“Distrupted accounts” |Mostra al Bocs

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02 Febbraio 2013, 16:03

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CATANIA – Sicilia e Stati Uniti. Memoria storica e coscienza individuale. Sabato 2 febbraio il BOCS ospita Disrupted accounts, la prima personale di Maria Domenica Rapicavoli a Catania, città in cui l’artista è nata e si è formata prima di lasciare l’Italia per intraprendere un viaggio professionale tra Londra e New York. Nata da una riflessione sui legami economici e politici esistenti tra la sua terra d’origine e l’America, la mostra contribuisce ad ampliare la base teorica ed estetica sulla quale Maria Domenica Rapicavoli ha coerentemente costruito il suo linguaggio negli ultimi anni di ricerca e segna, parallelamente, un momento di rottura rispetto alla precedente produzione, dedita soprattutto all’esplorazione dei processi di formazione dell’identità culturale. Disrupted accounts solleva, infatti, precisi interrogativi sulla veridicità della ricostruzione, della narrazione e trasmissione degli eventi, e rispetto alla comune percezione della realtà attuale, apparentemente dominata da un complesso sistema di connessioni invisibili e sconosciute. Tra gli avvenimenti da cui prende spunto la sua riflessione, gli effetti prodotti dagli accordi militari stipulati (a partire dagli anni 50) tra i due continenti. Il progetto innesca, così, una corposa serie di rimandi spazio-temporali, trattiene il fruitore in un continuo andirivieni tra passato mai realmente conosciuto e futuro imprevedibile, generando un’atmosfera di sospensione e ambiguità. Come il titolo stesso suggerisce, la mostra si offre al pubblico come un resoconto “interrotto”, disturbato, irrimediabilmente smembrato, capace di minacciare ogni tentativo di lettura lineare della temporalità. Un dispositivo audiovisivo che è anche un documento polifonico all’interno del quale ognuno può straniarsi o ritrovarsi, tra toni astratti e poetici, note critiche e accenti fortemente politici. Il tutto servendosi dei mezzi ai quali è più legata (la fotografia e il video) e sperimentandone altri (per la prima volta si confronta con il mezzo audio e con la scultura nella forma del found object), affidando a ciascuno di essi un preciso valore semantico e concettuale. Risultato? Una sound installation immersiva, evocativa e visionaria intervalla suoni ambientali e meccanici, memorie e silenzi; una videoproiezione trasmette in digitale le riprese effettuate dall’artista con una 8mm: frammenti video estrapolati dal web, ma anche filmati realizzati nel corso delle sue ricerche in Sicilia; uno scatto fotografico ritrae l’elica di un aereo da guerra tedesco, precipitato sull’Etna nel 1943 e mai ritrovato; un’altra foto riporta una panoramica in cui si intravede la stazione terra del MUOS di Niscemi.

 

 

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02 Febbraio 2013, 16:03

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