11 Aprile 2010, 17:20
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“Una finanziaria di riforme radicali fortissime” e i nomi dei “politici legati alla mafia e agli affari”. E’ il “giorno da leoni” annunciato per martedì prossimo all’Assemblea regionale siciliana dal governatore Raffaele Lombardo, che non vuole essere messo sotto scacco politico dall’inchiesta della procura di Catania in cui è indagato per concorso esterno all’associazione mafiosa.
E dal capoluogo etneo, nell’albergo di fronte al palazzo di giustizia dove ieri ha reso spontanee dichiarazioni ai magistrati che lo indagano, intervenendo a una riunione del partito di cui è leader e fondatore, il Movimento per le autonomie, Lombardo ritorna all’attacco. “Martedì davanti all’Ars – annuncia – diremo chi sono i politici legati alla mafia e agli affari: dimostreremo che non siamo noi quelli da indagare ma altri”. Niente anticipazioni però sui nomi: “queste cose – spiega – vanno fatte nei luoghi deputati. Martedì all’Ars dirò qualcosa di forte…”.
Lombardo ribadisce “sostegno e rispetto per la magistratura che è fondamentale per la democrazia” e che per questo vuole “libera, forte e indipendente e non privata dello strumento delle intercettazioni”. Ma una cosa non la gradisce, il governatore, e lo dice: l’atteggiamento del ministro della Giustizia che, secondo Lombardo, “pratica un garantismo che serve soltanto ai potenti” e che “invia gli ispettori a Trani perché si è toccato il suo presidente del consiglio – osserva Lombardo – e invece non ne manda nella procura in cui lo stesso capo dell’ufficio parla di mano politica della diffusione delle notizie”.
Affermazioni alle quali il ministro replica seccamente: “Preferisco – afferma Alfano – non commentare le dichiarazioni, sebbene ovviamente da me non condivisibili, di un uomo in difficoltà”. Poi l’affondo politico di Lombardo. Perché il presidente della Regione parla dell’accusa come “spazzatura politica” legata “alle riforme avviate nella Sanità e nei Rifiuti che hanno toccano interessi intoccabili”. Su quest’ultimo fronte aveva lanciato accuse all’indomani della fuoriuscita dell’inchiesta su di lui parlando di “termovalorizzatore infiltrato di mafia a pochi chilometri da Catania” e poi da Castelvetrano, nel Trapanese, Lombardo aveva lanciato un ulteriore allarme su “imprenditori che puntavano tutto sui termovalorizzatori”.
In questo quadro il leader del Mpa legge gli eventi di questi giorni “come un attacco” da parte di quelle “forze che finora hanno lucrato sulla Sicilia e che vedono il Movimento come una minaccia mortale”. “Già in dicembre, davanti all’Ars – chiosa Lombardo – avevo detto che avrebbero cercato di fermarci prima sul piano politico, poi su quello mediatico, poi su quello giudiziario e infine, speriamo di no, sul piano fisico. Siamo già alla terza fase, ma non ci fermeranno”.
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11 Aprile 2010, 17:20