Opinioni

“Don Corrado, quale soluzione per l’Opera pia Ruffini?”

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22 Ottobre 2020, 12:48

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Eccellenza Reverendissima mons. Corrado Lorefice Arcivescovo di Palermo o, pare lo gradisca maggiormente, semplicemente don Corrado, non riesco a togliermi dalla mente il servizio recentemente mandato in onda dalle “Iene”. Sì, quei silenzi, quelle sue fughe rocambolesche per seminare gli inviati pressanti e impertinenti, è vero, di quell’antipatico programma televisivo. Anche se, a pensarci bene, pure in natura le iene di tenerezza non ne suscitano proprio, ma un motivo ci sarà se il buon Dio le ha contemplate tra gli esseri animali che popolano la Terra.

Immagini simili a quelle, per la verità ancora più impressionanti, che riprendono l’Arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina, alle prese con i microfoni dei giornalisti nel tentativo piuttosto deciso, performance da pugile forse, meno da sacerdote, di strapparli dalle loro mani per evitare le interviste. Torniamo a lei don Corrado. La ragione di quegli inseguimenti, delle domande a raffica delle “Iene” la conosciamo e riguarda la vicenda dei lavoratori dell’Opera pia “Cardinale Ruffini” a Palermo, ente da lei presieduto. Dipendenti licenziati e che adesso, lo stabiliscono sentenze del giudice del lavoro, andrebbero reintegrati e risarciti. Non voglio entrare nel merito del conflitto giuridico, posso solo augurarmi che i pronunciamenti giudiziali vengano eseguiti presto. Qui mi interessa piuttosto manifestare il disagio da credente nel vedere il mio vescovo che a fronte di quesiti legittimi sulla sorte di intere famiglie disperate per la perdita del sostentamento invece di fermarsi, dialogare, spiegare preferisce lo scudo di improvvisati bodyguard e darsela a gambe levate.

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Un brutto spettacolo don Corrado, ha qualcosa da nascondere? Sicuramente no, ma il messaggio che passa è esattamente questo. Soprattutto, ci chiediamo se la Chiesa palermitana, direttamente usando le cospicue risorse disponibili o attraverso i suoi rapporti con i mondi vitali della società dentro cui è incarnata, abbia cercato una soluzione per non abbandonare i licenziati al triste destino di disoccupati, alcuni in età avanzata. Certo, sarà complesso mettere insieme le leggi dell’economia e della carità, però non impossibile specialmente se vogliamo affermare che non c’è vera carità senza giustizia. È stata fatta giustizia? Qui pare latitare financo la carità. Lei, don Corrado, adesso si rifiuta addirittura di riceverli, perché? Comprensibilmente i dipendenti messi alla porta si sentono ulteriormente mortificati guardandola mentre accoglie, giustamente, gli impiegati della Rinascente a rischio chiusura, quasi una beffa. Un padre fa distinzione tra figli? Non era e non è tra le sue intenzioni, ci mancherebbe, però in effetti il contrasto stride troppo. Don Corrado per favore, al di là, ripeto, della questione in sé, cambi subito atteggiamento. Riceva, se non l’avesse lodevolmente già fatto nel frattempo, quei dipendenti, ascolti le loro richieste e agisca di conseguenza come il suo ruolo le imporrebbe. E poi, chiami lei stesso le “Iene” e dia finalmente conto all’opinione pubblica circa la situazione in parola, particolarmente ai quei fedeli rimasti un po’ sconcertati. Magari così riesco a togliermi dalla mente le immagini impietose di un vescovo silente e sfuggente dinanzi al dramma di tante persone. 

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22 Ottobre 2020, 12:48

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