Distanza anti-contagio | Che cos’è il “droplet”

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02 Marzo 2020, 18:25

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Si può tradurre letteralmente con “gocciolina” ed è destinato a risuonare in tutti i paesi dove il Coronavirus è realtà: sbarca anche in Italia il termine “droplet”, che indica il criterio di tenersi alla giusta distanza per non raggiungere gli altri con le goccioline di saliva disperse nell’aria parlando, starnutendo o tossendo.

La distanza anti-contagio minima prevista corrisponde a un metro: lo dice il decreto varato ieri dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che contiene le regole ‘su misura’ che ogni singola Regione dovrà osservare per contenere l’emergenza. Come scrive Il Corriere della Sera, nel decreto si osserva che musei, istituti e luoghi di cultura sono aperti al pubblico, ma al loro interno vanno evitati gli assembramenti e dev’essere rispettato il “droplet”. Lo stesso sistema potrà essere applicato nelle chiese e negli esercizi pubblici temporaneamente chiusi per l’emergenza da Coronavirus.

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Scientificamente parlando, però, un metro non sarebbe sufficiente a mettere completamente al sicuro dal contagio: ancora il Corriere scrive che secondo l’infettivologo Massimo Galli dell’Università di Milano-Ospedale Sacco e Giovanni Rezza dell’Istituto superiore di Sanità, la distanza da mantenere è di 1 metro e 82 centimetri.

Fra le altre cose, il decreto varato ieri conferma la sospensione delle lezioni in asili, scuole e università in diverse zone d’Italia: oltre alle Regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia, la misura è in atto nelle province di Pesaro-Urbino e Savona. Nel resto della Liguria invece si riprenderà mercoledì, mentre in Piemonte si attendono decisioni fra domani e dopodomani.

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02 Marzo 2020, 18:25

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