Massimino andrebbe ricordato per i no ai Santapaola, non per altro

Angelo Massimino andrebbe ricordato per i no ai Santapaola

Le sgrammaticature del presidente rossoazzurro non permettono di valutare il valore dell'uomo. E c'è chi ancora lo snobba.

CATANIA. “Diversamente alfabetizzato”? Tanto valeva scrivere direttamente ignorante, senza l’ipocrisia di un politicamente corretto che offende tanto quanto. Perché Angelo Massimino lo era e sapeva di esserlo. Un ignorante, sì. Come quei tanti che non hanno frequentato i banchi di scuola per andare a lavorare e magari costruire un’impresa. Massimo Gramellini scivola su di una buccia di banana e rovina una riflessione sulle diseguaglianze altrimenti perfetta. Stona tantissimo quel richiamo al “c’è chi può e c’è chi non può: io può” rimasto nell’immaginario nazionalpopolare di questo Paese.

Sì, Massimino l’ha detta – forse citando Totò – assieme ad altre sgrammaticature da far tremare le vene e i polsi. Fosse ancora in vita – e non morto per difendere quel Calcio Catania che ha amato e che gli ha dato la fama – le avrebbe rivendicate tutte. Proprio lui che, nonostante i soldi guadagnati tra la malta e il cemento, non ha mai voluto indossare gli abiti del parvenu.

Un uomo orgoglioso. Perché dietro la macchietta da presidente di un’altra epoca, epoca in cui anche il Torino del tremendismo avrebbe potuto vincere lo Scudetto senza le cifre da capogiro dei tempi attuali, c’era un uomo. Uno con gli attributi. Fa bene Alessandro Russo a ricordare che, ben prima dei colossi del pay-per-view, Massimino aveva capito il valore dei diritti televisivi nel mondo del pallone.

Ma i suoi attributi stanno in altro. Perché ce ne vogliono davvero grossi per cacciare gli emissari dei Santapaola dai propri cantieri. Lo ha ricordato via social il giornalista Rai Valter Rizzo. E lo ha fatto con la rabbia e la competenza di chi ha vissuto quegli anni e li ha raccontati sulle Tv locali e dalle colonne de L’Unità, lì infatti ha firmato una storica e coraggiosa intervista a Nitto Santapaola.

Ebbene, Massimino costruiva palazzi quando il comparto dell’edilizia in Sicilia era terreno di conquista per mafiosi e affaristi spregiudicati. Un far west dove non era difficile rimanere o vittime delle lusinghe o del piombo. I tanti intellò del pallone magari non lo ricorderanno e nessuno gliene fa una colpa. Ci mancherebbe (in fondo, c’è di peggio da sopportare!). È tuttavia dovere di chi sta a queste latitudini ricordare che “il Presidente” fu molto di più degli scivoloni lessicali che ancora oggi si ricordano. Un uomo che merita rispetto.


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