02 Febbraio 2011, 16:22
2 min di lettura
Via libera definitivo della commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana al ddl di riforma della legge elettorale negli enti locali. Il testo è stato licenziato stamani dalla commissione presieduta da Riccardo Minardo, ma al momento del voto i rappresentanti di Pdl e Pid hanno lasciato la seduta. “Non riconosciamo questa riforma – dicono da giorni gli esponenti dei due partiti – né nel merito ne’ nel metodo”.
La riforma prevede la scheda unica e l’obbligo di esprimere la preferenza sia per il sindaco sia per il consigliere, l’incompatibilità fra carica di assessore comunale o provinciale e consigliere (la metà dei membri della Giunta può essere scelta nel Consiglio) e la possibilità di sfiduciare il sindaco anche con un referendum popolare sostenuto da un numero di firme pari a un terzo dei votanti alla consultazione elettorale. Il referendum potrà essere chiesto 24 mesi dopo l’elezione del sindaco e c’è l’obbligo di riservare alle donne un quarto delle candidature alla poltrona di consigliere. “Adesso – spiega Minardo – si deve aspettare la conferenza dei capigruppo per decidere quando il ddl arriverà in aula”.
Ad attendere il ddl a Sala d’Ercole pero’ ci saranno migliaia di emendamenti annunciati dal Pdl e dal Pid. Ultimo atto di uno scontro tra maggioranza e opposizione che è in scena da settimane. “Gli emendamenti annunciati dal capogruppo Leontini sono pronti – annuncia Raimondo Torregrossa – faremo battaglia contro una riforma che non condividiamo assolutamente”.
“Solamente il Pid – spiega Toto Cordaro – presenterà tremila emendamenti. Siamo contrari soprattutto alla possibilità di indire un referendum di sfiducia dopo due anni e mezzo di consiliatura con le firme di un terzo dei votanti all’ultima consultazione. Significa non essere nelle condizioni di lavorare e portare a una continua ‘compravendita’ di consiglieri. Questa norma è fortemente voluta dal capogruppo del Pd Cracolici, ho la sensazione che sia la dimostrazione di una consapevolezza: essere destinato a fare nuovamente opposizione e a chiedere elezioni ogni due anni e mezzo”.
Pubblicato il
02 Febbraio 2011, 16:22