale quale principale responsabile del mancato sviluppo territoriale. I Presidenti passano – si legge infine – ma i dipendenti regionali rimangono, e saranno sempre loro a portare sulle spalle il peso di far funzionare la principale azienda dell’isola: la pubblica amministrazione della Regione Siciliana”.

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13 Marzo 2017, 17:56

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