Disservizi e promozioni “facili” |Le grane del Consorzio di Bonifica

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09 Gennaio 2015, 05:00

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CATANIA. Promozioni “facili”, carenza di manutenzioni e presunti danni erariali testimoniati da sentenze di condanna del Consorzio di Bonifica e cartelle esattoriali. Un corposo dossier presentato alla procura della Corte dei Conti da un dipendente e inviato alla redazione di Livesicilia lo scorso dicembre, getta ombre sulla gestione dell’ente regionale.  Sott’accusa anche l’attuale direttore generale, Giuseppe Barbagallo, che nel 2007 ottenne dal Consorzio la nomina di dirigente amministrativo senza ancora aver conseguito la laurea, a scapito di un altro candidato che, invece, sarebbe già stato in possesso del titolo richiesto prescritto dalla legge.

Ma il direttore generale, Giuseppe Barbagallo, contattato da LiveSicilia, si difende e precisa: “Le cose non stanno così. – afferma – Io svolgevo già delle mansioni superiori, quindi iniziai un procedimento giudiziario per acquisire le retribuzioni che per legge mi spettavano per mansione di fatto. Ma l’amministrazione del Consorzio si oppose perché non poteva pagare gli arretrati, dunque a costo zero chiudiamo la trattativa. Nel 2007, si arrivò, infatti, alla conciliazione con il verbale emesso dal Tribunale di Catania. Il primo novembre del 2007 io assumo la carica di dirigente amministrativo senza laurea, rinunciando a quello che mi spettava fino a quel momento. La laurea l’ho conseguita poco dopo”.

Alla Procura della Corte dei Conti toccherà, dunque, di fare chiarezza sulle presunte irregolarità segnalate e accertare gli eventuali profili di danno all’erario ipotizzati da una vera e propria pioggia di condanne per il Consorzio di Bonifica, che negli anni avrebbe sborsato a favore di utenti, consorziati e ditte cifre da capogiro. Le motivazioni alla base sono quasi sempre le stesse: danni per omessa manutenzione o per mancate forniture irrigue, manufatti abusivi, cartelle Serit e mancati pagamenti spettanti alle ditte. Risulterebbero anche molti i contenziosi, vinti da proprietari di fondi, promossi a seguito di incendi divampati nelle loro campagne sempre per omessa manutenzione.

Nello specifico, si ripercorrono più di una quarantina fra ricorsi e contenziosi alcuni già accertati dalle relative sentenze, non tralasciando appunto le delibere consortili, le promozioni “facili” e le attribuzioni economiche ritenute illegittime ad alcuni dipendenti. Tutti fatti che, secondo il dipendente firmatario dell’esposto, avrebbero economicamente messo in ginocchio uno tra i più grandi Consorzi di Bonifica d’Italia. L’ente della piana di Catania gestisce, infatti, ben 12 mila ettari di terreni e un bacino di utenza di più di 12 mila famiglie.

Ma Barbagallo respinge subito al mittente tutte le accuse e considera l’esposto solo come un tentativo di gettare discredito sulla gestione dell’ente: “ Non ci spaventa questo esposto – afferma il direttore – non abbiamo nulla da temere e certamente non neghiamo i risarcimenti che nel corso degli anni ci sono stati. Aspettiamo con tranquillità che la Corte dei Conti ci convochi per definire caso per caso la vicenda. La gestione dell’ente è sempre avvenuta nella totale trasparenza”. E affonda: “Troppo facile infangare, né io né nessun altro fa avanzamenti di carriera se non è in possesso dei requisiti. La legge lo prevedeva, – dice – non c’è stato nessun favoreggiamento”.

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Agli atti c’è un ricorso promosso da più consorziati, per reiterata omessa manutenzione, con cui il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche, con sentenza (1232) del 2010 condannò l’ente al pagamento di 107.513,60 euro e di 108.481,08 euro; a queste si aggiungevano le relative spese legali e spese per il CTU che avevano ulteriormente fatto lievitare le cifre di risarcimento. Ma a seguito di una nota assessoriale (l’assessorato regionale concorre infatti all’integrazione dei bilanci consortili) l’ente fu poi autorizzato alla stipula di un atto transattivo e avrebbe pagato complessivamente le somme di 116.778,82 euro e di 114.924,07 euro per ciascun ricorrente. La sentenza 1233 del 2009, emessa ancora una volta dal TRAP, condannava per omessa manutenzione in solido l’ente e l’assessorato regionale a risarcire per il danno subito un utente con la somma di 211.987,18 euro.

Nel 2009 con una procedura esecutiva, emessa dalla sesta sezione del Tribunale Civile di Catania, sono stati assegnati in pagamento a una trentina di ricorrenti ben 923.672,25 euro. Nel 2012, invece, un decreto ingiuntivo del Tribunale di Catania ha intimato all’ente della piana di Catania il pagamento di 37.831,03 euro nei confronti rispettivamente di due ingegneri, i quali avevano svolto lavori di collaudo. Malgrado l’ente si oppose sin da subito al Decreto, il giudice istruttore inserì la clausola di provvisoria esecuzione, cosa che consentì ai ricorrenti di procedere con un ingente pignoramento di 90 mila euro. La registrazione del decreto ingiuntivo fu poi autorizzato con determina del 10 luglio 2013 dal Direttore Generale, quest’ultimo delegato dal commissario straordinario di allora, Giuseppe Dimino. Ma il Consorzio, dal canto suo, vide accolta dinanzi al Tribunale di Catania l’istanza per la riduzione dell’atto di pignoramento notificato il 17 ottobre 2013. Fu infine l’ordinanza emessa dal Giudice dell’Esecuzione a stabilire l’assegnazione di 26.860,15 euro e 27.900,07 euro per i due ingegneri. Un’altra sentenza, stavolta del 2011, condannò l’ente per mancata manutenzione al risarcimento di 265.389,00 euro più le spese accessorie, nei confronti presumibilmente ancora una volta di un consorziato.

Insomma, un lungo elenco di risarcimenti e ci sarebbero anche molte altre delibere, secondo l’esposto, confezionate ad hoc con il preciso fine di aumentare lo stipendio ad alcuni dipendenti del consorzio, senza che in realtà poi questi avessero i requisiti necessari e senza che il contratto collettivo lo prevedesse. Tra i tanti casi evidenziati, quello della delibera n. 77 del 15 luglio 2013 tramite la quale ad un dipendente sarebbero state disposte temporaneamente attribuzioni economiche extra allo stipendio, per avere svolto mansioni straordinarie che di fatto non avrebbe mai compiuto. Infine, l’esposto evidenzia che nell’esercizio di bilancio di previsione per il 2015 sarebbe già stata predisposta una spesa pari a più di due milioni di euro solo per consentire all’ente di affrontare tutti i procedimenti legali e di pagare tutte le parcelle sospese relative agli anni 2012/2013.

“Noi siamo – ribadisce ancora il direttore – in regola con i bilanci consortili. La legge di stabilità ha bloccato lo stanziamento di due milioni di euro a favore dell’ente, che al momento versa in uno stato di totale sofferenza. La regione siciliana ci ha mandato solo i soldi per pagare gli stipendi. Avvieremo tramite i nostri legali le dovute verifiche, entrando nel merito dei singoli procedimenti giudiziari. In molti casi – spiega – abbiamo mostrato totale acquiescenza alle decisioni dei giudici. Naturalmente, ci sono poi i casi in cui negli anni il consorzio ha vinto i ricorsi. Non riteniamo, comunque, sia prudente pronunciarci in questa fase anche perché non sono un avvocato. Rimaniamo – conclude Barbagallo – a disposizione per fare chiarezza”.

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09 Gennaio 2015, 05:00

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