11 Giugno 2019, 12:16
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PALERMO – In via Notarbartolo, all’assessorato all’Economia, c’è cautela ma quello che emerge dalla conferenza stampa sul disavanzo, indetta dall’assessore Gaetano Armao, è che i 391 milioni di disequilibrio fra entrate e uscite della Regione potrebbe essere spalmato in dieci anni piuttosto che in quattro. L’accordo ancora non c’è ma la strada da percorrere sembra già indicata ed è contenuta nello schema di norme di attuazione all’esame della commissione paritetica Stato-Regione, che domani tornerà a riunirsi. La maggiore parte del disavanzo, pari a 1,5 miliardi, sarà coperto in trent’anni, “ma resta una quota di 390 milioni – ha ricordato Armao – che al momento si prevede di ripianare in quattro anni, anche se lo schema di norme all’attenzione della commissione prevede una ipotesi decennale”. Un orientamento figlio di una sentenza della Corte costituzionale “che nel febbraio scorso – ha sottolineato l’assessore all’Economia – ha riconosciuto nel trentennio uno spazio eccessivamente lungo e quindi – ha aggiunto – ci si dovrà muovere tra i quattro e i dieci anni”.
Tema dell’incontro: com’è nato il buco in bilancio da 2,1 miliardi di euro. Per anni il bilancio della Regione ha considerato al proprio interno una grande mole di crediti tributari, forse però questi crediti non esistevano davvero. L’introduzione delle nuove regole sulla contabilità pubblica hanno di fatto eliminato queste cifre. “Per questo – ha spiegato l’assessore – ci stiamo occupando di riorganizzare alcune operazioni fatte alla fine del 2015”.
Per capire come è nato il disavanzo Armao ha costituito una commissione di studi e proprio il suo presidente Giovanni Sapienza ha provato a spiegare qual è l’origine del buco: “Riteniamo che la variazione di bilancio approvata con la legge 31 del 2015 abbia applicato male le norme sul bilancio pubblico causando un errore e quindi lo squilibrio”. Secondo gli esperti nominati dall’assessorato ci sarebbero state delle anomalie sono state delle anomalie nella cancellazione e nella rei-imputazione di quasi 11 miliardi di euro di residui attivi fatta dal precedente governo regionale, a cavallo tra la vecchia gestione contabile e quella del decreto legislativo 118 sull’armonizzazione contabile. Una mossa che avrebbe causato, dunque, la crescita del disavanzo della Regione.
Ma Armao non vuole parlare di responsabili. “Quella legge fu approvata con l’avallo dell’ufficio di contabilità dell’Assemblea regionale siciliana, inoltre lo Stato non la impugnò. Quindi non si può parlare di responsabilità del solo governo regionale di allora. È inutile fare il processo a chi c’era prima – ha proseguito il vicepresidente della Regione -, lo abbiamo già fatto quando abbiamo fatto l’operazione verità di inizio legislatura. Il nostro compito adesso è quello di attenuare il più possibile il peso del disavanzo sulla spesa per non fare pagare i costi del passato sui servizi e sui lavoratori”.
Dietro la questione del disavanzo, insomma, c’è la rivoluzione nella contabilità pubblica introdotta dopo la crisi del 2011 e l’assessore l’Economia ha criticato il modo in cui queste norme sono state recepite. “Adesso – ha spiegato – stiamo applicando le norme sulla contabilità pubblica in applicazione dello Statuto e non, come è stato fatto dalla passata legislatura, con un’accettazione unilaterale. Per questo domani la commissione paritetica varerà questa norma”. La commissione, nella stessa seduta, dovrebbe varare anche le norme sul giudizio di conto, sui revisori dei conti delle Regione e sul controllo preventivo generalizzato agli atti di programmazione europea.
Nel frattempo si lavora per scrivere le nuove norme sull’autonomia finanziaria. “Abbiamo in corso – ha spiegato Armao – gli accordi con il ministero delle Finanze per cambiare le norme sull’autonomia finanziaria del 1965 perché sono cambiate le regole tributarie su cui si basavano quelle norme. Oggi sono inapplicabili. Gli accordi già fatti sono degli step che arriveranno a dotare la Sicilia di una soluzione di sistema”.
Al momento però l’assessore all’Economia punta a fare in modo che i conti della Regione siano in regola. La giunta, presieduta dal governatore Nello Musumeci, ha approvato ieri il rendiconto per il 2018 che sarà trasmesso alla Corte dei Conti per la parifica. “Solo un bilancio sostenibile è capace di sviluppare quel tasso di crescita e di investimento con cui la Sicilia può rialzarsi”.
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11 Giugno 2019, 12:16