29 Ottobre 2013, 13:46
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PALERMO – “La burocrazia uccide, sì alle staminali e alla libertà di cura”. E’ stato questo il leit-motiv della manifestazione di protesta dei disabili che, questa mattina, sono scesi in piazza, a Palermo, in compagnia di familiari e associazioni per difendere il “diritto alla vita e alle cure compassionevoli”. Una grande mobilitazione con l’obiettivo di dare una risposta secca alla decisione del ministero della Salute di non effettuare la sperimentazione del metodo Stamina del professor Vannoni, definito dal ministro Lorenzin “pericoloso per la salute dei pazienti”.
“Il governo dovrebbe vergognarsi – dice Rosario Martino, uno degli organizzatori della manifestazione -. I bambini, in particolar modo, non possono morire. Sono anime dentro un corpo che non si muove e togliere loro l’ultima speranza per aggrapparsi alla vita è un gesto abietto, senza cuore, che poco ha a che vedere col buon senso”. Diverse centinaia i partecipanti al corteo, organizzato dal Movimento Vite Sospese e dalla onlus catanese Sicilia Risvegli, che da piazza Castelnuovo si è mosso verso via Maqueda per confluire poi in corso Vittorio Emanuele, e giungere, infine, davanti alla sede della Regione. Lì, nelle prossime ore, prenderà vita un sit-in a oltranza.
Tre giorni di presidio fisso “sino a quando la Regione Siciliana ed il governo nazionale daranno risposte concrete”. Sotto la sede del Parlamento siciliano, inoltre, sono stati montati degli schermi sui quali verranno proiettati interventi in diretta, da diverse parti d’Italia, di disabili che hanno interrotto i cicli di iniezioni da staminali e delle loro famiglie. Un modo in più per testimoniare “le migliorie ottenute e la totale assenza di effetti collaterali”.
“Non molleremo – prosegue Martino -. Vorremmo chiedere al presidente Crocetta, visto che siamo sotto autonomia e dato che lo Stato non ce lo permette, di intervenire in merito: aprire gli ospedali e dare ai malati la possibilità di curarsi”. E non è un caso che Palermo sia stata scelta come sede ‘eccellente’. A fine luglio proprio la Commissione Sanità all’Ars aveva dato parere favorevole alle cure col metodo Stamina, individuando due strutture sanitarie in cui sottoporsi a infusione di staminali: il Vittorio Emanuele di Catania ed il Cervello di Palermo. Poi il dietrofront. Un cambiamento di rotta che ha suscitato malumori e sconforto tra i malati che, adesso, hanno deciso di far sentire la loro voce.
Presenti anche i genitori del piccolo Gioele, il bimbo di Marsala colpito dalla nascita da atrofia muscolare spinale che, dopo essersi sottoposto a ben quattro infusioni, adesso deve interrompere le cure. Il piccolo, che adesso ha due anni, a detta dei genitori ha registrato notevoli miglioramenti e riesce a muovere gli arti. “Lasciateci curare nostro figlio – chiede mamma Katia -. Siamo realisti, noi non stiamo parlando di una guarigione, e questo tengo a precisarlo, ma di un miglioramento delle condizioni di vita. Parliamo di malattie degenerative e le staminali rappresentano l’unica isola felice a cui aggrapparsi. Da mamma, se sai che qualcosa poteva essere realmente fatto per il tuo piccolo e non ti è stato concesso come puoi rassegnarti? Ogni giorno va via un pezzo di vita”. Due parole semplici, infine, quelle pronunciate con gli occhi sbarrati e pieni di speranza dal fratellino più grande di Giole, Andrè: “Quando andiamo a trovarlo in ospedale dice ciao con la manina, vorrei che lo facesse ancora e sempre”.
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29 Ottobre 2013, 13:46