12 Giugno 2019, 17:50
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PALERMO – La parola d’ordine è “relazioni”. Paolo Arata avrebbe cercato di sfruttarle per aprire le porte degli uffici regionali. Ci sarebbe riuscito con alcuni burocrati, mentre è ancora da chiarire il rapporto con alcuni politici. Agli atti, al momento, ci sono solo le parole intercettate. Il governatore Nello Musumeci spiega che dalla Regione sono arrivati solo dei “no”. Non è escluso che la Procura convochi qualcuno come persona infornata sui fatti.
“Domani mi fissano l’appuntamento con Cordaro (assessore regionali al Territorio ndr) e mercoledì mattina vado invece da Turano quello dell’industria… che è quello che Micciché gli ha dato le disposizioni per… Turano si, che ci diamo del tu… è importante?”. Così Paolo Arata, ex consulente della Lega arrestato per corruzione, intestazione fittizia e autoriciclaggio, raccontava al figlio del socio oculto Vito Nicastri, Manlio, i suoi contatti con la politica regionale.
Il riferimento è a Mimmo Turano, assessore regionale alle Attività produttive. “Tu, là, devi forzare sul fatto che… Nicastri non c’è”, gli dice Manlio Nicastri, consapevole della presenza ingombrante del padre, imprenditore con precedenti pesanti condannato per truffa, indagato per mafia e con il patrimonio miliardario confiscato. “Si però Micciché era preoccupato”, aggiunge Arata. “Siccome Gianfranco, però, non è uno stinco di santo… nel senso che… no, ma Gianfranco non sa fare niente… è un incompetente”, replica il figlio di Nicastri. “Si però io sono sponsorizzato, stai attento, però, io sono stato portato, per quello che vi voglio parlare là. Io sono stato portato da Gianfranco, da Dell’Utri (il riferimento è al fratello del senatore Dell’Utri in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa ndr)”. “Turano quando ha chiamato Gianfranco, Gianfranco è stato molto determinato”, conclude Arata.
Anche in un’altra occasione Arata parla di un incontro con Turano. Insieme a lui ci sono il figlio Francesco, pure lui arrestato, e un ingegnere che avrebbe dovuto curare dei progetti sulle rinnovabili. “I due raccontavano all’ingegnere Moscoloni – scrive il gip – l’esito favorevole dell’incontro con quell’importante esponente del Governo regionale siciliano, che aveva avuto nei loro confronti un approccio amichevole e si era detto disponibile a sostenere politicamente i loro progetti nell’ambito del bio- metano”.
“Paolo e Francesco Arata, inoltre, spiegavano al loro interlocutore – prosegue il giudice – di essere stati introdotti presso l’Assessore Turano dal Presidente dell’Ars Miccichè. A Turano gli stessi avevano riferito delle loro co-interessenze con Vito Nicastri, dicendogli di averlo conosciuto come valente ed esperto imprenditore del settore energetico”.
“Proseguendo, i due aggiornavano Moscoloni – spiega il gip – sui loro contatti con l’Assessore all’Energia Pierobon e con l’Assessore al Territorio e Ambiente Salvatore Cordaro, lamentandosi, però, dell’atteggiamento di sufficienza tenuto da quest’ultimo, che sembrava snobbarli benché gli fossero stati raccomandati da Pierobon e Miccichè.
Nell’inchiesta sono indagati anche Salvatore Pampalone dirigente regionale della Commissione Valutazione Impatto Ambientale, il presidente della Commissione Alberto Fonte e Vincenzo Palizzolo, capo di gabinetto dell’assessorato regionale al Territorio. I tre funzionari rispondono di abuso d’ufficio. Avrebbero fornito informazioni sullo stato della pratica degli Arata e di Nicastri, socio occulto del professore, pendente in assessorato, suggerendo le scorciatoie per evitare le lungaggini del provvedimento burocratico della Valutazione di Impatto Ambientale.
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12 Giugno 2019, 17:50