Don Nuvola, quelle frasi su Vaticano e curia| L’intrigo delle intercettazioni top secret

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24 Luglio 2013, 20:31

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PALERMO – Una parentesi nel corso di un interrogatorio durato quasi quattro ore. Una contestazione che fa intuire che le indagini della Procura probabilmente vanno al di là dei presunti casi di induzioni alla prostituzione contestati a don Aldo Nuvola. La faccenda è delicatissima e tutta da verificare. Ad aprire, in particolare, il filone investigativo sono state alcune conversazioni dello stesso sacerdote finito in manette. Conversazioni ancora top secret.

Nuvola si presenta davanti al pubblici ministeri Calogero Ferrara e Diana Russo. Nella stanza al secondo piano del Palazzo di giustizia ci sono i suoi legali, gli avvocati Marcello Montalbano e Mario Zito. L’indagato nega di avere saputo dell’omicidio di Massimo Pandolfo dal sedicenne reo confesso del delitto e conferma uno solo dei tanti rapporti sessuali che avrebbe consumato con dei ragazzini. Con una precisazione, però: era convinto che a vendergli il suo corpo fosse stato un maggiorenne.

Poi, le domande si spostano sui trascorsi giudiziari di don Nuvola e sulla condanna subita l’anno scorso: un anno e mezzo di carcere, pena sospesa, per reati simili a quelli per i quali oggi è finito in cella. Ed è in questo contesto che i pm gli chiedono la spiegazione di una conversazione con un prete perugino, tale padre Vincenzo, responsabile di una comunità dove trovano ospitalità alcuni sacerdoti e dove anche don Nuvola aveva per un momento pensato di trasferirsi. L’ex parroco ed ex insegnante di religione parlava al telefono di uomini di chiesa che avrebbero dovuto temere, a suo dire, un eventuale, e probabilmente prossimo, intervento del Vaticano. Alti prelati che rischiavano di “saltare” dopo avere fatto “carriera” nonostante gli errori commessi in passato. Di quali errori, se tali sono davvero, stava parlando don Nuvola? In un contesto a tinte fosche ci sono i margini per ipotizzare la ricattabilità di qualcuno che avrebbe coperto il sacerdote? Interrogativi pesanti.

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Davanti ai pm il sacerdote si è pentito di avere pronunciato quelle frasi, il cui significato oggi sminuisce, definendole frutto della sua fantasia. Alla domanda diretta dei pm avrebbe pure fatto riferimento alle questioni di Vatileaks, lo scandalo scoppiato in Vaticano, segnato da trame e intrighi finanziari, con gli scottanti temi della pedofilia e della lobby gay a rendere ancora più esplosiva la situazione. Poco, però, sembrerebbe avere a che fare il tema delle conversazioni fra don Nuvola e il collega umbro con i fatti nazionali e internazionali, visto che si farebbe riferimento a situazioni della curia palermitana.

Finora i pubblici ministeri si sono concentrati sulle conversazioni attinenti alle due inchieste: quella che ha portato Nuvola in carcere e quella sull’omicidio di Massimo Pandolfo. Di tutte le altre inserite nei brogliacci dei carabinieri, e sono centinaia visto che il sacerdote usava molto il telefono, nulla si sa perché non fanno parte del fermo convalidato dal giudice per le indagini preliminari Agostino Cristina. Non per questo, però, sono sfuggite all’attenzione degli investigatori. E la conferma arriva dal riferimento preciso durante l’interrogatorio. Alla contestazione mossa dai pubblici ministeri che apre uno squarcio su una faccenda delicatissima e tutta da verificare.

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24 Luglio 2013, 20:31

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