05 Agosto 2011, 11:12
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Palermo, aeroporto Falcone-Borsellino, mezzanotte. L’ultimo volo da Milano è atterrato con quasi un’ora di ritardo. Ma questo non è certo motivo di particolare stupore per noi isolani. La brutta sorpresa arriva poco dopo, quando M. A., un giovane proveniente dall’Arabia Saudita in viaggio in Italia, non trova il proprio bagaglio. Si rivolge allora all’ufficio preposto per segnalare lo smarrimento. Gli addetti gli mettono in mano un bigliettino e, in un inglese più rudimentale che altro, riescono a comunicare una sola cosa: “Il suo bagaglio è smarrito. Chiami domani questo numero”.
Da qui due giorni di telefonate al call-center di Palermo. Telefonate sprecate perché nessuno è in grado di comprendere la richiesta. Così M. A. si rivolge agli amici palermitani che lo stanno ospitando. I quali, increduli di fronte a questa rivelazione, tentano la classica “prova del nove”: telefonare al call-center fingendosi stranieri. Il primo operatore, dopo aver chiesto numerose volte di ripetere, ammette di non sapere l’inglese e passa la telefonata ad un altro collega “più preparato”. Medesimo risultato, nessuno a quanto pare è capace di comprendere e di rispondere. Alla fine, disperati, si chiude la chiamata e si ritenta, stavolta in italiano. Tutto questo accadeva a Palermo il 21 luglio. M. A. è già arrivato a casa propria. Il suo bagaglio ancora no.
Lettera firmata
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05 Agosto 2011, 11:12