Politica

Pre-dissesto, cercansi 800 milioni: il piano entro Natale

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16 Settembre 2021, 16:37

8 min di lettura

PALERMO – Una corsa contro il tempo, sperando in un aiuto da Roma. Il consiglio comunale di Palermo ha approvato oggi la delibera con cui ha formalmente avviato la procedura del pre-dissesto che prevede l’approvazione entro tre mesi di un piano che rimetta in equilibrio i numeri del bilancio. Facendo due conti si tratta di trovare tra gli 80 e i 90 milioni di euro l’anno da qui al 2031, il che significa aumentare le tasse e tagliare quel poco che rimane in un ente che ha praticamente già raschiato il fondo del barile.

I conti del Comune

E dire che Palermo in realtà non è messa così male: i fornitori sono pagati, gli stipendi sono puntuali, non ci sono troppi mutui. Il problema semmai è che Palazzo delle Aquile non riesce a incassare le tasse ed è quindi costretto a ricorrere alle anticipazioni di tesoreria (su cui si pagano gli interessi) e per legge ad accantonare somme per evitare che i mancati introiti producano voragini nei conti. Il risultato è che ormai il Comune non sa più dove prendere i soldi. Il deficit peraltro è in parte strutturale (73 milioni) ma in parte dovuto a sentenze sfavorevoli nei casi Amia e Immobiliare Strasburgo che, sebbene di primo grado, comportano un obbligo di accantonamento; e se l’esborso per le sentenze potrebbe essere ripianato vendendo immobili o pacchetti azionari (vedi Gesap), non c’è nulla da fare per il buco strutturale.

Cos’è il pre-dissesto

Da qui la decisione di optare per il pre-dissesto, ossia una procedura che non comporta l’invio di un commissario (come nel caso del dissesto) e che consente a giunta e consiglio comunale di poter approvare da soli un piano di riequilibrio. Il punto è che la legge prevede paletti rigidissimi: dopo l’approvazione della delibera di oggi, Palermo avrà circa tre mesi (praticamente fino a Natale) per approvare un piano lacrime e sangue che con le elezioni alle porte nessuno voterà volentieri; non rispettare il termine comporterà in automatico la dichiarazione del dissesto, il che vorrebbe dire tasse al massimo, limiti ai mutui, conseguenze su spese e personale.

La road map

Il consiglio comunale ha però approvato anche un emendamento, proposto da Ugo Forello, che segna una sorta di road map: entro una settimana il Ragioniere generale dovrà fornire dati precisi sui soldi da trovare, entro un mese il Direttore generale dovrà redigere una relazione per fare il punto sui lavori ed entro 45 giorni la giunta dovrà presentare al consiglio la bozza del piano. Poi l’Aula avrà altri 45 giorni per dare il via libera definitivo.

Orlando contro Riscossione Sicilia

Il sindaco, presente in Aula sia ieri che oggi, sembra aver abbandonato i toni bellicosi contro il consiglio preferendo puntare il dito contro Riscossione Sicilia accusata di “fallimentare gestione”. “La lotta all’evasione è diventata un boomerang – accusa Orlando – Questa situazione riguarda la città di Palermo così come altri 250 comuni siciliani che non possono chiudere i bilanci. Senza considerare i circa 100 comuni siciliani in dissesto o in piano di rientro”. Una tattica, quella di coinvolgere gli altri comuni siciliani nel calderone, che ha un obiettivo ben preciso: convincere il governo nazionale ad allentare i vincoli così da poter revocare la procedura di pre-dissesto. “Sono consapevole delle difficoltà che ci attendono – aggiunge l’assessore al Bilancio Sergio Marino – ma confido che il lavori dei dirigenti, coordinati dal direttore generale, supportato dagli indirizzi di natura politica e strategica che darà la giunta, ci consentirà di arrivare a un risultato sopportabile ed equilibrato”.

Il boomerang del pre-dissesto

La scelta del sindaco di puntare sul pre-dissesto comporta due vantaggi: si tratta di una procedura revocabile in qualsiasi momento (a differenza del dissesto) e consente di prendere tempo evitando l’onta del default. Il punto è che ad avviare la procedura è stata proprio l’amministrazione, innescando un meccanismo che adesso non si può più fermare e che in realtà poteva essere ancora rimandato. “Il termine di approvazione del bilancio è stato spostato a causa del Covid – dice un orlandiano a taccuini chiusi – e quindi si poteva rimandare anche l’avvio del pre-dissesto, invece di condannarci a una tempistica così stringente”.

Opposizioni all’attacco: “Orlando si dimetta”

“Non credo che il sindaco riuscirà a presentare un valido piano – dice Ugo Forello – La voragine creata da questa amministrazione è troppo grande: in questi anni ha da un lato sperperato centinaia di milioni di euro per pagare debiti fuori bilancio, coprire i disallineamenti con le partecipate e rimandare l’accantonamento nel fondo contenzioso, dall’altro lato ha ignorato gli avvisi e le denunce del collegio dei Revisori che dal 2016 aveva già evidenziato le criticità che avrebbero portato al fallimento il Comune”.

“Entro 45 giorni l’amministrazione Orlando dovrà presentare un piano di tagli d mentre la città fa i conti con strade dissestate, servizi al lumicino, specie quelli anagrafici, e conti in profondo rosso – dice il capogruppo di Italia Viva Dario Chinnici – La delibera sancisce il fallimento di Orlando e di un’amministrazione sorda agli appelli lanciati dalla politica ma anche dalla Corte dei Conti. E siccome è evidente che la giunta non sarà in grado di presentare un piano credibile, l’unica soluzione sono le dimissioni del sindaco e il ritorno alle urne”.

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“Il Comune di Palermo è al dissesto, i conti fanno acqua da tutte le parti e per evitare il fallimento il sindaco Orlando ha ben pensato di lasciare in eredità i tagli per quasi un miliardo spalmati su dieci anni, ipotecando il futuro dei giovani di questa città – dice il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Scarpinato – Oggi ci siamo astenuti su una delibera che azzopperà la già fragile ripresa economica delle piccole e medie imprese e provocherà l’aumento delle tasse e il taglio dei servizi. Una situazione dovuta solo e soltanto al mal governo di questi anni, all’incapacità dell’amministrazione di risolvere i problemi, all’ostinazione del Professore che pur di non lasciare la poltrona ha portato Palermo nel baratro. Orlando non ha più alternative, se ne vada e liberi la città  da una pessima amministrazione che i cittadini non meritano”.

“Urge potenziare i servizi di riscossione a tutela dei cittadini e imprenditori che pagano regolarmente e hanno il diritto di ricevere servizi adeguati ad una città che per storia, cultura e presenze turistiche deve aspirare a collocarsi tra le mete europee predilette dai flussi di viaggiatori – dice la deputata di FdI Carolina Varchi – Orlando dimostri di avere ancora un briciolo di onestà intellettuale e dichiari il dissesto assumendosi la responsabilità invece di scaricare sulla prossima amministrazione dieci anni di tagli per sopperire ai buchi che sta lasciando nel bilancio”.

“La procedura è l’unica strada possibile e sensata per scongiurare il dissesto che avrebbe ricadute disastrose per l’intera comunità cittadina – dice Barbara Evola, capogruppo di Sinistra Comune – L’approvazione di questo atto lascia ampi margini all’interno di un quadro politico e normativo in continuo movimento. Spero che l’interlocuzione aperta con il governo nazionale possa approdare ad una soluzione per Palermo e per tutti quei Comuni che ad oggi non sono riusciti a chiudere i propri bilanci. Occorre rimettere in discussione tutto il sistema normativo che ha messo in ginocchio gli enti locali, affrontando alla radice l’origine dei problemi finanziari dei comuni e restituendo dignità politica al loro ruolo”.

“Il consiglio responsabilmente ha votato il riequilibrio di bilancio, quasi un atto dovuto – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – Adesso altre istituzioni sono chiamate ad esprimersi per poter dare una risposta non solo al comune di Palermo, ma anche ad altri 250 comuni siciliani. Il dissesto è dietro l’angolo, ci auguriamo che vengano accolte le proposte dell’Anci Sicilia a cominciare dal differimento della data di scadenza del bilancio al 30 novembre, oltre a quelle proposte che permetterebbero ai comuni di presentare il documento finanziario entro i termini di scadenza. La situazione è delicata e tutti debbono fare la loro parte”.

“Oggi ci siamo astenuti poiché il pre-dissesto é frutto del ricorso patologico e strutturale all’ anticipazione di cassa, a causa della scarsissima capacità di riscossione delle entrate da parte dell’amministrazione e dell’elevata mole dei residui attivi risalenti ad esercizi precedenti e di dubbia esigibilità, nonché della scriteriata gestione delle aziende partecipate – dice Concetta Amella del M5S – Per quest’ultime, gli obblighi di accantonamento sono pari ad un terzo dell’ accantonamento totale al fondo di dubbia esigibilità. Soldi che avremmo potuto destinare alla comunità, anziché a ripianare perdite, debiti fuori bilancio e disallineamenti”.

Cisal: “Tagli da scongiurare”

“Il Comune di Palermo non può andare al dissesto, né varare piani che prevedano aumenti delle tasse e tagli da quasi un miliardo in dieci anni: sarebbe un colpo fatale per la quinta città d’Italia, per le partecipate, per i lavoratori pubblici e privati e per l’economia. E’ indispensabile che il Governo nazionale intervenga con un provvedimento ad hoc come già si sta facendo con Roma o Napoli: chiediamo che tutti i parlamentari siciliani si impegnino in tal senso perché Palermo non ha alternative. In caso contrario, siamo pronti a bloccare gli uffici e scendere in piazza per tutelare i palermitani, lavoratori, i servizi e le prossime generazioni”. Lo dice il segretario generale Cisal Palermo Gianluca Colombino.

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16 Settembre 2021, 16:37

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