Disoccupati, poco istruiti e in fuga | Non è un'Isola per giovani - Live Sicilia

Disoccupati, poco istruiti e in fuga | Non è un’Isola per giovani

Primi per numero di inattivi, fra gli ultimi per percentuale di laureati fra 30 e i 34 anni. Di questi, solo 3 su 10 trovano lavoro entro tre anni.

PALERMO – Quasi quattro giovani su dieci non sono occupati, non cercano lavoro e non studiano. Si parla di Neet, la sigla inglese che racconta lo stato del 38,6 per cento dei giovani siciliani fra i 15 e i 29 anni: non sono disoccupati, perché il lavoro nemmeno lo cercano, e non seguono né un percorso formativo, né un percorso d’istruzione tradizione. La Sicilia è la prima regione in Italia per tasso di questa categoria statistica. L’Isola stacca il Mezzogiorno di cinque punti percentuali, la media di Sud ed Isole è pari al 33,8 per cento. In Italia il dato invece è pari al 23,4 per cento.

Negli scorsi giorni LiveSicilia ha raccontato i dati pubblicati dall’Istat sugli indicatori per analizzare le politiche di sviluppo. Un disastro che fotografa un’Isola con scarsi servizi pubblici, in cui regna la disoccupazione specie quella giovanile e nelle aree rurali del territorio. Ancora più agghiaccianti sono i dati del tasso di occupazione dei giovani: In Sicilia solo il 18,3 per cento è occupato. La media nazionale, è pari al 30,8 per cento, quella del Sud è del 21 per cento mentre al Nord c’è un’occupazione giovanile il 39,2 per cento.

Eppure in Sicilia c’è chi prova a farcela. Dopo la Campania e la Toscana che con oltre il 13 per cento ciascuno sono davanti all’Isola, la Sicilia è la terza per numero di imprese individuali con imprenditori di età inferiore ai trent’anni iscritte alle Camere di Commercio. In totale sono 19400, il 10 per cento di tutte le imprese giovanili nazionali. Si tratta però di una mosca bianca all’interno di un contesto che non adatto ai giovani e specialmente ai giovani formati.

Eloquente è il dato dei giovani che nei primi tre anni dopo la laurea non riescono a trovare lavoro. In Sicilia ci riesce solo il 32,3 per cento mentre la media nazionale è pari al doppio: 62,8 per cento. Nelle regioni del Sud riescono a trovare un posto di lavoro sono 4 neolaureati su 10. Salendo al Nord però la situazione cambia: lì c’è lavoro per sette giovani su dieci e nella regione che fa meglio, il Piemonte, l’83,4 per cento dei laureati riesce a trovare un lavoro entro i primi tre anni dalla laurea.

Fra i giovani fra i 30 e i 34 anni, inoltre, nel 2018 è risultato laureato soltanto i 20,8 per cento dei giovani mentre nella popolazione italiana con la stessa età hanno conseguito un titolo di laurea il 27,8. La Sicilia rimane così lontana dalla media nazionale e ancora di più dal primo territorio italiano per percentuale di giovani laureati: la provincia di Trento dove l’indicatore vale il 36,4 per cento.

Nel 2017, in Sicilia è stata bassa anche l’incidenza della spesa totale per la ricerca e lo sviluppo, che nell’Isola è pari allo 0,77 per cento, ma media italiana arriva all’1,28 per cento, mentre quella del Mezzogiorno è pari allo 0,91 per cento. Primo della classe italica è stato di nuovo il Piemonte dove gli investimenti in ricerca superano il due per cento. Di pari passo va il dato sugli addetti alla ricerca a tempo pieno ogni mille persone. In Sicilia il dato vale l’1,8 per cento della popolazione. La media italiana si assesta a 5,2 persone su 100 e quella del Sud al 2,5 per cento.

Non va bene anche guardando i dati della formazione nell’Isola. Il tasso di scolarizzazione in Sicilia è pari al 72,9 per cento mentre al media nazionale è pari all’80,9 per cento. Su questo indicatore fa peggio solo la Sardegna. E d’altronde nel 2016, questo è l’ultimo anno di rilevazione dell’istituto di statistica, alle scuole superiori sono iscritti solo il 91,1 per cento di coloro che avrebbero dovuto mentre nei primi anni gli abbandoni totali sono stati a due cifre. A primo anno l’abbandono è stato pari all’8,6 per cento mentre la media nazionale è pari al 6,6 per cento. Quello stesso anno, poi, a secondo anno, il 5,7 per cento degli alunni delle seconde della scuola superiore ha deciso di abbandonare i banchi.


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